Quaranta chili di droga e armi, due albanesi condannati a 10 e 11 anni di carcere | la CRONACA di RAVENNA

Quaranta chili di droga e armi, due albanesi condannati a 10 e 11 anni di carcere

L'ultimo arresto una settimana fa, l'operazione risale al 2018

15 marzo 2021 - L'operazione antidroga 'Pike' si arricchisce di un nuovo arresto. Si tratta di un cittadino albanese di 26 anni, G.M., ritenuto elemento di spicco del narcotraffico del nord Italia.

L'arresto, effettuato venerdì 5 marzo, è stato effettuato in Albania al termine di un'articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ravenna e condotta dalla Squadra Mobile. Il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (SCIP) ha proceduto all’estradizione del cittadino albanese.

Dopo essere stato localizzato in Albania grazie all’attività di collaborazione tra la Polizia di Stato, lo Scip e le forze di Polizia albanesi, l’uomo è stato fermato dalle locali forze di sicurezza in esecuzione del mandato di cattura internazionale nel frattempo emesso dalla Procura.

G.M. è il secondo trafficante arrestato con ordinanza di custodia cautelare emessa dall’autorità giudiziaria ravennate nell’ambito dell’operazione antidroga 'Pike', dopo il cugino G. G., 28 anni, al quale il provvedimento era stato notificato in carcere alla fine del 2019. I due albanesi, insieme ad un terzo componente, sono gravemente indiziati dello stoccaggio e detenzione di oltre 40 chili di eroina ed armi, rinvenuti in un appartamento di Ravenna nel febbraio del 2018.

Venerdì scorso, in seguito di rito abbreviato, il Tribunale di Ravenna, presieduto dal giudice Corrado Schiaretti (pm Stefano Stargiotti) ha condannato K.A. (latitante) e G. M. alla pena di 10 anni di reclusione e 82mila euro di multa, mentre G.G. ha riportato una condanna ad anni 11 di reclusione e 84mila di multa.

L'operazione del febbraio 2018 culminò con l’arresto di G. G., bloccato a Rimini dagli agenti dell’Antidroga di Ravenna mentre stava consegnando due chilogrammi di cocaina e uno di hashish occultati a bordo della sua autovettura, appositamente preparata per il trasporto della droga.

La stessa sera dell’arresto di G.G. durante le perquisizioni delle abitazioni da lui utilizzate, insieme al cugino e a K.A., 33 anni, terzo componente del ristretto gruppo criminale - tuttora latitante -, il personale della Squadra Mobile ha fatto irruzione in un appartamento della prima periferia ravennate, scovando un vero e proprio laboratorio per il taglio, la preparazione ed il confezionamento di un ingente quantitativo di stupefacente.

All’interno dei locali, presi in affitto esclusivamente ai fini di lavorazione e stoccaggio, vennero sequestrati circa 42 chilogrammi di eroina, oltre 80 chili di sostanza da taglio (paracetamolo e caffeina), frullatori, un’impastatrice professionale per miscelare i composti e una pressa idraulica con stampi per il confezionamento dei panetti. Gli individui coinvolti, peraltro, non avevano sottovalutato la necessità di difendere il carico illecito o imporre con la forza il loro dominio sul territorio, armandosi di due revolver e due pistole semiautomatiche, più le munizioni, nascoste insieme alla droga.

Gli elementi probatori acquisiti e gli esiti positivi delle indagini biologiche effettuate dal Servizio di Polizia Scientifica di Roma sui reperti DNA presenti nell’appartamento - confrontati con i profili genetici dei parenti residenti in Italia - hanno consentito di attribuire la responsabilità dei reati contestati ai tre indagati.

Il valore al dettaglio della droga sequestrata è di 4 milioni, in base alle analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica, che hanno rilevato una percentuale di 'principio attivo' superiore al 40%, che avrebbe consentito ai trafficanti di quadruplicare il volume della droga.


Nella foto: l'estrazione in Italia di M.G., nel febbraio scorso



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