Politica
Aldo Preda: "Don Minzoni punto di riferimento aspro ed esigente"
Oggi, alle 18, verranno depositati fiori alla lapide di piazza Garibaldi

L’incontro, organizzato dal Centro Studi Donati, ACLI, Associazione Zaccagnini, Azione Cattolica, Cif, Agesci, Masci sarà coordinato da Livia Molducci e saranno letti brani del diario di don Minzoni. Dopo il saluto di Michele de Pascale è previsto l’intervento di Albertina Soliani, Vice Presidente Nazionale Anpi.
Sulla figura di don Minzoni, pubblichiamo la riflessione di Aldo Preda.
“Un prete di confine”, così definiva don Minzoni l’Arcivescovo Baldassarri e da questo derivava la sua triplice opposizione al fascismo sul piano evangelico, per il rifiuto alla violenza, su quello associazionistico, per la difesa degli scout, su quello politico, per l’impegno nel Partito popolare di Sturzo.
Egli fu prete, un prete che visse il suo sacerdozio senza formalismi e dove fede e carità avevano la prevalenza su tutto.
Fu l’Arciprete di Argenta, eletto tale dai capi famiglia, che tornando a casa la sera vede i circoli socialisti pieni di gente, la sua Chiesa con pochi fedeli anziani e scrive sul diario: “ Non so... ogni volta che ripasso mi assale un sentimento di invidia: quanto amerei di essere la dentro… Signori io vado ripetendo convertire un Marx in Paolo e la questione sarà sciolta….”
Non credo debba essere attualizzato don Minzoni per le esigenze dell’oggi, ma se c’è una figura che rappresenta un punto di riferimento aspro ed esigente per tutti, credo possa essere questo prete, martire della violenza fascista, la cui vita e la cui morte sono state un segno per tutti, un segno non integralista, perché sulle sue utopie, sui riferimenti alla dignità della persona umana, sui diritti di solidarietà e di libertà sono cresciute intere generazioni di giovani e su quel patrimonio è nata la nostra carta costituzionale.
Nel 1983 Giovanni Paolo II, in un messaggio all’Arcivescovo Tonini, sottolineava come nel nome di don Minzoni siamo chiamati a servire i valori morali, a rendere più sano il costume, ed a perseguire una sempre maggiore onestà in tutta la sfera della vita pubblica.
Scrive Zaccagnini che ai suoi funerali a Ravenna, si videro nella Chiesa di S. Domenico molti repubblicani e socialisti, che non erano mai entrati in una Chiesa e da quel giorno il nome di don Minzoni divenne simbolo di libertà e amore per l’uomo.
Aldo Preda
© copyright la Cronaca di Ravenna
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