Italian Opera Academy, sulla strada della perfezione | la CRONACA di RAVENNA

Italian Opera Academy, sulla strada della perfezione

Con il concerto degli allievi si è conclusa ieri sera al Teatro Alighieri la sesta edizione della scuola di Riccardo Muti

01 agosto 2020 - Infinita pazienza, attenzione sempre viva e una grande scorta di energia sono fattori determinanti per ogni lavoro ben fatto. Ne hanno dato ampia prova, nelle due scorse settimane, tutti i partecipanti alla sesta edizione dell’Italian Opera Academy di Riccardo Muti, che si è conclusa ieri sera al Teatro Alighieri con il concerto dei quattro giovani direttori partecipanti.


In programma brani da Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, due tra le punte massime del verismo che, come Muti ha sottolineato nel discorso introduttivo alla serata, "sono opere molto popolari che nei decenni successivi alla loro composizione sono state incrostate da abitudini esecutive bruttissime, volgari. Queste sono poi state sparse nel mondo come espressione della vera italianità. Quando si urla e si strafà, quella viene considerata italianità".

Sono ben diverse le idee interpretative del grande direttore, che dal 19 luglio si è prodigato quotidianamente, come ogni anno, per rifinire l’esecuzione secondo i canoni corretti delle due opere, scelte per questa edizione dell’Academy dopo titoli di Verdi e Mozart; Muti ha fornito esaurienti spiegazioni ed esempi, correggendo gli errori degli allievi – oltre ai direttori, cinque maestri collaboratori al pianoforte – e suggerendo soluzioni e accorgimenti nel pieno rispetto della personalità di ciascuno; ha offerto loro un metodo che li sorreggerà in qualsiasi partitura operistica decidano di affrontare, non solo in quelle approfondite quest’anno.

Rifinire e correggere comporta una gran serie di ripetizioni, una fatica alla quale Riccardo Muti, i giovani direttori, i cantanti, i maestri collaboratori e l’Orchestra Cherubini si sono prestati per l’obiettivo comune. Nel discorso introduttivo, dopo il doveroso ringraziamento agli sponsor (la Fondazione Raul Gardini, Tim, Barilla, il Gruppo Maggioli, The Shillman Foundation, oltre a molti sostenitori privati), oltre che alla Fondazione Ravenna Manifestazioni e alla Fondazione Cherubini, Muti ha sottolineato quanto sia difficile per un’orchestra mantenere il vigore e l’entusiasmo necessari per una ripetizione dietro l’altra: invece la Cherubini, ha affermato, «oltre a fornire un contributo elevato dal punto di vista artistico è riuscita a trovare sempre, in ogni ripetizione, una ragione in più per aggiungere vitalità all’esecuzione e per percorrere la strada verso la perfezione che la musica richiede, anche se sappiamo che la perfezione non esiste".

Parole che sottoscriviamo appieno, dopo aver seguito con grande interesse e arricchimento le giornate dell’Academy e dopo aver ascoltato sia il magnifico concerto diretto da Muti il 29 sia quello di ieri sera, in cui si sono susseguiti sul podio Giovanni Conti, Samuele Galeano, Charlotte Politi e Tais Conte Renzetti. Due italiani, un’italo-francese e un’italo-brasiliana, scelta obbligata per le difficoltà legate all’emergenza Covid-19, nonostante le numerosissime richieste di partecipazione pervenute dall’estero. Una scelta felice comunque, quella dei quattro giovani direttori, per le loro doti e attitudini; come ogni anno, ci ha colpito la palpabile crescita di tutti e quattro dalle prime prove con l’orchestra all’esecuzione finale.

Grande dedizione, oltre che spiccate doti individuali, hanno mostrato anche i cantanti coinvolti per tutta la durata dell’Academy: in Pagliacci il soprano Alessia Pintossi, il tenore Azer Zada e i baritoni Serban Vasile e Igor Onishchenko; in Cavalleria rusticana il mezzosoprano Francesca Di Sauro, il tenore Matteo Falcier, il contralto Antonella Carpenito, il mezzosoprano Clarissa Leonardi e ancora Zada e Vasile. Oltre a quest’ultimo, vorremmo citare in particolare Francesca Di Sauro tra le partecipazioni più interessanti a questa edizione dell’Academy: una Santuzza dalla voce potente, dal timbro caldo, dall’emissione sapientemente controllata e dall’espressività coinvolgente.

Patrizia Luppi



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