Economia
Siccità, per agricoltura e ambiente ogni anno 6 milioni di metri cubi di acqua in più
Provengono dalle acque reflue depurate dall’impianto di Cesena. Potranno essere utilizzati dal Consorzio di Bonifica della Romagna, la cui principale fonte di approvvigionamento è il Canale Emiliano Romagnolo
È quanto prevede un accordo da sottoscrivere con Hera Spa, Consorzio di Bonifica della Romagna e Atersir, approvato dalla giunta regionale.
La Regione, dal canto proprio, ha accelerato l’iter dell’accordo, ha spiegato l’assessore all’Ambiente, anche per offrire uno strumento stabile in più per contrastare la siccità che sta affliggendo il territorio in questo periodo e che consenta, quindi, di diminuire il prelievo dalle acque superficiali o da falda.
Si tratta - sottolinea la Regione Emilia-Romagna, unica a non avere procedure di infrazione sulla depurazione delle acque reflue urbane - di un esempio virtuoso, anche di economia circolare, che prende il via dopo quelli di Mancasale, nel reggiano, ma anche di Idar, nel bolognese, o Sassuolo-Fiorano e Savignano sul Panaro, nel modenese.
L’impianto di depurazione di Cesena è dotato di una paratoia di regolazione in grado di deviare parte delle acque reflue depurate - che normalmente vanno nel rio Granarolo - verso il sistema di distribuzione delle acque irrigue gestito dal Consorzio di Bonifica.
Consorzio che opera su un territorio di oltre 352mila ettari nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, la cui principale fonte di approvvigionamento idrico è rappresentata dal Canale Emiliano Romagnolo (CER). In questo modo l’acqua depurata andrà a servire direttamente le coltivazioni, aumentando la disponibilità di risorsa a disposizione degli agricoltori.
Gli effetti dell’attività di recupero delle acque reflue depurate sulle principali colture arboree presenti nell’area servita dal Consorzio di Bonifica sono stati già studiati grazie a VALUE CE-IN, acronimo di “VALorizzazione di acque refLUE e fanghi in ottica di economia CircolarE e simbiosi INdustriale”. È il progetto di ricerca che il Gruppo Hera ha portato avanti in collaborazione con Enea (mediante il laboratorio Lea afferente alla Rete ad Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna) e il Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale “Fonti Rinnovabili, Ambiente, Mare ed Energia” dell’Università di Bologna.
In particolare, è stato realizzato un campo sperimentale con 120 colture arboree e ortive (66 piante di pesco e 54 piante di pomodoro da industria), irrigate, grazie a una stazione completamente automatizzata, da acqua proveniente dai sedimentatori secondari, dall’uscita dell’impianto e dalla rete di servizio.
Il monitoraggio ha consentito una valutazione di massima del potenziale contributo offerto dalle acque reflue depurate in termini di apporto di nutrienti. Il refluo in uscita dai sedimentatori secondari consente un risparmio nella somministrazione di fertilizzanti pari al 98% di Potassio (K), 32% di Azoto (N) e 8% di Fosforo (P) in totale assenza di contaminazioni di Escherichia Coli a livello sia di germogli, sia di frutti, mentre è risultata limitata al solo suolo presente, e in modo non significativo. Nessun incremento significativo, infine, a livello di suolo, in termini di Coliformi totali e carica batterica totale.
Le attività condotte evidenziano dunque l’elevato potenziale di riutilizzo delle acque reflue depurate secondo i criteri definiti dal Regolamento Europeo 2020/714.
(nella foto, l'impianto di trattamento acque reflue di Hera a Ravenna)
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