Storia di 'Amalasunta - La regina ravignana' | la CRONACA di RAVENNA

Storia di 'Amalasunta - La regina ravignana'

Presentato il romanzo storico del ravennate Luciano Ferretti

13 marzo 2023 - A due anni dall’uscita, capitata quando la vicenda Covid sconsigliava gli eventi pubblici, il ravennate Luciano Ferretti ha finalmente potuto presentare, al Fricandò di Piazza Baracca, il suo romanzo storico, intitolato “Amalasunta – La regina ravignana”.

Il racconto ci proietta nella Ravenna del VI secolo d.C, quando la città venne scelta come capitale di quanto rimaneva del glorioso Impero Romano d’Occidente. Al suo interno cattolici e ariani, ovvero originari abitanti “italiani” (o “romani”) e popolazioni gotiche, di origine germanica. A dividerli la razza e la religione. Ad unirli la sola città e alcuni sovrani e governanti di ampie vedute, con il pallino dell’integrazione e della pacifica convivenza.

Fra questi Amalasunta, figlia unica di Teodorico.

Ferretti, presentando il suo lavoro, lo dice schiettamente: “Le fonti storiche dicono molto, riportano fatti, date e nomi. Ma ovviamente lasciano grandi vuoti nella descrizione degli aspetti fisici, delle personalità, dei dialoghi, dei particolari. Ecco che qui ho cercato di ricostruire situazioni non vere, ma quanto più verosimili possibile”. Il libro, infatti, scorre come un romanzo, ricco di discorsi diretti, di descrizioni fisiche, di piccoli gesti privati, unitamente a specchietti riepilogativi delle genealogie e ad approfondimenti dei termini più difficili, più… “ostrogoti”, appunto, come si potrebbe dire oggi con una battuta.

 Amalasunta, Teodorico, Teodosio, Odoacre, Boezio, Cassiodoro, Procopio, Teodora… sono nomi di un passato estremamente glorioso testimoniato da monumenti straordinari, ma che la città non sente e non conosce particolarmente. In pratica nessun ravennate si è mai chiamato con uno di questi nomi. La stessa parola “Ostrogoto”, dà l’idea di qualcosa di oscuro e contorto, come lo fu la lingua parlata da quel popolo.

Forse il solo nome di Teodora (“la quale, peraltro – sottolinea l’editore Simonini – non mise mai piede a Ravenna, ma che grazie ai mosaici ebbe quella che oggi potremmo definire ‘una buona stampa’ “) ha avuto una sua rilevanza grazie alla pallavolo femminile che, per casuali motivi di sponsorizzazione, adottò questo nome. Le grandi vittorie di quelle atlete contribuirono, poi, a farle ricordare come “le Imperatrici”.

L’editore di “Girasole” si rammarica di questo oblio: “Personaggi come Teodorico – sostiene – hanno una dimensione straordinaria. Scelsero Ravenna come capitale non tanto, come si dice, perché fosse ben difendibile, quando perché, con il suo porto, offriva una via di fuga agli attacchi da terra e ai tentativi di occupazione che, in effetti, durante i secoli, saranno numerosissimi. In quel secolo Ravenna fu il centro mondiale per la politica e per le arti umanistiche e figurative, come testimoniano i mosaici che ci sono rimasti, come lo furono, in seguito, Firenze o Londra”.

“Amalasunta – sottolinea Ferretti – lavorò per un integrazione fra i popoli e per la creazione di un’identità italiana, che si compirà solo molti secoli dopo, con il risorgimento. Ma venne sopraffatta dalla violenza con cui le parti vennero a confrontarsi. Una storia di convivenze difficili che si ripeterà a lungo, fino ai giorni nostri, caratterizzati dai movimenti migratori e dai dilemmi dell’integrazione fra popoli in movimento”.

Le pagine che descrivono l’assassinio di Amalasunta, ad opera proprio dei “suoi” Goti, che la ritenevano compromessa con il potere bizantino dell’Impero d’Oriente, vibrano di sanguinoso realismo. Nella congiura ci sono addirittura parenti e “protetti” della regina, ormai stanchi di perseguire una convivenza impossibile.

“Amalasunta – La regina ravignana”. Edizioni del Girasole. 312 pagine, 15 euro.

 


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