Politica
ELEZIONI 2021/ Ravenna in Comune: «In 40 anni abbiamo dimezzato la partecipazione al voto. De Pascale guardi i numeri»
«Se il sindaco vuole capitalizzare il risultato per andare in Parlamento tenga a mente che già oggi due ravennati su tre non si fanno incantare dai suoi begli occhioni»
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06 ottobre 2021 - «Probabilmente non sono i primi numeri che verranno in mente a de Pascale, ma sarebbe bene venissero per “secondi”. Sono le cifre della partecipazione al voto nel nostro Comune. A noi di Ravenna in Comune queste cifre preoccupano non poco. Su 124.763 che tra domenica e lunedì potevano esercitare il proprio diritto a scegliere da chi farsi rappresentare in Consiglio Comunale, sono stati 67.472 ad entrare effettivamente in una cabina elettorale del ravennate. Significa il 54,08%: poco meno della metà ha preferito rinunciare».
«Alle comunali di cinque anni fa - sottolinea Ravenna in Comune - nel registro elettorale c’erano 123.248 nomi. In 75.527 si recarono al voto al primo turno (pari al 61,28%). Ovviamente furono meno al ballottaggio: 66.239.
Alle comunali di dieci anni fa, invece, su 123.237 potenziali votanti, elettrici ed elettori furono in 88.712, ovvero il 71,98%. Venti anni fa, il 13 maggio 2001, a dispetto delle pianificazioni urbanistiche che mettevano in conto una crescita boom dei residenti per cementificare a rotta di collo, c’era una differenza rispetto ad oggi di poco più di 4.000 ammessi al voto: 120.232. A votare furono in 107.519: l’89,43%.
Una ventina di anni prima ancora, alle prime elezioni europee, il 10 giugno 1979, nel Comune di Ravenna, su 105.169 elettori a votare andarono in 99.341: il 94,46%. Ci meritammo un premio europeo al civismo per la più alta partecipazione. Conquistammo il premio altre due volte: nel 1989 e nel 1994.
Come dire che 40 anni fa praticamente nessuno era disposto a rinunciare a quello che sentiva come un diritto conquistato a prezzo altissimo circa 35 anni prima. Oggi non è più così».
«Ecco, tra un brindisi e l’altro, sarebbe bene che de Pascale ci pensasse su. Il 60% (quasi) dei voti complessivi che si è aggiudicato corrisponde solo a un terzo del corpo elettorale. In pratica, di 3 ravennati maggiorenni ne è riuscito a convincere 1.
Se questi numeri della disaffezione al nucleo fondamentale della democrazia rappresentativa non lo scuotono, provi a vederla da un altro punto di vista. Tra l’anno prossimo e il 2023 si andrà al voto per le politiche. Se l’attuale sindaco vuole capitalizzare il risultato per andare in Parlamento tenga a mente che già oggi due ravennati su tre non si fanno incantare dai suoi begli occhioni», conclude Ravenna in Comune.
© copyright la Cronaca di Ravenna
«Alle comunali di cinque anni fa - sottolinea Ravenna in Comune - nel registro elettorale c’erano 123.248 nomi. In 75.527 si recarono al voto al primo turno (pari al 61,28%). Ovviamente furono meno al ballottaggio: 66.239.
Alle comunali di dieci anni fa, invece, su 123.237 potenziali votanti, elettrici ed elettori furono in 88.712, ovvero il 71,98%. Venti anni fa, il 13 maggio 2001, a dispetto delle pianificazioni urbanistiche che mettevano in conto una crescita boom dei residenti per cementificare a rotta di collo, c’era una differenza rispetto ad oggi di poco più di 4.000 ammessi al voto: 120.232. A votare furono in 107.519: l’89,43%.
Una ventina di anni prima ancora, alle prime elezioni europee, il 10 giugno 1979, nel Comune di Ravenna, su 105.169 elettori a votare andarono in 99.341: il 94,46%. Ci meritammo un premio europeo al civismo per la più alta partecipazione. Conquistammo il premio altre due volte: nel 1989 e nel 1994.
Come dire che 40 anni fa praticamente nessuno era disposto a rinunciare a quello che sentiva come un diritto conquistato a prezzo altissimo circa 35 anni prima. Oggi non è più così».
«Ecco, tra un brindisi e l’altro, sarebbe bene che de Pascale ci pensasse su. Il 60% (quasi) dei voti complessivi che si è aggiudicato corrisponde solo a un terzo del corpo elettorale. In pratica, di 3 ravennati maggiorenni ne è riuscito a convincere 1.
Se questi numeri della disaffezione al nucleo fondamentale della democrazia rappresentativa non lo scuotono, provi a vederla da un altro punto di vista. Tra l’anno prossimo e il 2023 si andrà al voto per le politiche. Se l’attuale sindaco vuole capitalizzare il risultato per andare in Parlamento tenga a mente che già oggi due ravennati su tre non si fanno incantare dai suoi begli occhioni», conclude Ravenna in Comune.
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