Cronaca
Screening gratuito contro l'ictus
Domenica 25 settembre per contrastare i circa 800 nuovi casi di ictus che si verificano a Ravenna ogni anno
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23 settembre 2022 - Domenica 25 settembre, dalle 10 alle 12.30, nell’ambito dell’iniziativa “Teodorico in Fitness- Sport Benessere e Prevenzione”all’interno del Parco di Teodorico (adiacente al Mausoleo), i cittadini potranno usufruire gratuitamente di uno screening gratuito qualificato con misurazione dei valori di pressione arteriosa e frequenza cardiaca, dialogando con il personale medico e infermieristico della Neurologia oltre che dei volontari di A.L.I.Ce. Ravenna ODV, che forniranno materiale informativo sulla prevenzione, cura e riabilitazione post ictus.
“In provincia di Ravenna si verificano ogni anno circa 800 nuovi casi di ictus cerebrale. Conoscere questa patologia e saper riconoscere velocemente i sintomi con cui si manifesta – dichiara il Dottor Pietro Querzani, Direttore della UO di Neurologia dell’Ospedale di Ravenna – è di estrema importanza perché consente al personale sanitario dell’Unità Ictus (Stroke Team medico-infermieristico) di intervenire in maniera tempestiva e, di conseguenza, aumentare notevolmente le possibilità di recupero.
L’intervento precoce, e quindi la immediata attivazione dei servizi di emergenza (118) è l’elemento chiave per prevenire la disabilità conseguente all’ictus cerebrale. A questo proposito la UO di Neurologia ha recentemente conseguito un importante premio internazionale riconosciuto dalla ESO (EuropeanStroke Organization) che, valutando le tempistiche con le quali sono stati trattati i pazienti con ictus afferiti all’ospedale di Ravenna, è stato rilevato che in più del 75% dei pazienti i trattamenti efficaci per salvare “cervello e vita” sono stati somministrati entro 1 ora dall’arrivo in ospedale".
“Iniziative di questo tipo sono fondamentali - dichiara Daniela Toschi, presidente di A.L.I.Ce. Ravenna ODV. La popolazione deve essere maggiormente consapevole che i fattori di rischio da soli e, ancora di più in combinazione tra loro, aumentano notevolmente il rischio di essere colpiti da ictus.
8 ictus su 10 possono essere evitati seguendo stili di vita adeguati, attraverso un’attività fisica moderata e una sana alimentazione. Non va dimenticato, inoltre, che l’ictus è, come tutte le malattie cardiovascolari e i tumori, una malattia multifattoriale, cioè dovuta alla concomitante azione di più fattori: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà e alcune anomalie vascolari e cardiache, come la fibrillazione atriale”.
Questa aritmia cardiaca, la fibrillazione atriale, in particolare, è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici e l’ictus da essa causato tende a essere più grave perché l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un danno ischemico a porzioni più estese di cervello.
Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta in genere molto grave e invalidante; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti.
È di fondamentale importanza, quindi, ‘intercettare’ più rapidamente possibile i pazienti con FA. Una volta effettuata la diagnosi, il passaggio successivo consiste nello stabilire la necessità di una terapia anticoagulante per ridurre il rischio d’ictus e nella identificazione di cause predisponenti sottostanti che spesso necessitano di cure specifiche.
Le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomiameccanica) possono evitare del tutto o migliorare spesso in modo sorprendente gli esiti, ma la loro applicazione rimane a tutt'oggi molto limitata per una serie di motivi. I principali sono rappresentati dalla scarsa consapevolezza dei sintomi da parte della popolazione, dal conseguente ritardo con cui chiama il 118 e quindi arriva negli ospedali idonei, dalla perdita di tempo intra-ospedaliera e, infine, dalla mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate.
© copyright la Cronaca di Ravenna
“In provincia di Ravenna si verificano ogni anno circa 800 nuovi casi di ictus cerebrale. Conoscere questa patologia e saper riconoscere velocemente i sintomi con cui si manifesta – dichiara il Dottor Pietro Querzani, Direttore della UO di Neurologia dell’Ospedale di Ravenna – è di estrema importanza perché consente al personale sanitario dell’Unità Ictus (Stroke Team medico-infermieristico) di intervenire in maniera tempestiva e, di conseguenza, aumentare notevolmente le possibilità di recupero.
L’intervento precoce, e quindi la immediata attivazione dei servizi di emergenza (118) è l’elemento chiave per prevenire la disabilità conseguente all’ictus cerebrale. A questo proposito la UO di Neurologia ha recentemente conseguito un importante premio internazionale riconosciuto dalla ESO (EuropeanStroke Organization) che, valutando le tempistiche con le quali sono stati trattati i pazienti con ictus afferiti all’ospedale di Ravenna, è stato rilevato che in più del 75% dei pazienti i trattamenti efficaci per salvare “cervello e vita” sono stati somministrati entro 1 ora dall’arrivo in ospedale".
“Iniziative di questo tipo sono fondamentali - dichiara Daniela Toschi, presidente di A.L.I.Ce. Ravenna ODV. La popolazione deve essere maggiormente consapevole che i fattori di rischio da soli e, ancora di più in combinazione tra loro, aumentano notevolmente il rischio di essere colpiti da ictus.
8 ictus su 10 possono essere evitati seguendo stili di vita adeguati, attraverso un’attività fisica moderata e una sana alimentazione. Non va dimenticato, inoltre, che l’ictus è, come tutte le malattie cardiovascolari e i tumori, una malattia multifattoriale, cioè dovuta alla concomitante azione di più fattori: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà e alcune anomalie vascolari e cardiache, come la fibrillazione atriale”.
Questa aritmia cardiaca, la fibrillazione atriale, in particolare, è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici e l’ictus da essa causato tende a essere più grave perché l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un danno ischemico a porzioni più estese di cervello.
Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta in genere molto grave e invalidante; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall’evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti.
È di fondamentale importanza, quindi, ‘intercettare’ più rapidamente possibile i pazienti con FA. Una volta effettuata la diagnosi, il passaggio successivo consiste nello stabilire la necessità di una terapia anticoagulante per ridurre il rischio d’ictus e nella identificazione di cause predisponenti sottostanti che spesso necessitano di cure specifiche.
Le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomiameccanica) possono evitare del tutto o migliorare spesso in modo sorprendente gli esiti, ma la loro applicazione rimane a tutt'oggi molto limitata per una serie di motivi. I principali sono rappresentati dalla scarsa consapevolezza dei sintomi da parte della popolazione, dal conseguente ritardo con cui chiama il 118 e quindi arriva negli ospedali idonei, dalla perdita di tempo intra-ospedaliera e, infine, dalla mancanza di reti ospedaliere appropriatamente organizzate.
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