Maxi sequestro di criptovalute: bloccati oltre 11 milioni di euro | la CRONACA di RAVENNA

Maxi sequestro di criptovalute: bloccati oltre 11 milioni di euro

La Guardia di Finanza individua un "trader" con un patrimonio di 270 milioni in valuta virtuale. È la più rilevante operazione eseguita in Italia per reati fiscali connessi al trading in criptovalute

28 febbraio 2025 -

Sotto la direzione dalla Procura della Repubblica di Ravenna, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma (Reparto specialistico del Corpo con competenza nazionale in materia di contrasto agli illeciti perpetrati attraverso il web e l’uso di mezzi e strumenti informatici) hanno concluso una complessa attività di indagine che ha consentito di rilevare un’ingente evasione fiscale, realizzata attraverso investimenti in criptovaluta, posta in essere da un soggetto faentino.

Nello specifico, il personale altamente specializzato in forza al Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, in grado di adoperare in maniera efficace i più moderni software di blockchain analysis, ha individuato una serie di portafogli di criptovaluta particolarmente capienti, riuscendo ad attribuirli in maniera certa, all’esito di una sofisticata attività di analisi, alla persona indagata.

Sulla base degli accertamenti sinergicamente svolti dai due reparti delle Fiamme Gialle, già nel corso delle indagini preliminari, è emerso come l’esperto e abile trader in moneta virtuale (ravennate) non solo non aveva adempiuto agli obblighi in materia di monitoraggio fiscale, ma contestualmente ometteva di dichiarare ai fini reddituali le consistenti plusvalenze realizzate a seguito di trading con criptovalute: questa circostanza ha consentito ai finanzieri di procedere a un sequestro di criptovalute del tipo bitcoin e avalanche, per un controvalore in euro pari a circa 11 milioni di euro costituenti l’illecito profitto.

Inoltre, in esecuzione dei provvedimenti del magistrato, gli operanti sono riusciti a reperire, e sottoporre quindi ad analisi, ulteriori elementi informativi sull’esatta dimensione dell’attività finanziaria svolta dal trader, che non si limitava a “guadagnare” dalla mera compravendita di criptovalute.
Infatti, l’importante disponibilità di criptoattività raggiunta - che ha toccato un controvalore di oltre 270 milioni di euro - gli consentiva di porla anche a garanzia della validità e del buon esito di transazioni effettuate sulla rete da terze parti (le cosiddette operazioni di staking), pervenendo a un reinvestimento ciclico, sempre in ambito digitale, dei frutti delle medesime operazioni finanziarie.

Sulla base del corposo compendio probatorio complessivamente raccolto dagli investigatori, lo stesso trader decideva di offrire la propria collaborazione nel corso delle indagini penali dirette dalla Procura della Repubblica di Ravenna e nella fase di accertamento fiscale attraverso la presentazione di dichiarazioni integrative delle imposte per gli anni 2017, 2018 e 2019 e l’adesione all’invito della locale Agenzia delle Entrate di Ravenna.

Venivano, inoltre, adempiuti regolarmente gli obblighi dichiarativi relativi alle annualità d’imposta per i quali non erano ancora spirati i termini per l’accertamento, con ciò prevenendo eventuali ulteriori condotte evasive e pervenendo a un versamento complessivo nelle casse dell’erario di circa 12,5 milioni di euro.

L’attività svolta, la prima e più rilevante eseguita in Italia per reati fiscali connessi al trading in criptovalute, testimonia il quotidiano e sinergico impegno della componente specialistica e dei reparti territoriali della Guardia di Finanza nel contrasto di ogni forma di illecito economico-finanziario e la massima attenzione che il Corpo riserva al monitoraggio delle forme di evasione più complesse e innovative, quali quelle realizzate approfittando delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla cosiddetta finanza decentralizzata.

Sebbene di per sé lecite, le potenzialità offerte dalla valuta virtuale in tema di pseudo anonimato e agevole trasferibilità possono, infatti, essere strumentalizzate per finalità lesive degli interessi erariali e/o del regolare funzionamento dell’economia.

 

 




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