Cultura
Inaugurato il Museo Byron e del Risorgimento realizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
È aperto sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre per le visite gratuite di chi si è prenotato online. Lunedì apre anche la biglietteria, mentre la Taverna aprirà venerdì 7 dicembre
Il 29 ottobre 1821 Lord Byron lasciava definitivamente Ravenna per la Toscana e poi la Grecia: oggi, a duecento anni di distanza, ha fatto simbolicamente ritorno a casa con l’inaugurazione del Museo Byron e del Risorgimento, fortemente voluto, sostenuto e realizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Diverse centinaia di persone, tra autorità, ospiti e visitatori, hanno preso parte oggi al Teatro Alighieri prima e a Palazzo Guiccioli poi alla cerimonia di inaugurazione del Museo Byron e del Risorgimento.
La giornata è stata aperta dagli interventi del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e dell’Italian Byron Society Ernesto Giuseppe Alfieri, del presidente del Gruppo Bancario La Cassa di Ravenna e ideatore del Museo Antonio Patuelli, dal presidente della Regione Emilia Romagna Michele de Pascale, dal professor Sandro Rogari, docente di storia contemporanea all’Università di Firenze e componente del Comitato scientifico del Museo e dal professor Diego Saglia, vicepresidente dell’Italian Byron Society e docente di letteratura inglese all’Università di Parma.
«E’ ben noto che Byron abitò a Ravenna - ha detto Patuelli - per seguire l’amata Teresa Gamba Guiccioli. Ma appena arrivò a Ravenna andò subito alla tomba di Dante dove, con grande emozione, trovò ispirazione e meditazioni, Byron a Ravenna trovò casa, affetti, la foresta pinetale cantata dai grandi poeti italiani, e in particolare trovò la tomba di Dante, fonte di forti ispirazioni.
Byron risentiva fortemente delle aspirazioni di liberà suscitate dalla rivoluzione americana e da quella francese. Fra Dante e Byron corre un nitido collegamento culturale: Byron, nel corso del suo soggiorno ravennate, dal giugno 1819, compose quattro canti, in stile simil dantesco, intitolati La profezia di Dante. L’opera fu pubblicata nel 1821 e rappresenta un Dante romanzato che, dopo aver completato la Divina Commedia e vicino alla morte, predica (‘la profezia’) il futuro dell’Italia, descritta come divisa e meritevole di libertà e indipendenza.
Byron si identifica con Dante e fa esprimere all’Alighieri i propri sogni di libertà per l’Italia. Quest’opera - continua Patuelli - gli venne sollecitata dalla sua giovane amante e musa ravennate, Teresa Gamba Guiccioli, a cui Byron dedicò ‘La profezia’, che inizia con la descrizione della durezza dell’esilio di Dante, visto come martire, viene coniugato da Byron, identificato in Dante, con l’aspirazione alla libertà.
Anche Byron era un esule dalla sua Inghilterra lasciata nel 1816. La profezia di Dante è quindi un inno alla libertà, all’indipendenza e all’unità d’Italia, ostacolata dalle faziosità e dalle divisioni interne. Era certamente un’opera eversiva in quel tempo, anche se impersonata da Dante».
«Oggi è un giorno che ricorderemo a lungo - ha detto il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Ernesto Giuseppe Alfieri -, perché quello che era un sogno nato tanti anni fa diventa realtà.
Un sogno lontano che prese corpo dall’amico Antonio Patuelli e dall’allora presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Lanfranco Gualtieri: Donatino Domini aveva appena celebrato il bicentenario della nascita di Byron con una mostra alla Biblioteca Classense e da lì scattò la scintilla, l’intuizione, di restituire al mondo Palazzo Guiccioli, il teatro di tanta storia e di tante storie, che incrociano il Risorgimento e Byron, la letteratura e l’arte, i grandi ideali di libertà e la storia dell’Europa.
Quel sogno non solo è diventato realtà, ma è diventato una realtà straordinariamente moderna, internazionale e attrattiva.
Moderna perché la convezione del Museo, grazie a tecnologie futuristiche, fa del visitatore il vero protagonista del Museo, trascinandolo in una realtà immersiva e sensoriale, in cui spazi e suoni, realtà aumentate e interazioni dirette, lo fanno entrare concretamente nei salotti dell’Ottocento, quasi a dialogare con i personaggi di quell’epoca che gli vengono incontro.
Ma è moderno anche nella concezione, nel recupero funzionale di ambienti che erano in stato di forte degrado, e che grazie a una lettura emozionale degli spazi e della loro storia, regalano al visitatore un viaggio esperienziale straordinario, in cui l’emozione dei cimeli e dei luoghi incrocia la fascinazione del racconto multisensoriale».
Il presidente della Regione Emilia Romagna e ormai ex sindaco di Ravenna Michele de Pascale ha ricordato come «al di là dello straordinario valore culturale del Museo, il recupero architettonico di Palazzo Guiccioli è, assieme a quello di Palazzo Rasponi, uno dei grandi interventi importanti che cambiano l’intera percezione e l’immagine della città».
Per la Fondazione Spadolini Nuova Antologia erano presenti il presidente Cosimo Ceccuti e la nipote di Giovanni Spadolini, Maria Renata, mentre la Fondazione Craxi era presente con Stefania Craxi e il direttore generale Carnovale: le due fondazioni mettono a disposizione i preziosi cimeli del Risorgimento.
Erano presenti i vertici delle banche che compongono il Gruppo La Cassa di Ravenna: oltre al presidente del Gruppo, Antonio Patuelli, il presidente della Banca di Imola Giovanni Tamburrini, il presidente del Banco di Lucca e del Tirreno Sergio Ceccuzzi, il direttore generale del Gruppo La Cassa di Ravenna Nicola Sbrizzi, il vicedirettore Vicario Alessandro Spadoni, la vicedirettrice Miriam Lazzari.
Il Museo Byron e del Risorgimento è aperto sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre per le visite gratuite di chi si è prenotato online. Lunedì apre anche la biglietteria, mentre la Taverna Byron aprirà venerdì 7 dicembre
© copyright la Cronaca di Ravenna