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Mandorlini, calcio e stabilimenti balneari stoppati dal Covid-19. INTERVISTA
Il tecnico ravennate in attesa di novità dal Padova ma anche dalla stagione estiva
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14 maggio 2020 - È uno degli uomini dell’Inter dei record di Giovanni Trapattoni, nata nell’Italia che dominava il mondo pallonaro, contro avversari come il Napoli di Maradona, il Milan dei tre olandesi ma anche la Samp di Vialli e Mancini.
Andrea Mandorlini era partito giovane virgulto da Ravenna per crescere nel Torino post scudettato del 1976, poi un po’ di Atalanta per maturare, e un triennio notevole ad Ascoli prima del grande salto tra i nerazzurri. Dove non doveva mai essere titolare ma alla fine giocava sempre più di tutti.
Non ha mai lasciato del tutto la sua Ravenna, dove è tornato una volta smesso di giocare e dove ha iniziato ad assaggiare la panchina – a parte la primissima esperienza in Friuli con la Manzanese, dopo aver smesso di giocare a Udine – come vice in serie C e, soprattutto, in serie B.
Ma è da Trieste che è scattata la sua vera vita da tecnico, culminata con il titolo di campione di Romania col Cluj ma anche con le cinque stagione a Verona, portata dal penultimo posto in serie C1 al decimo in serie A. Ma tante sono state le cavalcate vincenti: quest’anno, a campionato iniziato, è stato chiamato dal Padova – dove era già stato quasi tre lustri fa – che non stava facendo benissimo in Lega Pro, mentre ambiva ad un ritorno nella cadetteria.
«Ero proiettato verso l’estate – racconta lo stesso Andrea, classe ’60 – con la gestione assieme a mio figlio Davide di ben due stabilimenti balneari, il nostro storico Me Beach-Taormina, che avevamo rilevato negli anni Ottanta e quest’anno anche il Cala Celeste a Lido Adriano. Poi è arrivata la chiamata del Padova e ho detto sì. Ma il Coronavirus ha fermato tutto: ora siamo in attesa di notizie che, credo, arriveranno dal Consiglio Federale del 20 maggio. Per ora faccio l’imbianchino nei nostri stabilimenti».
L’assemblea della serie C, visto anche il protocollo medico proposto dalla Figc per poter disputare e gare, ha chiesto di fermare qui la stagione, con nessuna retrocessione e quattro promozioni. «Ho da poco parlato con il nostro amministratore delegato – spiega ancora Andrea Mandorlini – e in effetti il protocollo è piuttosto tosto e sicuramente non saranno tante le società a poterselo permettere.
Nessuno contesta che le prime di ogni girone debbano essere promosse: sono in testa da molto tempo ma per il quarto posto disponibile, crediamo si debbano disputare dei playoff. Magari più ristretti e con le dovute precauzioni. Credo che la salute sia fondamentale ma anche che si debba provare a ripartire, iniziando dallo sport, per passare all’economia».
Indubbiamente gli stabilimenti balneari sono nell’occhio del ciclone in quest’estate con i tempi e i modi dettati dal Covid-19. «Confidiamo nel presidente della Regione, Stefano Bonaccini per avere le certezze che servono per aprire e gestire gli stabilimenti. Ovviamente aprire tanto per aprire non ha senso, ha senso se lo si può fare per lavorare il meglio possibile». Tornando al calcio, non ci sono naturalmente solo i professionisti a tener banco. «Non sarà facile per i dilettanti ricominciare ma una volta che il Consiglio Federale avrà deciso il da farsi andrà tutto a cascata. Ovviamente le difficoltà ci sono e probabilmente ci saranno anche tra qualche tempo».
Andrea Mandorlini era partito giovane virgulto da Ravenna per crescere nel Torino post scudettato del 1976, poi un po’ di Atalanta per maturare, e un triennio notevole ad Ascoli prima del grande salto tra i nerazzurri. Dove non doveva mai essere titolare ma alla fine giocava sempre più di tutti.
Non ha mai lasciato del tutto la sua Ravenna, dove è tornato una volta smesso di giocare e dove ha iniziato ad assaggiare la panchina – a parte la primissima esperienza in Friuli con la Manzanese, dopo aver smesso di giocare a Udine – come vice in serie C e, soprattutto, in serie B.
Ma è da Trieste che è scattata la sua vera vita da tecnico, culminata con il titolo di campione di Romania col Cluj ma anche con le cinque stagione a Verona, portata dal penultimo posto in serie C1 al decimo in serie A. Ma tante sono state le cavalcate vincenti: quest’anno, a campionato iniziato, è stato chiamato dal Padova – dove era già stato quasi tre lustri fa – che non stava facendo benissimo in Lega Pro, mentre ambiva ad un ritorno nella cadetteria.
«Ero proiettato verso l’estate – racconta lo stesso Andrea, classe ’60 – con la gestione assieme a mio figlio Davide di ben due stabilimenti balneari, il nostro storico Me Beach-Taormina, che avevamo rilevato negli anni Ottanta e quest’anno anche il Cala Celeste a Lido Adriano. Poi è arrivata la chiamata del Padova e ho detto sì. Ma il Coronavirus ha fermato tutto: ora siamo in attesa di notizie che, credo, arriveranno dal Consiglio Federale del 20 maggio. Per ora faccio l’imbianchino nei nostri stabilimenti».
L’assemblea della serie C, visto anche il protocollo medico proposto dalla Figc per poter disputare e gare, ha chiesto di fermare qui la stagione, con nessuna retrocessione e quattro promozioni. «Ho da poco parlato con il nostro amministratore delegato – spiega ancora Andrea Mandorlini – e in effetti il protocollo è piuttosto tosto e sicuramente non saranno tante le società a poterselo permettere.
Nessuno contesta che le prime di ogni girone debbano essere promosse: sono in testa da molto tempo ma per il quarto posto disponibile, crediamo si debbano disputare dei playoff. Magari più ristretti e con le dovute precauzioni. Credo che la salute sia fondamentale ma anche che si debba provare a ripartire, iniziando dallo sport, per passare all’economia».
Indubbiamente gli stabilimenti balneari sono nell’occhio del ciclone in quest’estate con i tempi e i modi dettati dal Covid-19. «Confidiamo nel presidente della Regione, Stefano Bonaccini per avere le certezze che servono per aprire e gestire gli stabilimenti. Ovviamente aprire tanto per aprire non ha senso, ha senso se lo si può fare per lavorare il meglio possibile». Tornando al calcio, non ci sono naturalmente solo i professionisti a tener banco. «Non sarà facile per i dilettanti ricominciare ma una volta che il Consiglio Federale avrà deciso il da farsi andrà tutto a cascata. Ovviamente le difficoltà ci sono e probabilmente ci saranno anche tra qualche tempo».
Ugo Bentivogli
© copyright la Cronaca di Ravenna
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