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RAVENNA FESTIVAL / Paolo Rumiz e Fabio Mina a Cervia
Lo spettacolo fa parte della rassegna "Per l’alto sale - Il Trebbo in musica 2.0. lo scrittore e giornalista triestino svela Quell’Europa che viene da Oriente – per cogliere le affinità e riscoprire le radici comuni
30 giugno 2020 - Non può fare a meno di guardare a Oriente Ravenna Festival, espressione di una città che è sempre stata, nel corso della propria storia, una porta aperta sull’Adriatico e quindi sul Mediterraneo; crocevia di popoli, culture e influenze che non ha mai perduto quella sua “dolce ansietà d’Oriente” di cui scriveva Montale.
Ed è proprio con un poema, presentato per la prima volta al pubblico, che Paolo Rumiz traccia un itinerario lungo il non-confine che unisce Oriente e Occidente: per la rassegna "Per l’alto sale - Il Trebbo in musica 2.0" lo scrittore e giornalista triestino svela Quell’Europa che viene da Oriente – per cogliere le affinità, riscoprire le radici comuni sul filo di un racconto che si dipana in compagnia di un altro spirito irrequieto, Fabio Mina, tra i flautisti italiani più affermati e versatili, profondamente affascinato dalle musiche, e dagli strumenti a fiato, di quel versante del mondo.
“Che cos’è l’Europa? Quali sono i suoi confini? A Oriente nessun limite, il vecchio continente si confonde con l’Asia, a Occidente invece c’è l’oceano, oltre il quale per millenni nessuno è potuto andare. È da Oriente che sempre sono arrivati i popoli che si sono fermati qui e di cui siamo figli noi europei.
Andare verso Oriente è un po’ come tornare alle origini – spiega Paolo Rumiz – Sono triestino, nella mia città abbiamo avuto mercanti armeni, greci, libanesi, turchi... da noi chi ha orecchie per intendere e fiuto per annusare sente il profumo di quelle terre”.
Per lui, camminatore e scrittore, viaggiare in quelle terre significa ritrovare, in un certo senso, anche la strada di casa, la rotta lungo la quale molto dell’Europa che conosciamo oggi si è formata, ibridata, arricchita. Così a Cervia, ancora più vicino a quel mare su cui innumerevoli influenze hanno navigato fino a raggiungere le nostre sponde, Rumiz invita il pubblico a unirsi al viaggio.
Altra guida d’eccezione della serata è il riminese Fabio Mina. Lo studio del flauto lo accompagna sin da giovanissimo e ancora studente si è dedicato all’improvvisazione jazz e quindi alla ricerca di uno spazio musicale senza confini, approcciando anche aerofoni delle più diverse parti del mondo.
Tra le collaborazioni quella stabile con il trombettista Markus Stockhausen, poi con il percussionista Marco Zanotti, nonché con Fabrizio Ottaviucci, Enzo Pietropaoli, Tara Boumann, Luigi Ceccarelli, Cristiano De André e Vinicio Capossela. Oltre agli strumenti a fiato utilizza l’elettronica, in equilibrio tra fruibilità e sperimentazione.
Giovedì 2 luglio la rassegna continua con l’architetto Stefano Boeri, autore del Bosco Verticale di Milano, per discutere Architettura e Natura; le note sono quelle della tromba di Paolo Fresu e del bandoneon di Daniele Di Bonaventura.
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© copyright la Cronaca di Ravenna
Ed è proprio con un poema, presentato per la prima volta al pubblico, che Paolo Rumiz traccia un itinerario lungo il non-confine che unisce Oriente e Occidente: per la rassegna "Per l’alto sale - Il Trebbo in musica 2.0" lo scrittore e giornalista triestino svela Quell’Europa che viene da Oriente – per cogliere le affinità, riscoprire le radici comuni sul filo di un racconto che si dipana in compagnia di un altro spirito irrequieto, Fabio Mina, tra i flautisti italiani più affermati e versatili, profondamente affascinato dalle musiche, e dagli strumenti a fiato, di quel versante del mondo.
“Che cos’è l’Europa? Quali sono i suoi confini? A Oriente nessun limite, il vecchio continente si confonde con l’Asia, a Occidente invece c’è l’oceano, oltre il quale per millenni nessuno è potuto andare. È da Oriente che sempre sono arrivati i popoli che si sono fermati qui e di cui siamo figli noi europei.
Andare verso Oriente è un po’ come tornare alle origini – spiega Paolo Rumiz – Sono triestino, nella mia città abbiamo avuto mercanti armeni, greci, libanesi, turchi... da noi chi ha orecchie per intendere e fiuto per annusare sente il profumo di quelle terre”.
Per lui, camminatore e scrittore, viaggiare in quelle terre significa ritrovare, in un certo senso, anche la strada di casa, la rotta lungo la quale molto dell’Europa che conosciamo oggi si è formata, ibridata, arricchita. Così a Cervia, ancora più vicino a quel mare su cui innumerevoli influenze hanno navigato fino a raggiungere le nostre sponde, Rumiz invita il pubblico a unirsi al viaggio.
Altra guida d’eccezione della serata è il riminese Fabio Mina. Lo studio del flauto lo accompagna sin da giovanissimo e ancora studente si è dedicato all’improvvisazione jazz e quindi alla ricerca di uno spazio musicale senza confini, approcciando anche aerofoni delle più diverse parti del mondo.
Tra le collaborazioni quella stabile con il trombettista Markus Stockhausen, poi con il percussionista Marco Zanotti, nonché con Fabrizio Ottaviucci, Enzo Pietropaoli, Tara Boumann, Luigi Ceccarelli, Cristiano De André e Vinicio Capossela. Oltre agli strumenti a fiato utilizza l’elettronica, in equilibrio tra fruibilità e sperimentazione.
Giovedì 2 luglio la rassegna continua con l’architetto Stefano Boeri, autore del Bosco Verticale di Milano, per discutere Architettura e Natura; le note sono quelle della tromba di Paolo Fresu e del bandoneon di Daniele Di Bonaventura.
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