Via Crucis, folta partecipazione per le celebrazioni del Venerdì Santo | la CRONACA di RAVENNA

Via Crucis, folta partecipazione per le celebrazioni del Venerdì Santo

L'augurio dell'arcivescovo monsignor Ghizzoni: «La vita trionferà e la pace sarà il nostro destino»

30 marzo 2024 - Folto numero di partecipanti alla Via Crucis guidata dall'arcivescovo monsignor Lorenzo Ghizzoni a Ravenna per le celebrazioni del Venerdì Santo. Il percorso, con preghiere e cori, è partito da San Giovanni Evangelista per poi scorrere in viale Farini, via Diaz, piazza del Popolo, piazza Giuseppe Garibaldi, via Gordini e via Corrado Ricci fino alla chiesa di San Francesco.

Il messaggio di auguri dell’arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni: “La vita trionferà e la pace sarà il nostro destino”

“Gesù si mise a dire loro: E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l'inizio dei dolori”. (Marco 13,5-8).

 

Siamo arrivati alla Pasqua 2024 ancora una volta con “guerre e rumori di guerre” come ai tempi di Gesù, che aveva previsto la distruzione del Tempio e della città santa, Gerusalemme. Anche allora quelli che coltivavano un atteggiamento apocalittico prevedevano imminente la fine di tutto. Come quelli che oggi prevedono una guerra mondiale totale e definitiva.

Ma Gesù non è un apocalittico, non vede ovunque catastrofi, anche quando succedono disgrazie, guerre, epidemie ecc. Certo sono “l’inizio dei dolori”, ma non la fine. Secondo il suo pensiero, il Male personificato, Satana, o i mali del mondo che abbiamo innescato noi, non vinceranno mai definitivamente. “Le potenze degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18). La tempesta sarà sedata e non affonderà la barca che oggi tutti ci accoglie, anche se è a rischio (Mc 4,38ss).

Più volte il Signore preannunciando violenze e persecuzioni a causa della fede o a causa della giustizia, ripete “non temete”, e anche: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo"(Gv 16,33).

La paura è una compagna stabile della nostra vita e in certi momenti riemerge e ci scoraggia, ci blocca riguardo al futuro, ci fa sentire impotenti e sfiduciati. 

Ma se Gesù il Signore è risorto, e se ha vinto la morte e il male che si era accanito contro di lui, possiamo sperare. È umano avere paura e soprattutto temere che chi ha in mano le leve della guerra possa lasciarsi possedere dal demone della guerra che vuole diventare il padrone del mondo oppure, se non riesce, vuole distruggere il mondo.

Tutto l’ultimo libro della Bibbia però, che chiamiamo Apocalisse (che significa “rivelazione”), è una proclamazione della vittoria del Cristo risorto, dei suoi angeli, dei suoi santi, dei martiri e dei profeti, contro i demoni di questo mondo, che fanno tanti danni e violenze. Il vincitore è uno solo, l’Agnello immolato che porta via, su di sé il male del mondo e lo vince sulla croce. Secondo questa rivelazione, l’ultima parola, sarà la sconfitta totale di ogni male e del maligno.

Non neghiamo perciò il male assurdo della guerra, ma sappiamo che essa non sarà definitiva. La vera fine sarà la gloria e la gioia di tutti noi che abbiamo affidato le nostre vite a lui, il Risorto.

Intanto però proprio con questa speranza nel cuore, siamo chiamati a combattere non le persone, ma il male, fisico, sociale, morale, politico, economico... in tutti gli ambiti della comunità umana. Siamo chiamati ad essere operatori di pace, operatori di giustizia, difensori dei valori che fanno crescere la civiltà dell’amore, nonostante tutto.

Noi ci crediamo, come fedeli appartenenti a Cristo, che la vita trionferà e la pace sarà il nostro destino ultimo. Ma la vogliamo già realizzare almeno come inizio qui tra noi, mettendo in pratica il comandamento nuovo “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12).

Noi vogliamo proporre a tutte le persone, alle comunità, alle nazioni, alle istituzioni e alle organizzazioni unitarie mondiali, di mettere al primo articolo delle loro costituzioni il grande precetto dell’amore, della cura, del rispetto, dell’alleanza, della solidarietà con ogni prossimo, uomo o donna, ricco o povero, bianco o nero, credente o non credente.

Noi vogliamo proporre che si tenti ogni via e si usi ogni strumento per far crescere il dialogo e l’accordo tra i contendenti, e l’impegno a stabilire patti realistici ma rispettosi dell’umanità degli altri, che magari sono nemici in questo momento, ma nel fondo della loro anima sono fratelli e lo restano.

+ Lorenzo

 


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