Cultura
Dante2021+1, il nuovo avvio del Festival che guarda già al futuro
Alfieri, presidente della Fondazione Cassa, ha aperto l'evento agli Antichi Chiostri Francescani

Alfieri ha ricordato poi la volontà della Fondazione di lasciare nel nome di Dante “qualcosa che duri nel tempo”, ed ecco il progetto per il nuovo portale di San Francesco, la basilica di Dante, che l’autore, il celebre scultore Mimmo Paladino, illustrerà venerdì sera; ha poi citato la frase tratta dal Purgatorio che fa da titolo all’edizione di quest’anno, “per quella pace / ch'i' credo che per voi tutti s'aspetti”, riferendola in particolare al conflitto tra Russia e Ucraina e sottolineando come tutti speriamo che la pace arrivi, e che arrivi in fretta.
Nel corso dell’inaugurazione, durante la quale sono intervenuti il direttore artistico di Dante2021+1 Domenico De Martino, Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia della Crusca, e l’assessore comunale alla cultura Fabio Sbaraglia, si sono succeduti due incontri: il primo proprio con un rappresentante della cultura ucraina, il poeta Boris Chersonskij, che ha parlato con lo slavista Marco Sabbatini della presenza di Dante nella poesia ucraina del passato e del presente e che oggi alle 17, sempre ai Chiostri, presenterà alcune delle sue opere.
Al secondo incontro ha partecipato il presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni dantesche del settimo centenario, Carlo Ossola, con lo scrittore argentino-canadese Alberto Manguel, in una conversazione che ha preso le mosse dal libro con testi dello stesso Manguel e le foto di Nicola Smerilli “Dante. Orizzonti dell'esilio / The Landscapes of Exile”, edito da Olschki.
Una parte delle immagini del libro è esposta nei Chiostri, in una mostra che porta lo stesso titolo e che rispecchia la lettura di Manguel della commedia “come libro elementare, cioè dei quattro elementi principali”, ha spiegato Ossola: acqua, aria, terra e fuoco nel loro vicendevole trasmutarsi. “Molto spesso trattiamo la Commedia come un oggetto fisico” ha concluso lo studioso. “Lo è, perché è stata scritta; ma, come dice Dante stesso, è anche un oggetto metafisico. Dobbiamo uscire dalla bruta materialità.”
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna
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