Cronaca
Giovedì la Cgil in presidio davanti al petrolchimico: «Al governo non interessa il futuro della chimica in Italia»
Accanto alla Cgil anche tutte le categorie coinvolte, «la transizione non deve e non può passare attraverso la dismissione della chimica di base»

Giovedì 15 maggio la Cgil sarà in presidio davanti ai tornelli del petrolchimico di Ravenna dalle ore 16 per protestare contro la decisione di Eni di abbandonare la chimica di base in Italia. La problematica non riguarda solo i lavoratori e le lavoratrici della chimica ma anche dell’indotto, che per il territorio ravennate rappresenta un comparto importante che occupa più di 2mila persone. Accanto alla Cgil, al presidio ci saranno tutte le categorie coinvolte: Filctem, Fiom, Filt, Fillea, Filcams e Nidil.
«Se al Governo non interessa il futuro della chimica di base in Italia, alla Cgil interessa, come come interessano il futuro industriale del nostro paese e la sorte dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte nella dismissione: siano essi diretti, indiretti o legati alle filiere produttive» dicono gli organizzatori del presidio «Sono mesi che denunciamo gli errori strategici nel piano di Eni e le potenziali drammatiche conseguenze che avrà su tutto il sistema industriale italiano. Il protocollo sottoscritto da altri e avvallato dal ministero non offre alcuna garanzia per gli addetti dell’indotto e soprattutto non serve a salvaguardare la chimica di base che invece è definita strategica sia nel “libro verde” sulle politiche industriali elaborato dallo stesso MIMIT nell’autunno del 2024 che nel “non paper” sottoscritto proprio dal Ministro Urso assieme a tanti paesi europei. Ancora una volta ribadiamo che la transizione non deve e non può passare attraverso la dismissione totale della chimica di base in Italia. Noi vogliamo una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno e guardi al futuro nel rispetto dell’ambiente, dei territori e delle professionalità. Una chimica davvero verde, basata sull’economia circolare e frutto della ricerca continua. Non progetti fumosi e promesse di investimenti che puntualmente non verranno realizzati».
La Cgil sperava di avere qualche risposta nell’incontro del 2 maggio scorso al MIMIT, ma così non è stato: «Con Eni assente dal tavolo, il ministro Urso non ha minimamente preso in considerazione le nostre istanze; non ha detto una parola sui lavoratori ‘indiretti’: quelli delle aziende in appalto (di cui a oggi ancora non ci è stato fornito neppure un elenco) e tutti quelli delle filiere a valle; non ha offerto garanzie sulla tenuta occupazionale dei territori né sul futuro che li aspetta, limitandosi a sostenere che il problema, al momento, non esiste. La Cgil invece è convinta che il problema ci sia e non ha intenzione di fermarsi».

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