RAVENNA FESTIVAL / Intervista a Gad Lerner: "Covid, stop a confronti tra scienziati e cialtroni" | la CRONACA di RAVENNA

RAVENNA FESTIVAL / Intervista a Gad Lerner: "Covid, stop a confronti tra scienziati e cialtroni"

Il giornalista insieme alla virologa Ilaria Capua sarà questa sera all'Arena dello Stadio dei Pini. Con loro i jazzisti Petrella e Mirra

25 giugno 2020 - Una delle cifre stilistiche più importanti e trasversali del Ravenna Festival, da sempre, è quella che offre al pubblico commistioni interessanti e inedite. Lo spettacolo in programma questa sera allo Stadio dei Pini di Cervia ne proporrà diverse: quella fra informazione e scienza, quella fra riflessione e musica... Il titolo stesso promette infinite aperture: “Pandemia, salute circolare e informazione”.
Ancor più stimolante è il novero dei protagonisti: i jazzisti Gianluca Petrella (trombone) e Pasquale Mirra (vibrafono); la virologa ed ex deputata Ilaria Capua, autrice del recente libro “Il dopo. Il virus che ci ha costretto a cambiare mappa mentale” (in collegamento video); e soprattutto Gad Lerner, uno dei giornalisti più noti del mondo dell’informazione italiana. Proprio a lui abbiamo chiesto di presentarci questo insolito e intrigante appuntamento.


Com’è nata l’idea di questa serata?

In realtà è nata prima che scoppiasse l’epidemia. Il tema del pianeta malato, del rapporto col mondo della ricerca e della scienza ci aveva già stimolato. Ovviamente, il Coronavirus ci ha fornito ulteriori spunti. Credo che la base da cui partiremo sarà una delle cose che ha detto Papa Francesco lo scorso 27 marzo, sotto la pioggia nella piazza San Pietro deserta: “ci siamo illusi di poter vivere sani in un pianeta malato, ignorando guerre, ingiustizie e cambiamenti climatici…”. Temi sui quali Ilaria Capua ha grande sensibilità, come dimostra il libro che ha appena pubblicato. Lo spunto è l’attualità di questa epidemia, le domande che tutti continuiamo a farci sulla seconda ondata. Più in generale, una riflessione su come debba cambiare la nostra mappa mentale, il nostro stile di vita, e anche il nostro rapporto con la scienza.


Com’è secondo te il rapporto fra gli italiani e la scienza, oggi?

Lo vedo contemporaneamente ansioso, subalterno e superstizioso. Possono sembrare aggettivi lontani: ma abbiamo visto come in tv abbiamo cominciato a pendere dalle sentenze di virologi, medici, epidemiologi (la stessa Ilaria Capua, fra questi), spaventandoci però moltissimo quando non erano d’accordo fra loro, o quando qualcuno di loro ha avuto l’onestà intellettuale di dichiarare “questo non lo sappiamo, perché è la prima volta che lo vediamo”. A quel punto si sono scatenate reazioni ansiose, cospirazioniste, complottiste, il sospetto che qualcuno usi il virus per arricchirsi… Come nelle antiche pestilenze, sono tornate tutte queste forme di superstizione. Così, tutto è più difficile: credo che Ilaria spiegherà come la partecipazione attiva dei cittadini e i loro comportamenti siano il modo più maturo di evitare la superstizione.


Quanto di questo processo è stato “facilitato” da una cattiva comunicazione, soprattutto televisiva?

Alcuni conduttori, non tutti, hanno avuto comportamenti irresponsabili: invitando a confrontarsi scienziati e cialtroni, persone di evidente incompetenza e di forte sicumera nel presentare opinioni che potevano rovesciarsi il minuto dopo, e messi alla pari con gli scienziati, come se fossero i portavoce della gente comune. Per fortuna, l’irresponsabilità di questi comportamenti secondo me è stata notata: quando c’è di mezzo la salute pura, la sorte dei tuoi cari, ti lasci meno guidare dalla commedia dell’arte, dalle urla dei talk show o dai messaggi dei social.


Questo può farci sperare che a emergenza finita anche l’informazione torni su canali più “normali”?
Mah, temo sia una speranza vana… Nel dopo Covid sta crescendo una fase di sofferenza sociale, acuta, di instabilità delle relazioni anche internazionali: sono le tipiche fasi in cui di nuovo esplodono pulsioni di natura apocalittica, la ricerca del capro espiatorio. Dobbiamo prepararci a nuove ondate di irresponsabilità: per questo è ancor più importante stabilire un’alleanza con gli scienziati…

Torniamo alla serata di oggi Sarete davanti al pubblico, di persona…
Per me sarà emozionante: è la prima volta dopo tanto tempo che torno a parlare in pubblico, e so che ci saranno tante persone, anche se distanziate. Sarà un’esperienza del tutto nuova: ero molto abituato a queste conferenze, ma domani sarà davvero una prima volta. E la musica di qualità – quella del Ravenna Festival, domani sera con un ottimo duo jazz - è un viaggio nell’inconscio, molto simile a quello che abbiamo sperimentato confrontandoci con il Covid. Non sarà solo intrattenimento, o una pausa della riflessone: ma sarà un tutt’uno con la riflessione stessa.




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