"Così rilanceremo le zone vallive" | la CRONACA di RAVENNA

"Così rilanceremo le zone vallive"

Convegno in occasione della presentazione del libro 'Le Oasi palustri ravennati, un paesaggio instabile e minacciato"

29 settembre 2020 - Si è tenuto ieri pomeriggio al Palazzo dei Congressi di Ravenna il Convegno naturalistico sulle zone umide costiere a nord di Ravenna, in particolare Punte Alberete, Valle della Canna e Bardello, in coincidenza con la pubblicazione del libro “Le Oasi Palustri ravennati, un paesaggio instabile e minacciato”. Il libro riporta i contributi di vari studiosi, ricercatori universitari, ed esperti che hanno valutato lo stato attuale e le possibili strategie per preservare le Oasi palustri ravennati e progettare azioni più incisive per mitigare, arrestare e possibilmente invertire il declino in atto. Il pubblico intervenuto ha occupato tutti i posti disponibili, un centinaio, nel pieno rispetto dei protocolli anti Covid.

Il convegno è stato organizzato dal Comune di Ravenna in collaborazione con l’Unione Naturalisti Bolognesi, presenti fra gli altri con il Presidente Paolo Pupillo, botanico e professore emerito dell’Università di Bologna, Prorettore alle sedi della Romagna all’inizio degli anni 2000, il prof. Carlo Ferrari, botanico e già docente dell’Università di Bologna presso Scienze Ambientali a Ravenna, e il dott. Mario Spagnesi, moderatore del convegno.

In apertura sono intervenuti l’assessore all’Ambiente, Andrea Baroncini, e Gianni Gregorio, che in questi anni ha diretto il Servizio tutela ambiente e territorio del Comune, ed ora Dirigente del Servizio Aree Protette, foreste e sviluppo della Natura della Regione.

“Il Comune di Ravenna, insieme alla Provincia, è fortemente impegnato da decenni nel contrasto di questi fenomeni, che hanno un crescente impatto non solo sulla natura, ma anche sul turismo e in generale su tutta l’economia ravennate” ha esordito Baroncini. “È certo che anche le ultime zone umide costiere del Ravennate e la loro conservazione devono rientrare in un disegno e in un progetto ampio di salvaguardia ambientale a tutela dell’intero territorio costiero” ha continuato Gregorio. “Proprio in questo consiste una delle principali difficoltà nella gestione: la estrema, talora inaspettata complessità delle interazioni che riguardano le aree costiere nell’insieme degli equilibri territoriali, e l’ulteriore molteplicità di interessi coinvolti, spesso contrastanti. Uno dei problemi, forse oggi il più rilevante, è quello dell’ingressione marina che ha già creato alterazioni profonde nell’area di Punte Alberete. Chi si ricorda queste aree negli anni ‘70, oggi stenta a riconoscerle. Anche il fenomeno della subsidenza ha favorito l’ingressione salina con il conseguente deperimento della vegetazione e l’insediamento di specie alofile”.

E’ quindi intervenuta Maria Pia Pagliarusco, direttrice del Parco Regionale del Delta del Po, che ha illustrato due progetti in corso, finanziati dall’Ente per la salvaguardia della biodiversità e la protezione da specie aliene delle aree di Parco. La prima serie di interventi si è conclusa con Elena Fabbri, presidente del Campus Universitario di Ravenna. I laboratori di ricerca di Scienze Ambientali hanno acquisito un grande patrimonio di dati ambientali delle aree protette ravennati attraverso studi che hanno coinvolto anche tesisti e dottorandi, dati che costituiscono una fotografia dettagliata di almeno vent’anni nell’ambito delle geoscienze e della botanica”. Fabbri ha aggiunto che da tre anni è stato istituito il dottorato in Beni culturali e ambientali e i vari gruppi di ricerca attivi a Ravenna (dagli umanisti agli scienziati ambientali, dagli architetti e ingegneri ai giuristi) sono sempre più coinvolti in tematiche di studio territoriali. In questo senso ha garantito la disponibilità del Campus ravennate a collaborazioni per lo studio delle aree costiere di importanza comunitaria di cui è ricca la provincia.

La seconda parte del Convegno ha visto una relazione storica degli ambienti vallivi da parte di Mario Spagnesi, i riferimenti di contesto da parte di Leonardo Senni, esponente del WWF sede di Ravenna, e un’ampia ed appassionata relazione di Massimiliano Costa, che sostituisce Gianni Gregorio nel suo incarico presso il Servizio Ambiente del Comune di Ravenna. Costa ha illustrato un progetto LIFE che verrà presto sottoposto alla Commissione Europea per il possibile finanziamento ai fini di opere per la salvaguardia delle oasi di acqua dolce ravennati. In linea con il problema della ingressione marina già citato, che deve essere contrastato soprattutto nei mesi estivi e di basse precipitazioni e che richiederebbe maggiori prelievi dal fiume Lamone, il progetto è centrato sulla creazione di grandi bacini naturali di acqua dolce che garantiscano la disponibilità di acqua per le oasi durante le estati sempre più calde e siccitose, e nel ripristino delle aree dunose per il loro ruolo importantissimo di riserve di acqua dolce a contrasto con l’ingresso dell’acqua salata.

Al contorno, naturalmente, valutazioni di tipo geologico, idrogeologico, floro-faunistico e di qualità delle acque, in cui è coinvolta anche l’Università. “Si tratta di una proposta che ancora non è finanziata dall’Unione Europea”, si schermisce Costa. Proposta che però ha suscitato grande ammirazione e condivisione tra il pubblico.

Paolo Pupillo e Giorgio Lazzari, naturalista ed instancabile studioso oggi vice presidente di ARCA, hanno moderato la discussione nella fase finale del convegno, che si conclude con il riconoscimento del lavoro fatto in questi anni dal Comune di Ravenna, dall’Associazione Naturalisti, dal CEAS RA21, dall’associazione ProNatura, dal Parco del Delta del Po e dall’Università per recuperare studi storici e ottenere dati ambientali, ed anche per aver riunito allo stesso tavolo di lavoro tanti portatori di interesse, ai fini della conservazione e gestione di siti così importanti per la salute dell’uomo e dell’ambiente con una prospettiva di interventi che si propongano di rivalutare le funzioni di queste aree protette.


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