Il lockdown non ferma la violenza sulle donne | la CRONACA di RAVENNA

Il lockdown non ferma la violenza sulle donne

Questa piaga sociale ricordata domani a livello mondiale. I commenti di Cgil e Cisl

24 novembre 2020 - Cisl e Cgil contro la violenza sulle donne. Le due sigle sindacali, cogliendo l'occasione che domani mercoledì 25 novembre è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, intervengono su questa piaga sociale.

La Cisl sottolinea come il lockdown non abbia fermato la violenza. "Negli 87 giorni di lockdown - dichiara il sindacato - secondo i dati forniti dal Viminale sono stati in Italia 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo, di cui 44 (76%) sono donne. “Ciò significa – sottolinea Francesco Marinelli Segretario generale CISL Romagna - che ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia.
I diritti delle donne sono una responsabilità di tutti e dobbiamo lottare contro ogni forma di violenza”.

“Il 25 novembre ricorre la Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne e purtroppo - afferma Marinelli - come certificato dall’Istat nel suo ultimo Rapporto, anche in Emilia Romagna la pandemia ha notevolmente aumentato i casi di violenza, soprattutto in famiglia”.

E in base all’analisi svolta da Istat sulle chiamate al numero verde 1522 durante il periodo del lockdown - aggiunge Marinelli - dal 1marzo al 16 aprile 2020, in Emilia-Romagna sono state 282 le telefonate al 1522, tra le quali quelle motivate da una richiesta di aiuto per violenza subita sono state 125, quasi il doppio rispetto alle 64 rilevate nello stesso periodo del 2019".

Nel periodo tra marzo e giugno nella nostra Regione sono state infatti 804 le chiamate al numero verde 1522, per chiedere protezione o aiuto per difendersi da casi di violenza o stalking. Fra queste, le chiamate riconducibili a vittime di violenza sono 377, oltre il doppio delle 171 del periodo marzo-giugno 2019, oltre il triplo di quelle riferite al 2017.

“Possiamo quindi dire – prosegue Marinelli- che il lockdown, che per alcuni è stato un periodo di riscoperta degli affetti e di un ambiente familiare diverso rispetto alla frenesia quotidiana, per alcune donne è stato un vero e prioprio incubo perché ha amplificato situazioni di violenza familiare già presenti o ancora latenti”.

Secondo il Rapporto Istat in Italia la violenza riportata durante il periodo del lockdown è soprattutto domestica, agita prevalentemente da coniugi/conviventi o da altri familiari. La forma di violenza più frequente è quella fisica, segue la forma di violenza psicologica in un numero di casi molto alto.
Sempre secondo Istat in Italia le vittime sono quasi esclusivamente donne, in tre quarti dei casi coniugate o single, prevalentemente di nazionalità italiana e l’età più a rischio è quella tra i 25 e i 54 anni. Nella maggioranza dei casi rilevati, oltre un terzo, le vittime hanno un'occupazione, ma molte sono anche disoccupate (circa 25%), casalinghe o ritirate dal lavoro (circa 10% entrambe le categorie).

“Questa cultura repressiva nei confronti delle Donne in quanto 'donne' è ancora estremamente presente. Come Cisl possiamo intervenire, tramite la contrattazione, per prevenire ogni forma di discriminazione sessuale e tutelare le donne anche sul posto di lavoro contro mobbing e molestie. Ma molto c’è ancora da fare. Dobbiamo tutti insieme, Istituzioni, scuola e società civile insieme, intervenire per correggere questa cultura sbagliata il prima possibile".

Su iniziativa del Coordinamento Donne CISL Romagna domani, in tutte le sedi della CISL Romagna, le operatrici e gli operatori indosseranno un fiocco rosso e in tutte le sedi saranno presenti delle scarpe rosse, simboli contro il femminicidio e la violenza sulle donne.

Le donne della Cgil ribadiscono: "In questa giornata simbolo per tutti, vogliamo continuare a parlarne. In Italia e nel mondo la violenza sulle donne, la violenza legata al genere, continua a essere una piaga sociale.
È la misura che ci dice, continuamente, che il nostro mondo, che dovrebbe essere di tutti, ancora non ci appartiene.

In questa giornata siamo tutte portate a pensare alla violenza come sopraffazione fisica, come la manifestazione dolorosa del dominio maschile, ma non possiamo e non vogliamo tacere la triste realtà che ci insegna che prima della sopraffazione fisica, il dominio si manifesta con azioni striscianti, ad esempio nell’escludere la donna dalla gestione economica della casa, nella privazione del reddito o della possibilità di procurarselo. La preoccupazione per la sopravvivenza anche economica è tra le motivazioni principali che portano le donne a tardare nel denunciare la violenza domestica".

In questa ottica, per la Cgil la battaglia per la parità salariale, intesa come opportunità di realizzazione, è ancora lontana. I fatti ci dicono che nel mondo del lavoro avere un corpo di donna è ancora molto discriminante, che sul corpo femminile sono proiettati ancora oggi tutti gli stereotipi dei secoli passati (si pensi alla bassa incidenza maschile nei lavori di cura di welfare e di istruzione). L’autonomia identitaria è strettamente legata alla possibilità delle donne di accedere al mondo del lavoro. Sapere di essere in grado di portare avanti autonomamente un progetto, avere l’approvazione delle colleghe e dei colleghi aiuta le donne che subiscono violenza domestica ad avere un quadro diverso di sé, più reale, più legato alla vera possibilità del fare, che in un ambiente violento al fianco di un uomo prevaricatore non è possibile: lavorare aiuta a rafforzare l’autostima".

"La violenza non è un fatto privato - affermano le donne della Cgil - è una questione pubblica, tutto ciò che riguarda un solo corpo di una sola donna riguarda tutte noi. La cronaca quotidianamente ci dice che la società italiana è ancora profondamente maschilista, nessuna e nessuno può ritenersi neutrale o estraneo all’azione sociale del patriarcato e della virilità, dalla triste pratica di creare dalle differenze continue gerarchie. La violenza è solo una delle possibilità per relazionarsi alle altre persone, ma è sempre una scelta. L’ordine sociale non è un ordine naturale contro il quale le persone sono impotenti, la violenza di genere è una costruzione mentale, è la visione del mondo con la quale l’uomo appaga il suo bisogno di dominio. Noi vogliamo ricordare a tutte ed a tutti che può esistere un equilibrio orizzontale, paritetico, ma che i diritti da sempre si conquistano con la lotta".


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