Cultura
Macchine da scrivere che hanno fatto la storia, mostra in piazza del Popolo
La collezione di Benvenuto Zuccherelli nelle vetrine del “Private Banking” della Cassa di Ravenna fino al 27 aprile
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16 aprile 2021 - Nelle vetrine del “Private Banking” della Cassa di Ravenna, in Piazza del Popolo, fino al 27 aprile è esposta la mostra “ Le macchine” di Benvenuto Zuccherelli, ravennate.
Si tratta di una esposizione di macchine da scrivere di diversi marchi, prevalentemente Olivetti, di calcolatrici e di apparecchiature per ufficio in uso negli anni passati, dagli inizi del 1900 all’era del computer.
Benvenuto Zuccherelli è stato titolare, a Ravenna, di un'attività di commercio e riparazione di macchine per ufficio e, negli anni, ha accumulato un certo numero di macchine da scrivere, di calcolatrici, di duplicatori e di registratori di cassa obsoleti che ora, trovandosi in pensione, si diletta a rimettere in funzione.
Nel tempo, la collezione si è arricchita anche di pezzi rari scovati nei vari mercatini dell’usato.
L’invenzione della macchina da scrivere sembra sia da attribuire all'avvocato Giuseppe Ravizza di Novara che nel 1937 ideò il primo prototipo di "Cembalo Scrivano", così chiamato per la forma dei tasti simili a quelli dello strumento musicale e in effetti, all’inizio, utilizzò proprio i tasti di un cembalo.
Alcuni anni dopo, nel 1955, l’avvocato Ravizza brevettò a Torino la sua invenzione, migliorata e dotata di 32 tasti, già molto simile a quelle che saranno le successive macchine da scrivere.
Da alcuni documenti però, sembra che il primo vero prototipo di macchina da scrivere sia stato realizzato già agli inizi del 1800, a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, ad opera di Agostino Fantoni. Di questo prototipo ci sono rimaste alcune lettere scritte con caratteri in stampatello, ben allineate, con inchiostro nero, conservate nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia.
© copyright la Cronaca di Ravenna
Si tratta di una esposizione di macchine da scrivere di diversi marchi, prevalentemente Olivetti, di calcolatrici e di apparecchiature per ufficio in uso negli anni passati, dagli inizi del 1900 all’era del computer.
Benvenuto Zuccherelli è stato titolare, a Ravenna, di un'attività di commercio e riparazione di macchine per ufficio e, negli anni, ha accumulato un certo numero di macchine da scrivere, di calcolatrici, di duplicatori e di registratori di cassa obsoleti che ora, trovandosi in pensione, si diletta a rimettere in funzione.
Nel tempo, la collezione si è arricchita anche di pezzi rari scovati nei vari mercatini dell’usato.
L’invenzione della macchina da scrivere sembra sia da attribuire all'avvocato Giuseppe Ravizza di Novara che nel 1937 ideò il primo prototipo di "Cembalo Scrivano", così chiamato per la forma dei tasti simili a quelli dello strumento musicale e in effetti, all’inizio, utilizzò proprio i tasti di un cembalo.
Alcuni anni dopo, nel 1955, l’avvocato Ravizza brevettò a Torino la sua invenzione, migliorata e dotata di 32 tasti, già molto simile a quelle che saranno le successive macchine da scrivere.
Da alcuni documenti però, sembra che il primo vero prototipo di macchina da scrivere sia stato realizzato già agli inizi del 1800, a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, ad opera di Agostino Fantoni. Di questo prototipo ci sono rimaste alcune lettere scritte con caratteri in stampatello, ben allineate, con inchiostro nero, conservate nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia.
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