La sfida: “Il mondo ci appare come noi lo guardiamo". Ecco i creatori di storie e speranze | la CRONACA di RAVENNA

La sfida: “Il mondo ci appare come noi lo guardiamo". Ecco i creatori di storie e speranze

Organizzata dalla rivista Animazione Sociale, che fa parte delle attività del Gruppo Abele fondato da don Luigi Ciotti, si è svolta a Ravenna la tre giorni dedicata ai linguaggi della creatività. Oltre 3mila le persone collegate online

28 marzo 2021 - Tremila persone si sono collegate su Facebook, YouTube e Zoom, tra il 25 e il 27 marzo, per seguire la tre giorni “Creatori di storie e di speranze. I linguaggi della creatività” organizzata a Ravenna (in collaborazione con i Comuni della città, di Cervia e di Russi e con il Consorzio Cascina Clarabella) da Animazione Sociale, longeva rivista che fa parte delle attività del Gruppo Abele fondato da don Luigi Ciotti.
Voce di riferimento per tutti coloro che operano nel campo del sociale, la pubblicazione ha festeggiato il suo cinquantesimo anno di esistenza invitando a portare la propria testimonianza personaggi che operano in campi disparati, dalla scuola al teatro, dalla letteratura al design allo sport e altro ancora, tutti sensibili ai temi sociali o in essi impegnati: tra gli altri, Jacopo Fo, Anilda Ibrahimi, Nadia Terranova, Alessandro D’Avenia, Elio Carmi, Marco Baliani, Gabriele Vacis, Marco Martinelli, Chiara Guidi, Mauro Berruto. Il percorso era curato da Francesco d’Angella e Roberto Camarlinghi.

L’ampio concorso del pubblico online, di dimensioni che era impossibile prevedere, è stato da un lato la conferma della portata e della diffusione dei contenuti di Animazione Sociale, dall’altro può essere letto come un segnale del bisogno di nutrimento dello spirito e di approfondimento delle conoscenze che il travagliato periodo attuale ha indotto in molti.

La creatività è una facoltà che si può declinare in infiniti modi ed è in definitiva “l’atteggiamento di quando ti trovi di fronte a una domanda e cerchi una risposta che non è quella scontata”, secondo l’efficace definizione fornita dall’esperto di branding Elio Carmi durante la tre giorni.
In altre parole, è “saper scorgere il possibile dentro i vincoli del reale”, frase scelta dagli organizzatori del convegno e ricordata dal sindaco di Ravenna Michele de Pascale nel suo intervento introduttivo. Parlando di quanto è stato fatto per la cittadinanza nel periodo di pandemia, de Pascale ha affermato: “Abbiamo la sensazione di avere davanti a noi una sfida senza precedenti rispetto alla necessità di essere creativi per cambiare la vita delle persone, per generare in loro nuove speranze”.

Le persone, gli interlocutori, l’altro sono comunque parte essenziale del processo creativo, con poche eccezioni; il regista e drammaturgo Marco Martinelli ha affermato che “l’ascolto dell’altro è l’arte più all’avanguardia di tutte”, parlando poi della necessità di liberare il Dioniso che è in noi e di immergerci nella nostra “anima che balla”.
La creatività non è innata e, secondo l’attore e regista Marco Baliani, “può essere trasmessa e ci si può allenare a essere creativi: dovrebbe essere oggetto di insegnamento fin dall’asilo nido”.
La scuola è in effetti una sede cruciale per lo sviluppo della creatività e Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore, ha incitato: “basta alla scuola catena di montaggio, sì alla scuola laboratorio”, perché ciascuno deve crescere e apprendere nel proprio peculiare stile.
Il periodo che stiamo vivendo può rivelarsi non solo doloroso e deprivato, ma anche fecondo: Chiara Guidi, della Socìetas Raffaello Sanzio, ha affermato “sono grata all’umanità per la fatica che sta facendo. La fatica mette in moto dei pensieri e credo che l’umanità si stia ponendo le domande giuste. Come il cangurino risale con difficoltà nella pancia della mamma, tutti stanno cercando di risalire al latte della conoscenza”.

Nella sua dimensione sociale, la creatività ha a che fare con le storie, le piccole storie di ciascuno che si dipanano sullo sfondo della grande storia, come nei romanzi della scrittrice Anilda Ibrahimi che ha parlato con Nadia Terranova, anch’essa scrittrice, di lingua, linguaggio e processo creativo.

L’assessora alle Politiche sociali del Comune Valentina Morigi ha imperniato il suo intervento sulla creatività che serve nel lavoro sociale, riferendo in particolare della realtà di Ravenna, Russi e Cervia e sottolineando tra l’altro un concetto fondamentale espresso dall’avvocato e attivista statunitense Bryan Stevenson: “Il contrario della povertà non è la ricchezza; il contrario della povertà è giustizia”.

Jacopo Fo, scrittore, attore e fumettista molto attivo in campo sociale, ha affermato: “Tutto il movimento che si occupa del sociale oggi in Italia dovrebbe lanciare una campagna sul ridere, sulle risorse del fantastico, sulla magia del mistero dell’universo, per uscire dall’astrazione dell’insegnamento scolastico e perché ciascuno diventi creativo”. Parlando dei molti benefici che ridere procura alla mente e al corpo, Fo ha suggerito di istituire speciali corsi di comico: “Sarebbero utilissimi per gli operatori sociali, ma anche per le forze dell’ordine. L’empatia e la comunicazione giocosa darebbero a tutti loro delle possibilità in più”.

Patrizia Luppi


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