Contratti irregolari e truffa all'Inps, sequestrati 700mila euro a 4 imprenditori | la CRONACA di RAVENNA

Contratti irregolari e truffa all'Inps, sequestrati 700mila euro a 4 imprenditori

Operazione della Guardia di finanza in collaborazione con l'istituto previdenziale

01 aprile 2021 - La Guardia di finanza ha sequestrato preventivamente beni per 700mila euro a quattro imprenditori lughesi indagati in concorso tra loro, per illecito utilizzo di manodopera e truffa aggravata ai danni dell’Inps.

Il provvedimento, disposto dal Gip del Tribunale di Ravenna su proposta della Procura della Repubblica, è stato adottato in seguito all’attività investigativa svolta dai finanzieri della Tenenza di Lugo in collaborazione con i funzionari dell’Inps di Ravenna, che ha consentito di smascherare un articolato sistema di frode ideato dagli amministratori di una cooperativa di Fusignano, per eludere gli obblighi contributivi, previdenziali e assistenziali attraverso la predisposizione di fittizi contratti di appalto per la fornitura di servizi.

In particolare, gli approfondimenti hanno permesso di accertare come un trentenne di origini marocchine, residente Fusignano, già in precedenza amministratore di un’altra società cooperativa, alla fine del 2014 abbia indotto tutti i soci lavoratori a dimettersi per poi essere subito dopo riassunti da una nuova cooperativa, sempre da lui gestita.

“Questo artifizio, ideato con la complicità dei dipendenti di una società locale di servizi e consulenza del lavoro - spiega la Finanza - aveva permesso alla cooperativa di nuova costituzione, di fatto mera prosecuzione della precedente, di avvalersi degli sgravi contributivi triennali previsti dalla legge di stabilità del 2015 (Jobs Act) per le nuove assunzioni a tempo indeterminato”.
Ma questa circostanza ha rappresentato solo un primo aspetto di illegalità, che è risultata caratterizzare l’intera operatività della cooperativa.

In effetti le indagini penali, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ravenna, hanno messo in luce come la società controllata altro non fosse che uno schermo giuridico, senza nessuna autonomia e struttura imprenditoriale, creato solo per accollarsi cartolarmente la gestione del personale, più di 40 operai, per lo più di origini nord africane, che da anni già lavoravano a beneficio di tre aziende lughesi appartenenti a uno stesso gruppo imprenditoriale specializzato nella produzione di articoli industriali in gomma.

Peraltro la cooperativa risultava aver stipulato con le imprese committenti degli appalti di servizio del tutto fittizi nelle loro previsioni contrattuali, in quanto la società appaltatrice non disponeva di una sede operativa né di macchinari e attrezzature necessarie per svolgere l’attività oggetto del contratto, che risultava in realtà sottoscritto esclusivamente per esternalizzare artificiosamente la manodopera specializzata.

I lavoratori, infatti, sono risultati retribuiti sulla base di un contratto collettivo non corrispondente alle mansioni realmente svolte (di facchinaggio e di addetto alla logistica), con un risparmio in capo al committente, calcolato in circa 4 euro per ogni ora di lavoro, pari al 25% del costo di lavoro. Una parte della retribuzione veniva poi saldata in nero grazie a fondi illeciti appositamente costituiti, anche attraverso la falsificazione dei bilanci societari.

Sulla base dell’analitica ricostruzione delle modalità di esecuzione del lavoro compiuta dai finanzieri e grazie alla quantificazione del provento illecito di cui hanno beneficiato i tre committenti nel periodo 2015 – 2018 quale risparmio dei dovuti oneri contributivi e previdenziali, così come puntualmente calcolato dai funzionari Inps, è stato quindi possibile contestare in concorso ai diversi responsabili l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello stesso Ente previdenziale per un’evasione contributiva complessivamente stimata in 730.000 euro.

In esecuzione del provvedimento ora emesso dall’Autorità Giudiziaria i militari della Tenenza di Lugo hanno quindi sequestrato preventivamente liquidità finanziarie trovate nei conti bancari delle società interessate per 705.462 euro, che, insieme a un’unità immobiliare nella disponibilità di uno degli indagati, hanno consentito di raggiungere l’intero valore del profitto della frode.
Sono in corso approfondimenti per l’accertamento dei connessi profili di evasione di imposte dirette e Iva dovuta alla contabilizzazione dei falsi contratti di appalto.


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