Grande successo per gli “Eroi erranti” della Trilogia d’autunno | la CRONACA di RAVENNA

Grande successo per gli “Eroi erranti” della Trilogia d’autunno

La rassegna di Ravenna Festival quest’anno ha puntato, con Pier Luigi Pizzi e Ottavio Dantone, sulla musica del Seicento: due opere di Claudio Monteverdi e Henry Purcell e un recital vocale

22 novembre 2024 -

La Trilogia d’autunno di Ravenna Festival si è felicemente chiusa, martedì 19 novembre, dopo cinque giorni di programmazione serrata con due spettacoli d’opera, ciascuno replicato, e un recital vocale. Molto caloroso il successo decretato dal pubblico, che in buona parte proveniva come ogni anno da tutta Europa, oltre che dall’Italia, e che ogni volta ha colmato il Teatro Alighieri.

“Eroi erranti in tempo di pace” era il titolo della rassegna, quest’anno dedicata alla musica dell’epoca barocca. I viaggi di Ulisse e di Enea, l’uno dall’esito positivo e l’altro dal funesto risultato, erano oggetto delle due opere rappresentate, rispettivamente tratte dall’Odissea e dall’Eneide: Il ritorno di Ulisse in patria, “tragedia di lieto fine” di Claudio Monteverdi, portata in scena per la prima volta durante il Carnevale di Venezia nel 1640, e Dido and Aeneas di Henry  Purcell, scritta per le allieve di una scuola femminile che la interpretarono nel 1689.

Unico capolavoro nella storia dell’opera inglese fino alla produzione novecentesca di Benjamin Britten, Dido and Aeneas è stata incastonata in un'altra composizione di Purcell, Hail, bright Cecilia: l’ode del 1692 alla santa patrona della musica, di cui numerosi brani hanno fatto da cornice alla tragica storia della regina cartaginese abbandonata dal suo eroe, nello spettacolo dal titolo riassuntivo “Didone e Enea nel giorno di Santa Cecilia”.

Pier Luigi Pizzi, novantaquattrenne in forma strepitosa e in piena attività, ha firmato con la sua risaputa cifra di eleganza la regia, le scene e i costumi, collocando le due opere in un unico dispositivo scenico. Molto bianco, molto spazio e pochi oggetti significativi, come il telaio di Penelope o il letto di Didone, con colori accesi a contrasto e il nero che imperava soprattutto in una parte dei costumi, di raffinata semplicità o di sofisticato sfarzo come quelli dei Proci nell’Ulisse.

Nello spettacolo purcelliano, la cui ideazione si deve proprio a Pizzi e che è stato coprodotto con il Teatre Principal di Palma de Mallorca, l’ambientazione era in una scuola in festa, con tanti giovani in scena: insieme ai cantanti, erano i bravissimi componenti del Coro della Cattedrale di Siena intitolato al glorioso fondatore dell’Accademia Chigiana, Guido Chigi Saracini, e diretto da Lorenzo Donati. Importantissimo, in entrambi gli spettacoli, il contributo delle luci di Oscar Frosio nella realizzazione del progetto scenico.

Profondo e rinomato esperto della musica di epoca barocca, Ottavio Dantone ha diretto come di consueto con sensibilità, brillantezza e piena pertinenza stilistica la valentissima Accademia Bizantina nelle serate d’opera; riguardo alle compagnie di canto, di pregevole livello complessivo, sono da citare per qualità vocali e interpretative almeno Mauro Borgioni, accuratissimo nel porgere le parole e rivelarne il senso, in un vero “recitar cantando”, sia come Ulisse sia come Enea; Arianna Vendittelli, dalla voce ricca e sicura, capace di trasformarsi con agio dalla risoluta dea Minerva alla dolente regina Didone; Delphine Galou, molto efficace nel palesare il complesso percorso psicologico di Penelope, tra il soffrire per l’assenza di Ulisse e l’immergersi nella gioia per il suo ritorno.

Il concerto del talentoso controtenore polacco Jakub Józef Orlinski, che con l’ottimo ensemble Il Pomo d’Oro ha interpretato una serie di brani secenteschi di autori come Monteverdi, Frescobaldi, Caccini, Cavalli e altri ancora, ha avuto anch’esso una fervida risposta da parte del pubblico, che non si è voluto allontanare dal Teatro prima di ottenere numerosi bis.
Patrizia Luppi




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