Antonio Patuelli e Maurizio Tarantino alla Classense su Croce e l'Alighieri | la CRONACA di RAVENNA

Antonio Patuelli e Maurizio Tarantino alla Classense su Croce e l'Alighieri

Sabato 2 ottobre un incontro sulla riproposta del celebre saggio del 1921 “La poesia di Dante”

29 settembre 2021 - Sabato 2 ottobre alle 17.30, nella Sala Dantesca della Biblioteca Classense, Antonio Patuelli e Maurizio Tarantino presentano il celebre saggio “La poesia di Dante”, pubblicato da Benedetto Croce nel 1921 e riproposto cent'anni dopo, a cura di Giorgio Inglese, nell'ambito dell'Edizione Nazionale delle sue opere. Sarà presente il curatore.

“Il più alto e vero modo di onorare Dante è anche il più semplice: leggerlo e rileggerlo, cantarlo e ricantarlo”. Siamo a Ravenna, nellaBbiblioteca Classense: è il 14 settembre 1920 e Benedetto Croce conclude con queste parole il discorso di apertura delle celebrazioni per il sesto centenario della morte di Dante. Croce, da pochi mesi ministro della Pubblica Istruzione, era anche un discreto oratore politico e le sue parole risuonano in questo settimo centenario nei discorsi di molti suoi odierni colleghi.

Il discorso ravennate di Croce viene ripubblicato nell’Edizione Nazionale delle sue opere, nella collana di Bibliopolis, a cura di Giorgio Inglese. Il celebre saggio, scritto nel 1920 e pubblicato l’anno successivo, è arricchito in questa nuova edizione da indici e apparati critici, da un'introduzione di Gennaro Sasso e, in appendice, dal discorso ravennate del 14 settembre.

“La poesia di Dante” fu letto da molti come una provocazione e ci fu perfino chi disse che Croce aveva osato stroncare il Poeta, ma l’idea che i versi della Commedia potessero sprigionare la loro energia, in tutte le epoche e in tutto il mondo, solo attraverso il loro libero dispiegarsi era invece un modo nuovo di guardare a Dante. E non è certo un caso che il libro di Croce sia stato ammirato e preso a esempio come primo e insuperato tentativo di moderna e complessiva lettura della Commedia.

Croce chiarisce nel suo saggio che non c’è nessuna buona ragione perché il più grande poeta del Medioevo debba essere messo su un piedistallo come un santo o un profeta, non c’è nessuna buona ragione perché le allegorie e gli enigmi del suo poema debbano essere forzatamente svelati in chiave politica e sventolati come una bandiera (e di lì a poco, alle bandiere si sarebbero aggiunte le armi e l’olio di ricino del fascismo alle porte).

Il libro, e prima ancora il discorso ravennate, erano anche una provocazione politica. Entrato negli uffici del suo Ministero a giugno, Croce aveva trovato già bell’e pronto un programma di celebrazioni dantesche improntato alle “conferenze” e al nazionalismo. Un’impronta raccontata nella mostra "Inclusa est flamma" che la Classense ha voluto dedicare al sesto centenario, impronta che solo in parte Croce riuscì a correggere con le parole, sottolineando l’universalità della poesia di Dante, e con i fatti, spostando risorse sugli investimenti.


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