Kateryna Shmorhay (Malva): «Non escludiamo altri massicci arrivi di profughi». INTERVISTA | la CRONACA di RAVENNA

Kateryna Shmorhay (Malva): «Non escludiamo altri massicci arrivi di profughi». INTERVISTA

L'associazione ucraina presente in città sta già ospitando numerosi connazionali

22 marzo 2022 - A Ravenna c’è un’associazione, la “Malva” Ucraini, che sta vivendo giorni di particolare tensione e angoscia legati alla guerra in corso in Ucraina a seguito dell’invasione russa. Fondata nel 2015 è presto diventata un punto di riferimento per gli ucraini residenti in città che sono 904.
E, sempre secondo i dati Istat aggiornati all’1 gennaio 2020, il totale degli ucraini a livello provinciale è di 2.074, con un nutrito gruppo a Faenza, 354, e a Lugo, 148. A presiederla è Kateryna Shmorhay, che vive a Ravenna dal 2006, dove svolge il lavoro di operatrice socio-sanitaria ed è sposata con un italiano.
I ravennati hanno avuto modo di conoscere l’associazione e una parte della comunità ucraina, in occasione della messa per la pace che si è tenuta lo scorso 26 febbraio alla chiesa di San Giovanni della Cipolla.


Kateryna, cosa sta facendo l’associazione per i profughi, in prevalenza donne e bambini, arrivati a Ravenna?
«Dopo esserci dati da fare per inviare aiuti direttamente in Ucraina, ora ci stiamo concentrando su chi è in città. In questo momento è molto importante fornire informazioni, unitamente a un supporto linguistico e una mediazione culturale, per cui una nostra associata farà l’interprete fissa nel nuovo Sportello unico dedicato ai cittadini ucraini, alla Casa delle Culture».

Dal vostro osservatorio, com’è la situazione dei profughi arrivati?
«Buona, perché sono tutte persone che hanno parenti o amici a Ravenna e, quindi, qualcuno che li ha potuti accogliere nel miglior modo. Non saprei dire, però, cosa potrà succedere domani. Certo, per gli ucraini in fuga è più facile fermarsi nella vicina Polonia, l’Italia è lontana a meno che non ci si voglia trasferire… Ma non sono da escludersi ulteriori massicci arrivi a seguito di politiche distributive nazionali ed europee».

In base alle informazioni che avete e vi scambiate, c’è qualcuno che ha perso i propri cari in guerra?
«Tra quelli che conosco io, per fortuna no. Però c’è preoccupazione perché tante badanti dell’associazione hanno figli o nipoti che combattono. Alcuni di loro sono venuti anche a Ravenna, per una toccata e fuga, solo per accompagnare le sorelle o fidanzate».

Per molti italiani la guerra in Ucraina è stata una sorpresa, è stato così anche per lei?

«In realtà, noi ucraini non siamo così stupiti perché chi conosce bene la storia del nostro Paese sa che c’è sempre stata una continua lotta a causa delle pretese della Russia. Sono otto anni che Putin ci ha dichiarato guerra: solo che prima si limitava a invasioni limitate che hanno comportato perdite territoriali. Quando abbiamo saputo delle esercitazioni russe nel 2021, temevamo qualcosa ma speravamo nel buon senso di tutti, o che si limitasse ad altre piccole invasioni nel Donbass».

Lei crede, quindi, che Putin sia stato sottovalutato dagli italiani e dagli europei?
«Non saprei. Di certo molti italiani sono stati a lungo disinteressati alle nostre vicende o troppo filo russi. E questo, da residente italiana, mi fa un po’ arrabbiare perché non mancavano studiosi, giornalisti o politici capaci di parlarne, ma non era un tema che teneva banco sui giornali prima dell’invasione».

Alcuni credono che se l’Ucraina si arrendesse, tutto potrebbe tornare come prima…
«Ma non è vero! Purtroppo, non potrebbe mai essere così. Nessuno può sapere cosa ha in testa Putin, ormai arrivato alla follia, ma di certo ha già fin troppo preso in giro tutti, ucraini, italiani, europei».

Un altro luogo comune da sfatare?
«Premesso che ogni giorno Putin dice e fa cose completamente diverse, difende la sua invasione per denazificare l’Ucraina. Forse non tutti sanno, però, che Zelensky è il secondo presidente al mondo ebreo. Quindi per Putin sarebbe il primo ebreo nazista? La sua è solo un’invenzione per compattare l’opinione pubblica interna. E non finisce qui…».

Racconti…
«C’è sempre stata una parte ucraina, quella a est, più filo russo per cultura, lingua e religione. Allora come mai lui sta distruggendo proprio questa parte del paese che ha più legami con la Russia? Pare una contraddizione. La verità è che a lui interessa solo difendere gli interessi economici della Russia, per arricchirsi servono ancora più gas e petrolio».

Quanto pensa potrà durare il conflitto?
«Come tutti vorrei la pace al più presto ma, date queste premesse, la nostra nazione non può arrendersi perché altrimenti non esisterebbe più. Il sentimento della patria è molto forte in Ucraina, non è questione di vendetta ma di appartenenza. Questa guerra, paradossalmente sta unendo di più il Paese, come se finalmente avessimo capito di dover stare uniti, senza più preoccuparci delle nostre differenze. Non possiamo buttare al vento l’indipendenza ottenuta trent’anni fa».

Lei è in pensiero per i suoi parenti?
«Sì, molto. Ma hanno tutti fieramente deciso di restare in Ucraina. Ho provato a convincere mio padre e le mie due sorelle a raggiungermi, ma mi hanno detto di sentire il dovere morale di restare. Cosa succederebbe se tutti se ne andassero? Però, paghiamo un caro prezzo in termini di vite umane. Che tristezza… ».


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