Bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, sequestrati immobili per 4 milioni | la CRONACA di RAVENNA

Bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, sequestrati immobili per 4 milioni

Otto beni trasferiti a due società di nuova costituzione

12 ottobre 2021 - Le Fiamme Gialle del Comando provinciale di Ravenna hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo  di 8 unità immobiliari distratte dal patrimonio di una società poi fallita nel 2019 e conferite a 2 società di nuova costituzione riconducibili agli stessi amministratori della cedente.

L’operazione, "dolosamente pianificata dagli amministratori della società e dai consulenti intervenuti", permetteva di mettere al riparo dal dissesto aziendale la proprietà di 2 negozi, 1 garage e 3 appartamenti situati in una centralissima via di Milano Marittima e un ulteriore appartamento con magazzino annesso a Ravenna, sottraendoli così alle legittime pretese risarcitorie dei creditori insoddisfatti.

L’intera indagine ha tratto origine da un’ispezione tributaria condotta dai finanzieri del Gruppo della Guardia di Finanza di Ravenna nei confronti di una società di vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori di alta gamma a seguito della quale, oltre alle contestazioni amministrative in materia di imposte dirette e IVA, le Fiamme Gialle hanno segnalato alla Procura della Repubblica l’effettuazione, con modalità anomale, di un’operazione straordinaria di scissione societaria attraverso la quale era stato "dolosamente e scientemente" depauperato il patrimonio immobiliare della società che già versava in un conclamato stato di decozione ed era oramai inattiva e in stato di liquidazione volontaria.

A seguito di questa comunicazione, il Pubblico Ministero, preso atto degli ingentissimi debiti tributari, contributivi e previdenziali non onorati, avanzava istanza di fallimento al Tribunale di Ravenna che nel 2019 dichiarava formalmente fallita la società indagata.
I successivi approfondimenti delegati alla Guardia di Finanza e gli stessi riscontri effettuati dal curatore fallimentare nel frattempo nominato confermavano l’illeceità dell’operazione di scissione societaria risultata avere finalità esclusivamente distrattive, peraltro pianificata e attuata quando gravavano già sulla società anche ingenti debiti tributari e contributivi e numerosi solleciti per passività insolute.

I militari hanno deferito alla Procura della Repubblica l’amministratore della società e i due consulenti che avevano fornito il loro apporto professionale per l’esecuzione del piano fraudolento per il reato di concorso in bancarotta fraudolenta per distrazione e di bancarotta impropria derivante dal reato di falso in bilancio per aver ritardato l’emersione dello stato di insolvenza gonfiando artatamente il bilancio chiuso a gennaio 2015, sopravvalutando alcune poste attive tra le quali il valore delle immobilizzazioni immateriali costituite dall’avviamento aziendale e dal sito web commerciale, al solo fine di offrire una situazione patrimoniale rassicurante per il sistema bancario e i fornitori, nonché per la stessa amministrazione finanziaria creditrice e mascherare così l’entità delle reali passività patrimoniali, potenzialmente ostative al progetto di scissione.

In particolare dalla ricostruzione delle vicende societarie, dal carteggio telematico acquisito agli atti dell’indagine e dalle dichiarazioni rese dagli stessi soci è emersa l’assoluta rilevanza dell’apporto fornito dai due consulenti aziendali, i quali, peraltro, dopo solo 3 mesi dall’effettuazione dell’operazione distrattiva facevano ingresso, attraverso una società veicolo di diritto svizzero, nella compagine di una delle società di nuova costituzione beneficiarie di parte del prezioso complesso immobiliare distratto.

È stato così richiesto e ora eseguito il sequestro preventivo cautelare di tutti i cespiti immobiliari frutto della condotta delittuosa distrattiva, il cui valore contabile all’epoca era stimato in 3.886.603 euro e che oggi hanno un valore attuale commerciale stimabile in oltre 4 milioni di euro.

L’operazione condotta dai finanzieri ravennati «conferma il costante impegno posto dalle Fiamme Gialle, sotto l’attenta direzione della Procura della Repubblica, nell’individuazione e nella repressione delle più insidiose e gravi condotte costituenti reati fallimentari e societari, che inquinano i mercati e falsano la libera concorrenza, accumulando dolosamente il più delle volte, come anche in questo caso, ingenti debiti tributari e previdenziali che non trovano poi soddisfazione e finiscono per gravare sulle finanze pubbliche.
In questo senso l’individuazione del provento economico del reato e il sequestro dei beni che ne costituiscono il profitto costituisce il mezzo più efficace per ristorare, almeno in parte, la collettività del danno subito».


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