Cultura
“Cherubini per sempre”, tre concerti di musica da camera
Da domenica 4 settembre a sabato 1° ottobre la nuova rassegna dell'Orchestra fondata da Riccardo Muti. Inaugurazione con il Trio Hegel
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Quando della Cherubini non si fa più parte (caratteristica dell’Orchestra è proprio il ricambio continuo delle energie), infatti, “cherubini” si rimane, e le vibrazioni di quell’esperienza continuano a farsi sentire anche nel dipanarsi di nuovi progetti. Come in questa breve ma intensa rassegna di concerti, che si articola in tre appuntamenti organizzati dalla stessa Orchestra Cherubini che ha invitato a Ravenna alcune formazioni cameristiche (Trio Hegel, Quartetto Felix e mdi ensemble) nelle quali un ruolo importante è rivestito proprio da alcuni “ex” dell’Orchestra fondata da Riccardo Muti.
Si comincia dunque il 4 settembre con una matinée dove la musica del Trio Hegel si intreccia all’iniziativa “Domenica al museo” che all’opportunità della visita gratuita al museo – ogni prima domenica del mese – unisce in questa occasione anche il concerto in una delle sue sale più prestigiose. Gli affreschi trecenteschi che ornavano la Chiesa di Santa Chiara (oggi il Teatro Rasi) accoglieranno il concerto di David Scaroni al violino, Davide Bravo alla viola e Andrea Marcolini al violoncello, che al Trio Hegel hanno dato vita dieci anni fa e che, tra tanti premi, concerti e registrazioni, lo scorso anno hanno inciso proprio i Trii per archi di Luigi Cherubini.
In questa occasione però presentano un programma tutto bachiano: a partire da alcune Sinfonie, ovvero da alcune delle più note Invenzioni a tre voci composte originariamente per tastiera, in particolare la Sinfonia n. 7 in mi minore BWV 793, la n. 3 in re maggiore BWV 789, la n. 11 in sol minore BWV 797. Per completare poi il concerto con un monumento dell’arte bachiana, le Variazioni Goldberg BWV 988, anch’esse concepite per la tastiera ma qui proposte nell’arrangiamento per trio d’archi del violinista Dmitry Sitkovetsky.
Il secondo appuntamento è quello della domenica successiva, l’11 settembre, nel tardo pomeriggio (alle 19, ingresso 5 euro), questa volta all’Auditorium di San Romualdo, lo spazio prezioso recentemente conquistato alla musica e oramai considerato la “casa” ravennate della Cherubini. Qui si esibisce il Quartetto Felix, ovvero Vincenzo Meriani al violino, Francesco Venta alla viola, Matteo Parisi al violoncello e Marina Pellegrino al pianoforte, che nel 2015 hanno dato vita a questa formazione ispirandosi, nel nome Felix, alla regione d’origine che li accomuna, la Campania, definita così appunto dagli antichi latini.
Una formazione che già nel 2017 si è aggiudicata il prestigioso Premio Sinopoli e che per il pubblico ravennate propone una scelta composita di brani: dal Quartetto WoO 36 n. 1 in mi bemolle maggiore composto da un Beethoven appena quindicenne al Quartetto op. 67 di Joaquín Turina, che nel 1931 lascia trasparire l’anima andalusa, fino al Quartetto per pianoforte e archi in re minore di William Walton, singolare figura di compositore inglese, noto anche per le sue innumerevoli colonne sonore e vissuto per gli ultimi trent'anni della sua vita (è morto nel 1983) nel nostro paese, sul mare di Napoli, a Ischia.
E alla musica del secondo Novecento è dedicato il terzo e ultimo concerto della rassegna, sabato 1 ottobre di nuovo nella chiesa di San Romualdo (sempre alle 19, ingresso 5 euro): quello del mdi ensemble, gruppo costituito vent’anni fa a Milano e da allora a contatto e in collaborazione con i massimi compositori viventi, con una dedizione alla musica contemporanea che lo scorso anno gli è stata riconosciuta con l’assegnazione del Premio Abbiati dedicato a Mario Messinis. Dunque, Sonia Formenti (flauto), Paolo Casiraghi (clarinetto), Elia Leon Mariani (violino), Paolo Fumagalli (viola) e Giorgio Casati (violoncello) si alternano e uniscono nell’esecuzione di alcuni degli autori italiani più significativi degli ultimi decenni.
In programma musiche di Salvatore Sciarrino: in particolare Omaggio a Burri per flauto, clarinetto e violino (del 1995), la Canzona di ringraziamento per flauto (del 1985) e Codex purpureus per trio d’archi (del 1983). Poi, di Stefano Gervasoni, An "quasi una serenata", con la complicità di Schubert per flauto, clarinetto e trio d'archi (1990), nonché, di Luciano Berio, Glossa per clarinetto e viola (1997) e Les Mots per violoncello (1979).
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