Cronaca
Corruzione negli obitori, sedici misure cautelari
Operazione dei Carabinieri. L'inchiesta, coordinata dal Pm Daniele Barberini, ha in particolare acceso un faro su dipendenti Asl (infermieri nelle camere mortuarie). Lo sdegno dell'autorità sanitaria
04 novembre 2022 - I carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna assieme ai colleghi delle locali Compagnie sono impegnati dall'alba per notificare 16 ordinanze di misura cautelare nell'ambito di una indagine per associazione per delinquere che ha riguardato gli obitori di Lugo e Faenza, nel Ravennate.
L'inchiesta, coordinata dal Pm Daniele Barberini, ha in particolare acceso un faro su dipendenti Asl - infermieri nelle camere mortuarie - accusati ora di corruzione per avere presumibilmente indirizzato parenti di defunti a specifiche pompe funebri e avere provveduto alla vestizione delle salme in violazione alla specifica direttiva regionale del 2019 di gestione dei decessi ospedalieri.
Dall’articolata attività di indagine, diretta dalla Procura di Ravenna, sono emersi elementi sulla possibile esistenza di un sodalizio criminale a Lugo e Faenza, che oggi, venerdì 4 novembre, hanno originato l’emissione di una misura cautelare che ha comportato l’esecuzione di una custodia cautelare in carcere nei confronti di un dipendente Asl, addetto alla camera mortuaria di Faenza; cinque custodie cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di quattro dipendenti Asl addetti alle camere mortuarie di Faenza e Lugo e di un impresario funebre; dieci interdizioni inerenti al divieto temporaneo (10 – 12 mesi) di esercizio dell’attività professionale di impresa nei confronti di altrettanti titolari di onoranze funebri dell’area faentina e lughese.
Le indagini, condotte tra gennaio e maggio del 2020, hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere, costituita da operatori sanitari in servizio presso le camere mortuarie degli ospedali di Faenza e Lugo e numerose agenzie funebri di quei territori, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di atti di corruzione.
Gli addetti alle camere mortuarie sono accusati, in veste di incaricati di un pubblico servizio, in cambio di elargizioni in denaro da parte degli impresari funebri, di aver fornito servizi che esulavano dalla loro funzione, tra cui tanatocosmesi e vestizione delle salme presso le camere mortuarie (utilizzando luoghi e mezzi del servizio sanitario nazionale) oltre a favorire le suddette imprese nel segnalare “le salme libere” (defunti per i quali i parenti non avevano ancora dato incarico ad alcuna impresa funebre), nell’assegnare le camere ardenti più ambite e comode e agevolare gli ingressi nell’obitorio, assumendo atteggiamenti ostruzionistici nei confronti delle imprese funebri concorrenti, estranee al sodalizio criminale costituito.
Ciò, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, costringeva queste ultime ditte a subire rigide e pretestuose applicazioni del regolamento in termini di accesso all’obitorio e vestizioni delle salme.
In questo modo, le ditte funebri coinvolte, che si sarebbero dovute occupare di diversi servizi a loro spettanti, conseguivano evidenti risparmi dei costi che diversamente avrebbero dovuto sostenere per remunerare il personale dipendente a differenza di quelle estranee che erano costrette ad applicare tariffe superiori per i servigi resi a causa della concorrenza sleale patita.
La prospettiva accusatoria ha stimato il giro di affari in circa 100.000 euro l’anno, con un ricavo, per ogni operatore sanitario, tra i 15.000 e 20.000 Euro.
Le imprese funebri, invece, sempre secondo la prospettiva accusatoria, avevano dei risparmi nei costi di gestione, attraverso il sistema posto in essere, tra il 50 e il 70%, nella considerazione che, per ogni vestizione, pagavano somme che variavano tra 30 e 60 Euro a fronte di 120 – 140 euro che avrebbero diversamente dovuto sborsare.
Trentasette complessivamente le persone coinvolte a vario titolo nell’attività illegale e deferiti alla competente Autorità Giudiziaria, di cui 16 sottoposti alle odierne misure.
"In merito alle indagini dei Carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna che hanno portato all’emissione di ordinanze di misura cautelare anche nei confronti di operatori dipendenti di Ausl Romagna, in servizio negli obitori di Lugo e Faenza , la Direzione Generale di Ausl Romagna - si legge in una nota - esprime lo sdegno più profondo e grande amarezza per la riprovevole vicenda e per le pesanti accuse mosse a loro carico che, se confermate, oltre agli evidenti reati configurano anche pesanti risvolti di natura etica e deontologica".
Contemporaneamente rivolge grande apprezzamento e piena collaborazione al lavoro puntuale e tempestivo svolto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ravenna e dalla Procura della Repubblica di Ravenna.
L'inchiesta, coordinata dal Pm Daniele Barberini, ha in particolare acceso un faro su dipendenti Asl - infermieri nelle camere mortuarie - accusati ora di corruzione per avere presumibilmente indirizzato parenti di defunti a specifiche pompe funebri e avere provveduto alla vestizione delle salme in violazione alla specifica direttiva regionale del 2019 di gestione dei decessi ospedalieri.
Dall’articolata attività di indagine, diretta dalla Procura di Ravenna, sono emersi elementi sulla possibile esistenza di un sodalizio criminale a Lugo e Faenza, che oggi, venerdì 4 novembre, hanno originato l’emissione di una misura cautelare che ha comportato l’esecuzione di una custodia cautelare in carcere nei confronti di un dipendente Asl, addetto alla camera mortuaria di Faenza; cinque custodie cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di quattro dipendenti Asl addetti alle camere mortuarie di Faenza e Lugo e di un impresario funebre; dieci interdizioni inerenti al divieto temporaneo (10 – 12 mesi) di esercizio dell’attività professionale di impresa nei confronti di altrettanti titolari di onoranze funebri dell’area faentina e lughese.
Le indagini, condotte tra gennaio e maggio del 2020, hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere, costituita da operatori sanitari in servizio presso le camere mortuarie degli ospedali di Faenza e Lugo e numerose agenzie funebri di quei territori, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di atti di corruzione.
Gli addetti alle camere mortuarie sono accusati, in veste di incaricati di un pubblico servizio, in cambio di elargizioni in denaro da parte degli impresari funebri, di aver fornito servizi che esulavano dalla loro funzione, tra cui tanatocosmesi e vestizione delle salme presso le camere mortuarie (utilizzando luoghi e mezzi del servizio sanitario nazionale) oltre a favorire le suddette imprese nel segnalare “le salme libere” (defunti per i quali i parenti non avevano ancora dato incarico ad alcuna impresa funebre), nell’assegnare le camere ardenti più ambite e comode e agevolare gli ingressi nell’obitorio, assumendo atteggiamenti ostruzionistici nei confronti delle imprese funebri concorrenti, estranee al sodalizio criminale costituito.
Ciò, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, costringeva queste ultime ditte a subire rigide e pretestuose applicazioni del regolamento in termini di accesso all’obitorio e vestizioni delle salme.
In questo modo, le ditte funebri coinvolte, che si sarebbero dovute occupare di diversi servizi a loro spettanti, conseguivano evidenti risparmi dei costi che diversamente avrebbero dovuto sostenere per remunerare il personale dipendente a differenza di quelle estranee che erano costrette ad applicare tariffe superiori per i servigi resi a causa della concorrenza sleale patita.
La prospettiva accusatoria ha stimato il giro di affari in circa 100.000 euro l’anno, con un ricavo, per ogni operatore sanitario, tra i 15.000 e 20.000 Euro.
Le imprese funebri, invece, sempre secondo la prospettiva accusatoria, avevano dei risparmi nei costi di gestione, attraverso il sistema posto in essere, tra il 50 e il 70%, nella considerazione che, per ogni vestizione, pagavano somme che variavano tra 30 e 60 Euro a fronte di 120 – 140 euro che avrebbero diversamente dovuto sborsare.
Trentasette complessivamente le persone coinvolte a vario titolo nell’attività illegale e deferiti alla competente Autorità Giudiziaria, di cui 16 sottoposti alle odierne misure.
"In merito alle indagini dei Carabinieri del nucleo Investigativo di Ravenna che hanno portato all’emissione di ordinanze di misura cautelare anche nei confronti di operatori dipendenti di Ausl Romagna, in servizio negli obitori di Lugo e Faenza , la Direzione Generale di Ausl Romagna - si legge in una nota - esprime lo sdegno più profondo e grande amarezza per la riprovevole vicenda e per le pesanti accuse mosse a loro carico che, se confermate, oltre agli evidenti reati configurano anche pesanti risvolti di natura etica e deontologica".
Contemporaneamente rivolge grande apprezzamento e piena collaborazione al lavoro puntuale e tempestivo svolto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ravenna e dalla Procura della Repubblica di Ravenna.
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