Cassa integrazione nel metalmeccanico, a Ravenna aumenta del 202% | la CRONACA di RAVENNA

Cassa integrazione nel metalmeccanico, a Ravenna aumenta del 202%

Allarme per la Romagna dove segna un +76,14%

06 febbraio 2024 - Un aumento del 76,14% nelle ore autorizzate dalla cassa integrazione nel settore metalmeccanico, passando da 3.069.109 nel 2022 a 5.405.946 nel 2023.
Sono i recenti dati pubblicati dall'INPS «che rivelano una situazione allarmante nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini - commenta Riccardo Zoli, segretario generale della FIM CISL Romagna. L'incremento significativo nell'utilizzo della cassa integrazione nel corso del 2023 evidenzia una situazione critica che sta colpendo duramente le aziende del settore, suscitando preoccupazioni tra lavoratori e imprenditori”.

Il problema è stato affrontato da Zoli durante il consiglio generale della Fim Cisl Romagna tenutosi oggi a Cesena, con la partecipazione del segretario nazionale della FIM CISL, Massimiliano Nobis, la segretaria generale della FIM CISL Emilia Romagna, Roberta Castronuovo, e il segretario generale della CISL Romagna, Francesco Marinelli.

Questo incremento notevole indica una crisi occupazionale in crescita a un ritmo preoccupante.
La provincia di Forlì-Cesena ha registrato un aumento del 55.85%, passando da 1.433.479 ore autorizzate nel 2022 a 2.234.095 nel 2023.
Anche Ravenna ha visto un aumento significativo, con un incremento del 202.07%, le ore autorizzate sono passate da 306.400 nel 2022 a 925.539 nel 2023.
Rimini ha evidenziato un +68.69%, passando da 1.329.230 a 2.246.312 ore autorizzate nel corso del 2023.

“Questi dati confermano che la crisi nel settore metalmeccanico non è limitata a una sola area geografica, ma coinvolge tutto il territorio romagnolo e nazionale - sottolinea Zoli -. È necessario adottare politiche industriali e interventi mirati che riportino la "questione industriale" al centro delle strategie economiche nazionali e locali. Riteniamo che le crisi possano essere affrontate attraverso un impegno congiunto con i sindacati, mettendo in atto risorse tangibili per sostenere le filiere in fase di transizione e attirare nuovi investimenti”.

 

Un problema da non sottovalutare sono le piccole e medie imprese che rappresentano la parte principale del tessuto economico del settore, le quali continuano a risentire della loro dimensione più limitata, manifestando una minore capacità di adattamento sia nella ricerca di nuovi mercati, che nella carenza di liquidità disponibile per investire nella transizione.
Oltre agli incentivi pubblici, sarebbe necessario promuovere, soprattutto per alcune aziende coinvolte nelle transizioni di filiera, una collaborazione sinergica tra istituzioni, grandi multinazionali, sindacati e centri di ricerca (Università, ITS) per gestire in modo efficace la transizione verso nuove produzioni.

"Questi dati indicano una situazione critica che richiede azioni concrete e tempestive, - conclude Zoli - . Il coinvolgimento di tutte le parti interessate è fondamentale per sviluppare e attuare soluzioni efficaci che possano proteggere e preservare l'occupazione in questo settore cruciale dell'economia".

Nelle sue conclusioni finali, il segretario nazionale della FIM CISL, Massimiliano Nobis, ha fatto il punto sulla situazione critica della vertenza Electrolux, che coinvolge anche lo stabilimento di Forlì. Ha sottolineato che non si è ancora giunti a un accordo su come gestire le 373 eccedenze dichiarate da Electrolux in Italia, delle quali 174 riguardano il personale e 199 la produzione. Inoltre, ha manifestato preoccupazione per le sfide a lungo termine del settore e dell'azienda stessa, evidenziando l'importanza dell'intervento delle istituzioni locali e governative.

È stato fissato un incontro con il Governo per il 22 febbraio al fine di discutere della situazione del settore, mentre per il 5 marzo è previsto un incontro con Electrolux.


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