L'Emporio Caritas e la cella frigo all'orizzonte: "Difficile reperire anche gli alimenti" | la CRONACA di RAVENNA

L'Emporio Caritas e la cella frigo all'orizzonte: "Difficile reperire anche gli alimenti"

Don Alain Gonzales Valdès fa il punto sull'andamento della struttura di assistenza alle famiglie in difficoltà

07 maggio 2023 - A pochi mesi dall’apertura ufficiale, lo scorso 14 dicembre, l’Emporio Caritas Don Angelo Lolli di Ravenna sta già diventando un punto di riferimento per le famiglie in difficoltà.

Quello di via Narsete 71, è uno degli empori più grandi dell’Emilia Romagna con i suoi 1.800 metri quadrati di superficie, di cui 950 dedicati a depositi e al magazzino, 530 all’area dove le persone della Caritas scelgono i prodotti di cui hanno bisogno e altri 320 per gli uffici e le aree formative. Qui, ogni mese, una trentina di volontari smistano i circa 200 quintali di cibo, la metà dei quali provenienti dal Banco Alimentare e l’altra metà frutto di donazioni o dell’acquisto di beni da parte della Caritas diocesana. A parlarne è il direttore della Caritas ravennate, don Alain Gonzales Valdès.

L’emporio ha bisogno urgentemente di una cella frigo più grande, da qui l’idea di lanciare un progetto di crowdfunding. A che punto siete?
«L’ultimo dato aggiornato al 29 aprile, parla di 8.980 euro raccolti. Siamo a quasi metà all’obiettivo dei 20 mila euro, ossia al costo del macchinario. Ma abbiamo ancora un mese circa prima della chiusura della raccolta. Nel complesso, sono 68 le persone che hanno donato e questo ci riempie di soddisfazione».

Al momento disponete solo di un frigo di due metri per due…
«Esattamente, ed è del tutto insufficiente per poter contenere il cibo fresco quando arriverà il caldo. Per ora ci è andata bene perché, sfruttando il freddo, abbiamo potuto tranquillamente lasciare fuori gran parte dei prodotti».

Oltre a questa, ci sono altre necessità per l’Emporio?
«Dal punto di vista strutturale, questo dovrebbe essere l’ultimo intervento importante. Però resta la questione del reperimento di tutti gli alimenti di cui la gente ha bisogno, ben più difficile da risolvere».

Si riferisce alla carenza di alcuni prodotti nello specifico o di tutti nel complesso?
«Abbiamo un problema di quantità su tutti i fronti. L’unico prodotto che non diamo è la carne perché troppo cara, ma offriamo comunque delle proteine con carne in scatola e scatole di tonno. Detto questo, ciò che ci viene dato dal Banco Alimentare e attraverso le donazioni non ci basta. Ogni anno, infatti, spendiamo circa 45 mila euro (ndr, con contributi della Diocesi, di fondazioni bancarie e privati) per acquisti di alimenti e questo la dice lunga sulle nostre difficoltà».

L’Emporio ha sostituito completamente la precedente modalità di distribuzione delle sportine?
«Ci stiamo lavorando, è un processo in corso che non può completarsi dall’oggi al domani».

Fin qui il cibo, ma probabilmente le necessità dei bisognosi si spingono oltre…
«Sì. A questa cifra, infatti, vanno aggiunti i circa 25 mila spesi nel solo 2022 per l’acquisto di farmaci e un importo ancora più sostanzioso per il pagamento delle bollette».

L’Emporio dispone anche di vestiti e mobilio. Sono richiesti?
«Sì, con i vestiti si va a ondate ma abbiamo una buona disponibilità. I mobili sono molto richiesti da chi ha appena avuto una casa popolare o da chi deve cambiare casa».

Quante famiglie bisognose sono entrate nella rete della Caritas?
«Nel complesso 1.300 a livello provinciale. Di queste, circa 700 sono a Ravenna città, le altre sparse sul territorio dove sono attive altre 20 parrocchie con Caritas».

C’è possibilità per queste famiglie di ‘emanciparsi’ in qualche modo?
«In otto anni di esperienza, purtroppo ho notato che è molto difficile. Solo alcuni riescono a uscire e a ‘camminare’ con le loro gambe, da parte nostra cerchiamo invece di controllare che non ci sia chi se ne approfitta. Ma la realtà è che la povertà è diventata sempre più cronica. In più ci sono tante altre famiglie al limite che presto rischiano di trovarsi nel bisogno».

Quanto ha inciso la pandemia da Covid?
«Parecchio, così come le varie crisi economiche e la guerra. Prima della pandemia, a Ravenna centro, le famiglie bisognose erano solo 500, poi sono salite a 700. Non è poco un aumento di 200 famiglie. Da segnalare poi che 100 di queste provengono dall’Ucraina».

C’è una maggiore prevalenza di famiglie povere straniere?
«Prima della pandemia, avevamo il 60% di famiglie straniere e il 40% di italiane. Oggi la differenza c’è ancora ma è molto meno marcata perché le povertà non hanno più la cittadinanza ed è più distribuita».

r.b.

 


© copyright la Cronaca di Ravenna

CONDIVIDI

Altro da:
Cronaca

Medicina riproduttiva, gli ospedali di Forlì e Lugo sui Rai 1

Il servizio andrà in onda giovedì 25 luglio nel programma "Noos" di Alberto Ange ...

Medicina riproduttiva, gli ospedali di Forlì e Lugo sui Rai 1

Il servizio andrà in onda giovedì 25 luglio nel programma "Noos" di Alberto Ange ...

Cervia, dopo la pioggia pulizia straordinaria di strade e marciapiedi

Interviene Hera con spazzatrici e soffioni

Cervia, dopo la pioggia pulizia straordinaria di strade e marciapiedi

Interviene Hera con spazzatrici e soffioni

Proteste per i pini abbattuti in via Maggiore

«È un danno alla salute, alla vivibilità delle città sempre più roventi, al decoro, ...

Proteste per i pini abbattuti in via Maggiore

«È un danno alla salute, alla vivibilità delle città sempre più roventi, al decoro, ...

RAVENNA FESTIVAL