Basket, il sogno dell'A1 per l'OraSì. Il tifoso può ancora sperare? INTERVISTA a Giorgio Bottaro | la CRONACA di RAVENNA

Basket, il sogno dell'A1 per l'OraSì. Il tifoso può ancora sperare? INTERVISTA a Giorgio Bottaro

Lo abbiamo chiesto al direttore generale dell'Olimpia Teodora, cresciuto a pane e basket, che considera il presidente Vianello un personaggio straordinario

18 maggio 2020 -

Il sogno dell’A1, per l’OraSì Basket Ravenna, sembra svanito. Le speranze della società – che attendeva il 15 giugno, data dell’assemblea Fip, per capire se l’ultimo posto utile per entrare nel ranking della futura massima serie potesse essere suo – hanno ricevuto una doccia gelata: l’assemblea della Lega delle Società di A1 ha individuato Torino come società designata. Lasciando, oltre alla delusione, anche legittima rabbia: il patron Roberto Vianello, il general manager Julio Trovato, ma anche il sindaco Michele de Pascale hanno ufficialmente protestato per questa scelta intempestiva e su cui grava anche un dubbio relativo alla società piemontese, recentemente trasferitasi da Cagliari.

Ma il basket italiano non manca di situazioni critiche, che in effetti fanno ancora sperare Ravenna. Stando ai giornali specializzati, ci sono società sia di A1 (Pesaro) che di A2 (Rieti, Agrigento, Caserta, Scafati…) che potrebbero essere a rischio di iscrizione.
E proprio due giorni fa sono arrivate le dimissioni dello storico presidente della Virtus Roma di A1, Claudio Toti: anche in questo caso, se non subentrano nuovi acquirenti in fretta, il rischio è che la futura prima serie perda un’altra nobile società. Con possibili, nuovi ripescaggi…

Insomma, un vero rebus. Non facile da interpretare neppure da chi ha decenni di esperienza nel settore dirigenziale: come il ravennate Giorgio Bottaro, che oggi è direttore generale dell’Olimpia Teodora e viene da anni alla FIGC, ma è cresciuto a pane e basket. E oltre a un articolato rapporto con la società cittadina (prima giovanissimo direttore sportivo nell’era Manetti, più di recente per aiutare Vianello a tornare in A), è stato anche per quattro anni dirigente a Roma proprio con Toti, in anni di A1 al vertice e di Eurolega.

La prima cosa che il tifoso ravennate si chiede: ma esistono delle regole, o le scelte sono fatte “a preferenza”?

Certo, le regole esistono, ma sospetto che l’interpretazione – soprattutto per quanto riguarda i tempi della scelta – sia stata un po’ lassa. Amo sia il basket che la mia città: credo sia giusto che la pallacanestro nazionale cerchi parametri per consolidare il proprio futuro, ed è corretto che si punti alle grandi piazze; ma non va dimenticato che il basket è fatto anche di luoghi antichi pieni di passione, anche se piccoli, come dimostrano gli esempi radicati di Cantù o Varese. E consolidarsi significa non solo puntare a città grandi, ben collegate da aeroporti o alta velocità, ma anche cercare nuovi entusiasmi: e Ravenna non ha nulla da invidiare a nessuno, da anni è una piazza che “arde” e che riempie il palazzetto, con una società solida e genuina. Inoltre, dalla girandola di società in crisi potrebbe uscire una mappatura molto cambiata del basket di vertice: ricostruire significa allora puntare anche a realtà solide, al “motore” rappresentato dalla gente, e in questo Ravenna sta sicuramente in prima fila.

Per mesi, complice il vuoto agonistico dovuto al lockdown, i vertici del basket hanno ipotizzato soluzioni varie per la prossima A1: 16 squadre, oppure 18, o 20 divise in due gironi… Cosa ne pensi?

Non ho la soluzione in tasca, ma a me non dispiaceva la formula a 20 con due gironi da 10 squadre: avrebbe risolto molte situazioni, e ci sarebbe stato spazio anche per più squadre provenienti dall’A2. Non sembra più di attualità, ma staremo a vedere: i giochi saranno ancora molto lunghi, mi resta da capire come la Lega risolverà la situazione societaria di Torino. E la stessa Federazione, cioè il presidente Petrucci, che aveva dato metà giugno come data per decidere, non mi pare contenta di quanto sia accaduto nei giorni scorsi in Lega.

Quindi il tifoso ravennate può ancora sperare?

Deve ancora sperare! E non solo per il piacere di vedere un domani le grandi squadre di A1, ma perché salire di categoria sarebbe una grande occasione per dare un futuro importante a questa società. E il presidente Vianello, che è un personaggio straordinario, potrebbe darle basi ancor più solide, coinvolgendo in maniera più diretta manager esterni o altre realtà aziendali. Per lui, già in questi anni, la passione che si è creata fra società e città è una scossa continua, il rito della domenica in cui si soffre e si gioisce assieme è linfa vitale. Pensate che se arrivasse l’A1, per Ravenna sarebbe il massimo livello mai raggiunto a livello sportivo...


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