Costruzioni: +1,9% nel 2023 ma il 2024 si apre in salita | la CRONACA di RAVENNA

Costruzioni: +1,9% nel 2023 ma il 2024 si apre in salita

L’indagine sulla congiuntura di Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna

13 marzo 2024 - +1,9% è così che il settore delle costruzioni in regione archivia un 2023 segnato dalla revisione del “super bonus” a febbraio. Il risultato positivo si deve ad una ripresa nel volume degli affari negli ultimi mesi dell’anno. Ma le imprese non sono ottimiste per questo inizio di 2024, che secondo le stime Prometeia dovrebbe chiudere con una flessione del valore aggiunto del 3,2%.
Nel 2023 il saldo fra aperture (4.600) e cessazioni (3852) è stato positivo (+1.464 imprese, pari a +1%), ma negli ultimi dieci anni le imprese del settore si sono ridotte dell’8% (-5.852). In parallelo sono aumentate di oltre il 45% le società di capitali.

La congiuntura negli ultimi tre mesi del 2023
Dopo la decisa revisione a metà febbraio 2023 dei “super bonus” il settore ha vissuto una fase di stasi e di lieve flessione tra aprile e settembre, ma nel corso dell’autunno il volume d’affari a prezzi correnti delle costruzioni è risultato in netta ripresa rispetto allo stesso periodo del 2022 (+4,6%).

Al momento della rilevazione, lo scorso gennaio, le imprese si attendevano però una riduzione del volume d’affari per il trimestre ora in corso. Il saldo dei giudizi delle imprese sul volume d'affari previsto per il primo trimestre 2024 è sceso a quota 
-9,2 dal precedente +7,9.

La congiuntura nel 2023.
Dopo un 2021 caratterizzato dal più ampio incremento del volume d’affari mai registrato (+7,4) e un 2022 molto positivo (+5,3%), con la decisa revisione a metà febbraio 2023 dei “super bonus”, dopo una fase di stasi e di lieve flessione tra aprile e settembre, il settore ha ricominciato a crescere decisamente nel corso dell’autunno e l’anno si è chiuso con un incremento del volume d’affari a prezzi correnti delle costruzioni dell’1,9%, un valore che, escludendo il biennio 2021-2022, era stato ottenuto in precedenza solo nel 2015.

La crescita non è stata omogenea tra le classi dimensionali d’impresa. Le piccole imprese, da 1 a 9 dipendenti, tra le quali è assai diffuso l’artigianato, hanno visto ridursi lievemente il livello del volume d’affari (-0,6%). Meglio (+2,7%) è andata per le medie imprese, quelle da 10 a 49 dipendenti, che hanno aumentato il volume d’affari anche se di meno rispetto al 2022. Le grandi imprese, quelle da 50 a 500 dipendenti, sono riuscite a ottenere un ritmo di crescita del +6,4%, praticamente doppio rispetto a quello del 2022.

Il Registro delle imprese: aperture e cessazioni
In Emilia-Romagna nel 2023 le nuove iscrizioni di imprese delle costruzioni sono state 4.600 con una lievissima flessione rispetto al 2022.
Le cessazioni dichiarate sono leggermente aumentate passando dalle 3.556 del 2022 alle 3.852 dello scorso anno. Si tratta del valore più elevato dal 2020, anche se resta un dato sensibilmente inferiore a quelli riferiti agli anni precedenti al 2020. 

Il risultato è che per il terzo anno consecutivo il saldo è positivo (+1.464 imprese), anche se minore rispetto a quello del 2022.
La crescita si è sostanzialmente concentrata tra le imprese che effettuano lavori di costruzione specializzati (+1.449 unità) che sono quelle più attive nelle ristrutturazioni e nei piccoli interventi, mentre il numero delle imprese attive nella costruzione di edifici e quelle di ingegneria civile è rimasto sostanzialmente invariato.

Uno sguardo più lontano nel tempo: il confronto con il 2013
Alla fine del 2023 l’effettiva base imprenditoriale delle costruzioni regionali consisteva di 65.527 imprese attive. In dieci anni sono diminuite di 5.852 unità (-8,2%).

La riduzione della base imprenditoriale e la profonda riorganizzazione del settore a cui si è assistito sono frutto della lunga recessione vissuta dal settore delle costruzioni, a partire dagli anni successivi alla crisi internazionale del 2009 ed accentuata dalla successiva crisi del debito sovrano dei paesi dell’area dell’euro, che è stata prima mitigata e poi invertita dall’introduzione dopo la pandemia di incentivi pubblici a favore del settore.

Il maggiore contributo alla riduzione della base imprenditoriale è dato dalla diminuzione di poco più di 3.000 imprese attive nella costruzione di edifici (-16%), un settore di attività che ha anche risentito profondamente dei processi di concentrazione, da un lato, e di disintegrazione verticale, dall’altro, che hanno investito il settore. La contrazione delle attive nei lavori di costruzione specializzati – che rappresentano tre imprese di costruzione su quattro - è stata sensibilmente più lenta (-5,3%), ma ha condotto comunque ad una diminuzione delle imprese quasi uguale in termini assoluti (-2.745 imprese). Anche le imprese di ingegneria civile hanno vissuto un rapido processo di selezione e concentrazione anche se con variazioni molto più contenute in valori assoluti (-13,6%, -103 imprese).

Gli effetti delle crisi passate, della variazione dell’organizzazione del settore e della normativa societaria hanno decisamente mutato anche la composizione per forma giuridica della base imprenditoriale regionale rispetto alla fine del 2013. In primo luogo, si è avuto un aumento vertiginoso delle società di capitale (+45,5%, +5.342 imprese), che oggi sono il 26% delle imprese del settore. Le società di persone sono diminuite del 31,2% (-2.554 imprese) andamento influenzato dalla spinta dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata. Ma la variazione dell’organizzazione del settore si è tradotta soprattutto nella diminuzione di 8.248 ditte individuali (-16,5%), che continuano ad essere la forma giuridica predominante, anche se la loro quota del totale delle imprese è scesa al 63,9% con una riduzione di 6,3 punti percentuali. Consorzi e cooperative hanno nei dieci anni operato una profonda concentrazione della base imprenditoriale (-29,4%).

Previsioni
Nonostante i piani di investimento pubblico, a seguito della decisa revisione delle misure di incentivazione adottate in precedenza a sostegno del settore, della sicurezza sismica e della sostenibilità ambientale ed in conseguenza della restrizione della politica monetaria che ha aumentato notevolmente il costo dei finanziamenti, la crescita del valore aggiunto reale delle costruzioni nel 2023 si è decisamente ridotta (+1,3%), con un brusco ridimensionamento rispetto all’aumento a due cifre dello scorso anno e a quella eccezionale del 2021.

Secondo la stima elaborata a gennaio da Prometeia in “Scenari per le economie locali”, la tendenza diverrà negativa nel corso del 2024 e condurrà il settore in recessione con una diminuzione del valore aggiunto delle costruzioni del -3,2%.


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