Cultura
Due teste di Dioscuri dall'Accademia di Belle Arti in mostra a Roma
Le opere provenienti da uno studio di Canova furono acquistate nel 1828 da Ignazio Sarti

Le due opere dell’Accademia fanno parte delle oltre cento tra reperti originali greci, copie romane, dipinti, manoscritti e disegni, provenienti dai più importanti musei del mondo – come il Museo dell’Acropoli e il Museo Archeologico Nazionale di Atene, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Metropolitan Museum of Art di New York, i Musei Vaticani e il Museo del Louvre – che illustrano la vita e l’ambiente storico in cui operò Fidia, il più grande scultore dell’antichità, vissuto nel V secolo a.C. ai tempi di Pericle e responsabile artistico della costruzione del Partenone ad Atene, il monumento simbolo del mondo greco e di tutta la tradizione artistico-architettonica occidentale che vide in quell’edificio un modello insuperato. Persino il celebre architetto Le Corbusier lo inserì nel suo trattato Vers une architecture del 1923, considerandolo «un’opera viva colma di risonanze» e ritenendo che a Fidia sarebbe sicuramente piaciuto vivere nel mondo di oggi, «in quest’epoca di standard», essendo proprio il Partenone «un prodotto di selezione applicato a uno standard».
Questo prestito dimostra l’importanza di un patrimonio come quello della Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, ancora poco conosciuto nella nostra città e attualmente disperso in diverse sedi, Accademia, MAR, Liceo Artistico.
I Diòscuri, cioè i “figli di Zeus” e Leda, Càstore e Pollùce, due figure mitologiche spesso rappresentate nel mondo dell’arte antica, erano, l’uno, domatore di cavalli e l’altro esperto nel pugilato. Due loro celebri raffigurazioni sono quelle collocate a Montecavallo, davanti al Campidoglio a Roma, cui lo stesso Canova s’ispirò per le sue due teste: «Questa mattina andiedi di buon’ora a disegnare a Monte Cavallo, quando poi il sole diede nelle statue ritornai a casa».
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