"I cinghiali? Abbatterli prima che ci sia l'invasione" | la CRONACA di RAVENNA

"I cinghiali? Abbatterli prima che ci sia l'invasione"

Dalla Coldiretti alla Federcaccia: "Il fatto che da noi siano meno invasivi che altrove non significa lasciarli crescere a dismisura"

21 maggio 2022 - L’allarme cinghiali è alto in Romagna, come d’altra parte in tutta Italia. Come è noto, oltre a causare incidenti e distruggere i raccolti, sono in grado di diffondere la peste suina. Per questo, Coldiretti ha avanzato la proposta di un piano nazionale per abbatterli visto che sono circa 2,3 milioni. Un appello raccolto anche da Federcaccia che è disponibile per ad abbattere razze nocive come i cinghiali.

Com’è la situazione a Ravenna?
«Migliore che in altre parti dell’Emilia o in altre regioni” spiega il direttore Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini. “Lo si deve al fatto che, grazie alla collaborazione con la Polizia Provinciale e con Atc Ravenna 3, abbiamo già attivato il piano di controllo. Oltre a ciò, si è dato il via alla procedura dell’autodifesa da parte degli agricoltori che ne fanno richiesta, e quindi all’abbattimento di cinghiali su terreni privati, purché si sia in regola con quanto richiesto dalla legge. Con Atc stiamo anche cercando di intervenire sul Parco dei Gessi che rappresenta il più grande bacino di riproduzione dei cinghiali, per quanto riguarda il nostro territorio».

Coldiretti spera che presto si possa intervenire per il controllo della specie anche in tutte le zone di pre-parco. I piani di distretto, inoltre, dallo scorso 1 maggio sono entrati in funzione anche in pianura.

«La nostra provincia – specifica Claudio Miccoli, vice presidente regionale di Federcaccia e Atc – ha una situazione migliore rispetto ad altre in quanto manca una pezzo importante di Appennino che è invece molto frequentato da cinghiali». A preoccupare maggiormente è comunque la collina dove ci sono allevamenti di Mora Romagnola allo stato brado. Per proteggerli, sono state erette robuste recinzioni in modo da evitare qualsiasi contatto con gli animali selvatici.

Perché sono così pericolosi i cinghiali? Si tratta di animali possenti e irruenti che possono raggiungere i 180 centimetri di lunghezza e sfiorare i due quintali di peso. Hanno inoltre zanne che, in alcuni casi, arrivano fino a 30 centimetri risultando simili ad armi dalle conseguenze mortali per uomini e animali, oltre a diventare strumenti di devastazione su campi coltivati e raccolti. Va poi considerato che, negli ultimi dieci anni, gli incidenti stradali gravi con morti e feriti causati da animali è in pratica raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali, secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat. Non da ultimo è poi il problema dei casi di peste suina individuati in Piemonte, in Liguria e nel Lazio.

«Per fortuna nella nostra regione non sono stati rilevati casi – dice Zampini –. Al momento le regioni più colpite sono quelle di minore produzione suinicola di pregio. Cosa succederebbe se la peste suina arrivasse in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, quelle più forti nel settore? Ci sarebbe una perdita economica di circa 20 miliardi di euro, sarebbe un disastro totale». Zampini conclude dicendo che c’è un altro fattore che lascia ben sperare: anche le squadre per la caccia al cinghiale il cinghiale, stanno collaborando con gli agricoltori. «Per troppo tempo – racconta Miccoli – siamo stati accusati dal mondo ambientalista di essere responsabili dell’esplosione senza freni di questi animali. Ma non è così perché determinanti sono stati, al contrario, certi stravolgimenti biologici e ambientali che proprio chi ci accusa ha sottovalutato.

D’altra parte lo stesso discorso si potrebbe fare con i lupi che sono arrivati fino al mare, con i gabbiani che hanno raggiunto le montagne, e ancora con aironi, istrici e tassi. Senza contare che i cosiddetti uccelli da canto sono in pratica spariti perché aggrediti da altre specie predatorie. Che dire poi di quanto sta accadendo nel parco delle Foreste Casentinesi? Qualcuno si è ‘divertito’ a introdurre procioni alieni che stanno creando non pochi problemi».

Detto questo, per Miccoli l’attività venatoria può aiutare il riequilibrio ambientale e quindi gli agricoltori e allevatori in difficoltà. «Il mondo della caccia si rende disponibile – conferma –. Oltre alla normale licenza di caccia, è richiesto il superamento di un determinato esame per la caccia degli ungulati. Abbattendo 15 mila tra corvi, gazze e ghiandaie, animali molto golosi di frutta rossa, abbiamo dato una grossa mano».
r.b.


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