Uccelli morti, torna l'incubo botulino nella Valle della Canna | la CRONACA di RAVENNA

Uccelli morti, torna l'incubo botulino nella Valle della Canna

L'area verrà completamente messa in secca per evitare la strage di animali del 2019

17 agosto 2021 - Ancora lo spettro del botulino nella Valle della Canna. Questa volta, a differenza di quanto avvenne nel 2019, dovrebbe essere scongiurata la strage di uccelli acquatici.

Il Comune e il Parco del Delta - in una nota congiunta - riepilogano l'accaduto: "Alle 8 di questa mattina sono stati osservati alcuni anatidi morti (un germano reale, una marzaiola) o in difficoltà (tre alzavole, due germani reali, due mestoloni, una canapiglia) non lontani dalla torretta di avvistamento posta nell’angolo sud-est della valle".

Immediatamente si è deciso il prosciugamento della zona umida, "accompagnato dalla costante raccolta degli uccelli, dei pesci e di eventuali altri animali in difficoltà o morti e dall’allontanamento di eventuali uccelli che volessero sostare nelle pozze che per breve tempo potranno crearsi durante le fasi di scolo dell’acqua e di successivo disseccamento dei fanghi per evaporazione".

Sul posto il dirigente del Servizio Tutela Ambiente e Territorio del Comune di Ravenna e il direttore del Parco del Delta del Po, assieme al personale della sezione Zone Naturali della Polizia Locale e ad alcuni volontari.
Le elevate temperature medie e di picco che stanno caratterizzando questa stagione estiva, unitamente alla siccità dovuta all’assenza di precipitazioni, entrambi fenomeni provocati dagli effetti dei mutamenti climatici, hanno causato una fortissima evaporazione e il rapido abbassamento dei livelli idrici, costringendo a continue ricariche. "Nonostante lo sforzo compiuto per il mantenimento continuo di livelli compresi tra 30 e 10 centimetri sul livello del mare, la temperatura dell’acqua si è comunque alzata considerevolmente, favorendo lo sviluppo delle colonie batteriche".

Nel pomeriggio di oggi si è provveduto ad aprire la paratoia di scarico di Valle Mandriole nello scolo Rivalone e, assieme ai volontari delle Associazioni Venatorie e dell’Associazione Ornitologi dell’Emilia-Romagna, al recupero degli uccelli morti o in difficoltà e si procederà con le stesse modalità di intervento fino al completo prosciugamento.

"Questo permetterà di evitare che altri uccelli acquatici, durante la migrazione di ritorno verso i quartieri di svernamento - spiegano Comune e Parco - vengano attirati dalle acque contaminate dal botulino presenti in Valle della Canna, finendo per intossicarsi; del resto, il circostante comprensorio di zone umide garantisce ampie possibilità di sosta ed alimentazione in condizioni sicure, nella vicina Punte Alberete, nella Bassa del Pirottolo, nella Pialassa della Baiona (in particolare nelle porzioni con acque dolci a ridosso della Pineta di San Vitale)".

L'acqua tornerà nella valle da metà settembre. In autunno sarà finalmente disponibile il nuovo manufatto di presa dell’acqua dal fiume Lamone, attraverso il doppio sifone in corso di completamento da parte di Romagna Acque.
"Questo, unitamente all’ottenimento del diritto di derivazione delle acque del fiume da parte del Comune e dell’Ente Parco (in corso di rilascio da parte di ARPAE-SAC), dovrebbe permettere di ottimizzare finalmente la gestione idrica della zona umida, equiparandola a quanto avviene in natura nelle paludi perifluviali, con elevati carichi idrici tra fine inverno e inizio estate, in modo da scongiurare definitivamente il pericolo del botulino".

In primavera e in estate "il Comune ha richiesto già tre volte a Ravenna Servizi Industriali di effettuare ricariche idriche ogni qualvolta il livello si avvicinava a 10 centimetri sul livello del mare, soglia considerata di rischio per lo sviluppo del botulino nelle acque della palude. La prima immissione è stata effettuata dal 4 giugno al 9 giugno, la seconda dal 24 giugno al 2 luglio, la terza dal 29 luglio al 6 agosto. Sono stati complessivamente immessi 1.374.800 metri cubi di acqua, su un totale di 1.500.000 metri cubi previsti e messi a disposizione grazie alla prescrizione inserita dalla Regione Emilia-Romagna nella concessione di vettoriamento delle acque del CER nel fiume Reno, attualmente unica possibile fonte di alimentazione idrica della zona umida".


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