Cronaca
Una messa in ricordo di don Matteo Solaroli
Aldo Preda: "La sua Chiesa è stata visibile nella 'caritas' "
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05 agosto 2022 - Domenica 7 agosto alle ore 9.30, presso la Chiesa dell’Opera S. Teresa, sarà celebrata la Messa per ricordare don Matteo Solaroli, un santo prete della Chiesa di Ravenna, che tanto ha dato alla città di Ravenna.
Don Matteo ha progettato e realizzato per l’Opera S. Teresa, ma anche per le parrocchie di S. Stefano, Mezzano, Argenta, dove ha esercitato la sua missione sacerdotale, sempre con impegno, con tanta speranza, con un pizzico di follia, contando sempre sull'aiuto con cui Dio accompagna qualsiasi azione personale e la provvidenza lo ha sempre aiutato.
La Chiesa di don Matteo è stata visibile nella “caritas” e questo per lui non era opera di supplenza al servizio del pubblico, ma solo attuazione del Vangelo, una Chiesa che non si tenesse in disparte dalle vicende umane , un Dio non confinato nella sacrestie, ma dentro la vita di ogni uomo. Sempre in punta di piedi, attento a non provocare, a non dividere, a non distinguersi, a volte nel silenzio, perché anche il silenzio nella preghiera serve per capire la parola di Dio e non dimenticare la strada verso Gerusalemme.
Sergio Zavoli scriveva che don Matteo aveva continuato quella “convenzione speciale che don Lolli sottoscrisse con la Provvidenza” e continuava affermando che “ in quella convenzione ci siamo anche tutti noi, sani e malati, credenti e non credenti , messi insieme dal comune bisogno di ascolto e di presenza, di amore e di testimonianza”. Il card. Ersilio Tonini parlando di don Lolli, don Zalambani, don Matteo affermava che “ in questi preti c’è la santità, ripeto santità, un termine che non dobbiamo aver paura di usare".
Ecco, Don Matteo ha abbattuto muri, ha lasciato le sue tracce, dovunque è passato, ha capito i tempi nuovi della Chiesa, ha vissuto in sintonia con la gente di Romagna.
Aldo Preda
© copyright la Cronaca di Ravenna
Don Matteo ha progettato e realizzato per l’Opera S. Teresa, ma anche per le parrocchie di S. Stefano, Mezzano, Argenta, dove ha esercitato la sua missione sacerdotale, sempre con impegno, con tanta speranza, con un pizzico di follia, contando sempre sull'aiuto con cui Dio accompagna qualsiasi azione personale e la provvidenza lo ha sempre aiutato.
La Chiesa di don Matteo è stata visibile nella “caritas” e questo per lui non era opera di supplenza al servizio del pubblico, ma solo attuazione del Vangelo, una Chiesa che non si tenesse in disparte dalle vicende umane , un Dio non confinato nella sacrestie, ma dentro la vita di ogni uomo. Sempre in punta di piedi, attento a non provocare, a non dividere, a non distinguersi, a volte nel silenzio, perché anche il silenzio nella preghiera serve per capire la parola di Dio e non dimenticare la strada verso Gerusalemme.
Sergio Zavoli scriveva che don Matteo aveva continuato quella “convenzione speciale che don Lolli sottoscrisse con la Provvidenza” e continuava affermando che “ in quella convenzione ci siamo anche tutti noi, sani e malati, credenti e non credenti , messi insieme dal comune bisogno di ascolto e di presenza, di amore e di testimonianza”. Il card. Ersilio Tonini parlando di don Lolli, don Zalambani, don Matteo affermava che “ in questi preti c’è la santità, ripeto santità, un termine che non dobbiamo aver paura di usare".
Ecco, Don Matteo ha abbattuto muri, ha lasciato le sue tracce, dovunque è passato, ha capito i tempi nuovi della Chiesa, ha vissuto in sintonia con la gente di Romagna.
Aldo Preda
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