"Draghi avanti come un treno contro i balneari" | la CRONACA di RAVENNA

"Draghi avanti come un treno contro i balneari"

Intervista a Rustignoli (Coop Spiagge Ravenna): «Abbiamo accettato l’evidenza pubblica, un passaggio per noi non scontato. Ma all’esproprio diciamo no»

28 agosto 2022 - «Abbiamo accettato l’evidenza pubblica, un passaggio per noi non scontato. Ma all’esproprio diciamo no». Con queste ferme parole Maurizio Rustignoli, presidente della Cooperativa Spiagge Ravenna e presidente nazionale di Fiba-Confesercenti, si è espresso in merito alla riforma delle concessioni balneari, nota anche come “Ddl Concessioni”, ormai legge, con la speranza di poter ancora difendere il sistema italiano con le sue peculiarità.

Rustignoli, come è ormai noto il 31 dicembre 2023 scadranno le concessioni demaniali sulla spiaggia. Cosa accadrà?
«Succederà che dall’1 gennaio 2024 saranno messe a gara, senza quindi prevedere il rinnovo automatico delle licenze. Non sarà una vera e propria asta, ma chiunque potrà fare un’offerta seguita da un progetto. Questo significa che le famiglie dei bagnini si troveranno probabilmente a competere con altre parti interessate da tutta l’Unione Europea, quindi anche le grandi imprese che potrebbero farla da padrone».

Perché è così pericoloso questo scenario per l’Italia?
«Basta citare qualche dato, per comprendere facilmente… Delle circa 30 mila imprese balneari italiane, il 98% è a conduzione familiare, secondo la Fiba che le rappresenta. Va da sé che il rischio è il tramonto definitivo di un certo modo di fare impresa in spiaggia. Chi per generazioni ha gestito stabilimenti balneari, bar e ristoranti non può che temere il sorpasso da parte di investitori con portafogli gonfi».

A interessarsi del problema è stata, nelle scorse settimane, anche la Cnn che ha titolato un servizio in modo significativo: “Dì addio alla tua vacanza al mare italiana preferita”…
«Sì, e questo la dice lunga su quanto si sia arrivati a uno snodo davvero epocale. Fa piacere vedere che, anche all’estero, si percepisca la gravità della situazione. D’altra parte, con le sue 4.600 miglia di costa solo sulla terraferma, l’Italia è una delle più grandi destinazioni balneari d’Europa. Il nostro modello ‘dolce vita’, come lo chiamano oltre confine, evidentemente piace e c’è il timore che svanisca».

Lei è stato tra i 10 operatori intervistati da Julia Buckley che da tempo sta seguendo con passione la vicenda. In particolare, ha denunciato il fatto che la legge sia stata affrettata e non coerente con la particolare situazione italiana…
«Sì, e questo non è giusto. Ci sono imprenditori a cui è stato detto di avere tempo fino al 2033, che hanno fatto investimenti proiettandosi nei successivi 10 anni, e che ora scoprono che lo Stato questi 10 anni glieli porterà via. E finora non c’è stata alcuna garanzia di pagamento di un risarcimento. I prezzi sono certamente destinati ad aumentare. Questo clima di incertezza per chi lavora alla luce del sole, potrebbe attirare il mondo illegale, i riciclatori di denaro per cui le imprese incentrate sul turismo sono appetibili».

Il Ddl Concorrenza è legge perché votato dal governo l’1 agosto, poco dopo la caduta del premier Mario Draghi. Un fatto, quest’ultimo, di cui voi ‘balneari’ siete tutto sommato contenti. Giusto?
«Sì. La cosa che più stupisce è che Draghi sia voluto andare avanti come un treno defraudando la politica, visto che finalmente si era trovata la ‘quadra’ tra sindacati e partiti, dal centrodestra al centrosinistra. Proprio Draghi ha voluto stralciare la parte in cui si faceva riferimento ai parametri di indennizzo, rimandandoli ai decreti attuativi. Ci sta che lo Stato decida dopo tanti anni di valorizzare un proprio bene con regole nuove e di livellare l’Italia con le normative UE sulla concorrenza, ma non si può far finta che si tratti di concessioni ‘vergini’. Per decenni e decenni, famiglie di imprenditori hanno fatto investimenti di cui occorre tenere conto».

Perché Draghi, a suo avviso, si è incaponito?
«Difficile dirlo,  ma di certo la questione non è stata gestita con linearità. Una cosa che personalmente mi ha parecchio colpito è sentire l’ex premier citare per ben due volte il tema delle concessioni demaniali nel suo ultimo discorso, in mezzo a riferimenti ben più gravi e importanti come la guerra, l’inflazione, la crisi economica… Il nostro è un settore di rilievo, ma non a tal punto da avere un eccesso di attenzione. Mai ci saremmo aspettati che, una volta superato lo scoglio più difficile – quello dei partiti – sarebbe stata la segreteria di Draghi a intervenire a gamba tesa».

A questo punto, cosa c’è da aspettarsi?
«La speranza è che con il nuovo governo che verrà, ci sia la possibilità di riequilibrare la legge che è già molto avanzata, grazie proprio ai decreti attuativi, riconoscendo i giusti diritti agli imprenditori privati che hanno agito sul suolo pubblico per tanto tempo. Chiunque subentrerà dovrà indennizzare il precedente operatore, previa una adeguata stima. Chiediamo un indennizzo congruo non un esproprio».
r.b.

 


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