Narcotraffico nel nord Italia, boss estradato dall'Albania. Operazione "Pike" della Polizia | la CRONACA di RAVENNA

Narcotraffico nel nord Italia, boss estradato dall'Albania. Operazione "Pike" della Polizia

Mateo Gjepali e il cugino Gazmend (già in carcere), insieme a una terza persona sono gravemente indiziati dello stoccaggio e detenzione di oltre 40 chili di eroina e armi trovati in un appartamento di Ravenna nel febbraio 2018. Un valore di 4 milioni

06 febbraio 2021 - Mateo Gjepali, cittadino albanese, classe ’95, ritenuto un elemento di spicco del narcotraffico operante nel nord Italia è stato estradato ieri dall'Albania dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP).
Questo l'esito di un'articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Ravenna e condotta dalla Squadra Mobile di Ravenna. Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale.
Dopo essere stato localizzato in Albania grazie all’attività di collaborazione tra la Polizia di Stato, lo SCIP e le forze di Polizia albanesi, l’uomo è stato fermato dalle forze di sicurezza del Paese delle Aquile in esecuzione del mandato di cattura internazionale nel frattempo emesso dalla Procura.

Gjepali è il secondo trafficante arrestato con ordinanza di custodia cautelare emessa dall’autorità giudiziaria ravennate nell’ambito dell’operazione antidroga “PIKE”, dopo il cugino Gazmend Gjepali, classe ’93, al quale il provvedimento era stato notificato in carcere alla fine del 2019; i due soggetti, insieme a un terzo componente, sono gravemente indiziati dello stoccaggio e detenzione di oltre 40 chili di eroina e armi, trovati in un appartamento di Ravenna nel febbraio 2018.

In particolare, l’operazione culminò con l’arresto di Gazmend Gjepali, bloccato il 15 febbraio del 2018 a Rimini dagli agenti dell’Antidroga di Ravenna mentre stava consegnando due chilogrammi di cocaina e uno di hashish nascosti a bordo della sua autovettura, appositamente preparata per il trasporto della droga.

La stessa sera dell’arresto di Gazmend Gjepali, durante le perquisizioni delle abitazioni da lui utilizzate, insieme al cugino Mateo e ad Armand Kapidani, classe ’88, terzo componente del ristretto gruppo criminale - tuttora latitante -, il personale della Squadra Mobile ha fatto irruzione in un appartamento della prima periferia ravennate, scovando un vero e proprio laboratorio per il taglio, la preparazione e il confezionamento di un ingente quantitativo di stupefacente.

All’interno dei locali, presi in affitto esclusivamente ai fini di lavorazione e stoccaggio, erano stati sequestrati circa 42 chilogrammi di eroina, oltre 80 chili di sostanza da taglio (paracetamolo e caffeina), frullatori, un’impastatrice professionale per miscelare i composti e una pressa idraulica con stampi per il confezionamento dei panetti. Gli individui coinvolti, peraltro, non avevano sottovalutato la necessità di difendere il carico illecito o imporre con la forza il loro predominio, e si erano armati di due revolver e due pistole semiautomatiche, corredate dalle necessarie munizioni, nascoste insieme allo stupefacente.

Gli elementi probatori acquisiti e gli esiti positivi delle indagini biologiche effettuate dal Servizio di Polizia Scientifica di Roma sui reperti DNA presenti nell’appartamento - confrontati con i profili genetici dei parenti residenti in Italia - hanno consentito di attribuire la responsabilità dei reati contestati ai tre indagati, cristallizzando un granitico quadro indiziario in esito al quale il giudice per le indagini preliminari di Ravenna ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre albanesi, insospettabili e incensurati prima dei fatti.

4 milioni di euro è il valore al dettaglio dello stupefacente sequestrato, in base alle analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica, che hanno rilevato una percentuale di “principio attivo” superiore al 40%, che quindi avrebbe consentito ai trafficanti di quadruplicare il volume della droga.


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