La tomba di Dante riportata alla nobiltà originaria | la CRONACA di RAVENNA

La tomba di Dante riportata alla nobiltà originaria

Intervista ad Angela Guerrini, responsabile del restauro. Con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le celebrazioni per i 700 anni dalla morte del sommo poeta si apriranno questa sera presso il tempietto che ne accoglie le spoglie

05 settembre 2020 - Simbolo di un legame plurisecolare e inscindibile con Ravenna, che ospitò Dante Alighieri negli ultimi anni di vita e ne onora la memoria dalla notte fatale tra il 13 e il 14 settembre 1321, la tomba di Dante questa sera alle 20.30 sarà il luogo di apertura e il punto di partenza dell’anno di celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte del sommo poeta.
Per l’occasione, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sarà rivelato al pubblico il risultato del restauro al quale è stato sottoposto il tempietto neoclassico realizzato dall’architetto Camillo Morigia, tra il 1780 e il 1781, sopra il preesistente sepolcro quattrocentesco.
Sono stati necessari cinque mesi di lavoro per restituire al monumento l’aspetto originario: il risultato sarà sotto gli occhi del mondo intero a partire da oggi. L’intervento sulla tomba è stato realizzato da Arte e Restauro, società ravennate di cui è titolare Angela Guerrini, a cui abbiamo rivolto alcune domande.


Angela Guerrini, il restauro che avete effettuato ha modificato in modo evidente l’aspetto del monumento? I visitatori si troveranno di fronte qualcosa di diverso rispetto al passato?
“In effetti l'aspetto di maggiore interesse, più rilevante di questo intervento riguarda l'apparato decorativo esterno.
Fin dall'inizio l'obiettivo principale è stato quello di rinobilitare e rivalorizzare il sepolcro al fine di rendere l'idea originaria del monumento sobrio e classico, quello progettato e voluto dall’architetto Morigia. Il nostro lavoro è stato preceduto da una fase preliminare di studio, di ricerche e indagini, mirata a ricercare e analizzare accuratamente quanto di originario era rimasto.
Per quanto riguarda il paramento esterno, le analisi di laboratorio hanno permesso di documentare la successione stratigrafica, gli strati sovrapposti all'apparato decorativo originario di cui è rimasto ben poco: le parti più importanti di intonaco antico emerse, che abbiamo lasciato, si possono notare sulla facciata nel second’ordine, sopra la zona inferiore.
In definitiva, abbiamo riportato il sepolcro a quello che era il tempietto neoclassico ideato da Morigia nel Settecento. Gli abbiamo restituito il valore che aveva in origine, perché era un tempietto molto prezioso, realizzato in modo particolarmente accurato e rifinito".

Un intervento di restauro del tutto diverso, quindi, rispetto a quello più recente realizzato nel 2006.
“Sì, in quel caso si era trattato prevalentemente di manutenzione, di risanamento reso necessario da problematiche dovute principalmente a fenomeni atmosferici; non erano stati fatti tutti questi studi, queste indagini scientifiche specifiche mirati a evidenziare l'antico.
Nel nostro caso, invece, non c’erano particolari problemi di quel tipo, tranne alcune infiltrazioni circoscritte della copertura a cupola in piombo che abbiamo comunque risanato".

E nell’interno della tomba come avete agito?
“Non abbiamo effettuato interventi strutturali, ma soltanto un restauro mirato a recuperare quello che era lo stato a vista, quindi ci siamo dedicati all’apparato decorativo interno: gli stucchi della cupola e tutti i marmi che rivestono le superfici verticali, inclusi il sarcofago e la pavimentazione; anche all'interno, abbiamo operato un intervento a 360 gradi".

Sarà stata un’emozione particolare, per voi che siete ravennati, occuparvi di un monumento così ricco di storia e di carica simbolica come la tomba di Dante.
“Sinceramente, per noi è stato un grande onore poter operare su un bene architettonico di così elevato interesse storico e culturale.
Noi siamo un’impresa che si occupa soltanto di interventi sui beni artistici, quindi siamo un po’ abituati a lavorare su opere di grande pregio, ma non nascondo che ogni volta è sempre una grande emozione e in questo caso ancora di più. Ogni volta che finiamo un intervento, comunque, per noi è sempre un momento un po' triste: dopo tanto tempo che rimani su un bene, ci entri proprio in sintonia, lo senti un pochino anche tuo e fai fatica ad abbandonarlo".

Patrizia Luppi


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