"Grazie per aver ricordato il sacrificio della mia Hevrin" | la CRONACA di RAVENNA

"Grazie per aver ricordato il sacrificio della mia Hevrin"

Lettera a Ravenna Festival della mamma della attivista brutalmente assassinata

06 luglio 2020 - Nel corso del concerto diretto da Riccardo Muti alla Rocca Brancaleone, l’artista curda Zhera Dogan ha realizzato un'opera ispirata alla tragica vicenda dell’attivista Hevrin Khalaf, uccisa nel 2019 da militari ribelli. La stessa performance non è stata riproposta per questioni tecniche a Paestum, dove Dogan ha proposto un'altra interpretazione.

Riportiamo alcuni brani tratti dalla lunga lettera indirizzata al Ravenna Festival da Souad Mohammed Mustafa, madre di Hevrin Khalaf. Lettera tradotta e ricevuta tramite Claudia Giannini, che nell’ottobre 2019 aveva collaborato alla sua intervista per La Repubblica.


“Buona sera. Voi come state? Bene? Sono contenta e commossa molto che abbiate voluto ricordare mia figlia Hevrîn insieme al direttore del Museo di Palmira con un concerto in cui l’orchestra, composta di giovani musicisti italiani e siriani, è diretta dal grande Maestro Riccardo Muti. E mi piace molto il titolo che avete scelto: Un ponte di fratellanza attraverso l'arte e la cultura. Le vie dell'amicizia: concerto per la Siria. Anche Hevrîn lo avrebbe apprezzato molto. Nel suo cuore, infatti, sin da bambina c’è sempre stato il sogno della pace e della unità tra i popoli della Siria, oltre al sogno della libertà e della emancipazione per tutte le donne. E per realizzare questi sogni ha “lottato” – seppure senza aver mai imbracciato materialmente un’arma – sino all’estremo sacrificio.

Per il suo desiderio di pace e di libertà è stata brutalmente assassinata.
Quando Hevrîn è stata uccisa – e le grida e gli spari risuonano ancora nelle mie orecchie – io continuavo disperatamente a chiamarla “Hevrîna min! Hevrîna min! Hevrîna min!” (Mia Hevrin! Mia Hevrin! Mia Hevrin), ma in questi mesi ho compreso che la “mia” Hevrîn è diventata “di tutti”. Nel mondo, tantissime donne hanno voluto dare il suo nome alle proprie figlie appena nate. Questo mi ha commosso e mi ha dato speranza. Poiché ho imparato da mia figlia che non bisogna battersi soltanto per i diritti delle donne kurde, ma di tutte le donne... io ora la rivedo in quelle migliaia e migliaia di donne kurde e arabe, irachene e iraniane, siriane e turche, italiane, francesi e tedesche, spagnole e portoghesi, brasiliane e venezuelane, russe e americane... nelle donne che in ogni Paese e in ogni continente soffrono, subiscono atrocità e torture…
Vi saluto con affetto e bacio sulla fronte tutte le ragazze che suonano nell’orchestra italo-siriana”.
(nelle foto: Hevrin Khalaf; la disperazione della madre Souad Mohammed Mustafa, dopo il barbaro assassinio)



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