Violenza sulle donne. Sono 400 le accolte quest'anno nei centri di Linea Rosa | la CRONACA di RAVENNA

Violenza sulle donne. Sono 400 le accolte quest'anno nei centri di Linea Rosa

Bagnara: «Rispetto al 2020, il nostro servizio di orientamento al lavoro è cresciuto dall’88 al 94%». Domenichini: «Tra le forme di violenza, la dipendenza economica e abusi psicologici». Bartolotti: «Mancano dati certi»

24 novembre 2022 - “La giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, che cade il 25 novembre, serve simbolicamente anche per fare il punto sui femminicidi e sulla violenza economica, psicologica e fisica che può assumere diverse sfumature.  

Ad avere il polso della situazione a Ravenna è senza dubbio Linea Rosa, attiva sul territorio da oltre trent’anni. Quest’anno, dall’1 gennaio al 30 settembre, le donne accolte nel Centro antiviolenza sono 220 a Ravenna, 17 a Cervia e 11 a Cervia. Un dato che, entro la fine dell’anno, dovrebbe avvicinarsi a 400, numero in linea con gli anni precedenti. Fa eccezione solo il 2020, quando le donne accolte sono state solo 324, probabilmente per le maggiori difficoltà nel chiedere aiuto a causa della pandemia.

«Al di là di giornate particolari come quella del 25 novembre o dell’8 marzo – afferma Alessandra Bagnara, presidentessa di Linea Rosa –, ci tengo a ricordare che l’attività dei nostri centri è quotidiana. Offriamo alle donne accoglienza e consulenza legale nella quasi totalità dei casi, consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in circa il 90% dei casi.

Da rilevare che, rispetto al 2020, il nostro servizio di orientamento al lavoro è cresciuto dall’88 al 94%. Un dato particolarmente significativo se si pensa che una donna su tre è a reddito zero, tra disoccupate, casalinghe e studentesse, e che solo il 37% può contare su un reddito sicuro.

Solo il 28% delle donne accolte decide di denunciare, percentuale che rimane costante negli anni. Un dato che non stupisce a causa della vittimizzazione secondaria da parte delle istituzioni che entrano in contatto con le donne, tra servizi sociali, forze dell’ordine, tribunali, etc., frenando l’avvio di un rapporto di fiducia con le donne che intendono rivolgersi alla giustizia».
Da segnalare al riguardo che, come emerso in un convegno, il Comune di Ravenna è riuscito a registrare un forte decremento (22%) degli episodi di vittimizzazione secondaria, grazie alle numerose campagne informative.

I femminicidi rappresentano l’apice della violenza e lo Studio Atlantis di Bologna ha appena concluso “L’Atlante dei femminicidi” che sono stati 106 in Italia nel 2021. Atlantis si è rivolto alla Casa delle Donne di Bologna i cui dati, in mancanza di registri ufficiali, sono i più affidabili. La mappa vuol essere un modo per rivendicare la creazione di una banca dati e di un osservatorio nazionale.

«A Ravenna ricordiamo il femminicidio di Ilenia Fabbri, a cui si aggiunge quest’anno quello di Maria Ballardini – spiega Barbara Domenichini, coordinatrice della Casa delle Donne di Ravenna –. Sul caso della Ballardini di 82 anni, e quindi un femminicidio di una donna anziana, si cerca erroneamente di farlo passare per un omicidio di pietà, una specie di eutanasia, ma non è così. Lo stesso problema si pone nei confronti delle prostitute che nessuno reclama e si cerca di non far passare per femminicidi…

C’è un evidente problema nella raccolta dei dati, soprattutto perché non si considerano le tante donne gravemente ferite che muoiono nel giro di pochi anni a causa delle ferite riportate».

A rivolgersi alla Casa delle Donne sono donne sia italiane, con una maggiore prevalenza di quelle provenienti dal sud, e straniere. Il nuovo fenomeno è quello legato alle over 70 che, forti di una nuova consapevolezza, si decidono a uscire allo scoperto. «Tra le varie forme di violenza – conclude Domenichini –, quella di tipo economico è in crescita. Tante sono le donne ricattate e impossibilitate ad andare a lavorare, per creare una dipendenza. In molte ci chiedono di trovare lavoretti un po’ ‘nascosti’. Poi c’è l’abuso psicologico, che si traduce soprattutto in umiliazioni e isolamento da familiari. In crescita dopo il Covid, anche le richieste di aiuto per povertà».

«Anche se c’è una commissione parlamentare che ha fatto studi – afferma Renza Bartolotti dell’Udi – Associazione donne d’Italia –, purtroppo ancora non viene fatta una raccolta sistematica dei dati a livello nazionale, come più volte richiesto dalla Comunità Europea. Il tema della violenza è vasto perché le denunce sono molto inferiori al reale numero, poi a fronte di chi si rivolge ai centri antiviolenza, c’è anche chi passa solo dal pronto soccorso e dai servizi sociali. Nel lungo periodo se ne perdono le tracce».
r.b.


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