Salvò al mondo la Domus dei Tappeti di Pietra | la CRONACA di RAVENNA

Salvò al mondo la Domus dei Tappeti di Pietra

RavennAntica intitoli uno spazio pubblico a Ezio Fedele Brini

15 settembre 2023 - A un paio di settimane dall’improvvisa scomparsa del mio caro amico Ezio Fedele Brini, registro che non è stato ancora messo a fuoco un aspetto fondamentale della sua personalità, quello che più e meglio rivela la qualità della tempra psicologica e morale: si comportava da Sindaco anche come Ingegnere, Progettista e Direttore dei Lavori.

Il mondo oggi non potrebbe ammirare la Domus dei Tappeti di Pietra (definizione a suo tempo suggerita da Federico Zeri) se non ci fosse stato Ezio Fedele Brini, il quale, tra il 1993 e il 1994, nella sua veste di Direttore dei lavori di un cantiere in via D’Azeglio 47 a Ravenna per una serie di appartamenti con garage interrato (o parcheggio sotterraneo), non appena emersero tracce evidenti di reperti archeologici che si profilavano di particolare interesse, non si preoccupò di occultarle come in tanti avevano fatto in passato, ma si preoccupò di bloccare immediatamente i lavori. Non ebbe dubbi e incertezze e così salvò alla fruizione pubblica quei mosaici preziosissimi.

Scelse la cultura sulla convenienza economica. Con un altro Direttore dei Lavori, quei mosaici meravigliosi avrebbero presumibilmente avuto un ben diverso destino.

Ognuno capisce che ciò non gli fece guadagnare nuovi incarichi, gliene fece semmai perdere. Anche per questo c’è una dimensione “eroica” in quella sua decisione storica di cui non si vantò mai. Conosceva il proprio valore e sapeva che avrebbe comunque continuato a costruire: soprattutto ponti, strade sopraelevate, sottopassi ferroviari e cavalcaferrovie. Come fece in tutta Italia e all’estero.

Al termine degli scavi in via D’Azeglio, la Soprintendenza portò alla luce una mole impressionante di strutture lì depositate nel corso di un millennio dal IV secolo a.C. al VI secolo d.C., dal periodo della Roma repubblicana all’era di Ravenna Capitale Bizantina.

Sono proprio quei mosaici “bizantini” ad essere ora esposti in loco, in un suggestivo ambiente ipogeo con ingresso dalla chiesa di Sant’Eufemia in via Barbiani. In quel sito ipogeo possiamo apprezzare l’unico ciclo ravennate di mosaici antichi non realizzato per basiliche o sedi religiose ma proveniente da un edificio civile, abitazione privata di un ravennate ricco e potente che volle ornare la sua villa di ogni bellezza. Il carattere “laico” delle decorazioni è perfettamente illustrato soprattutto dalla Danza dei geni delle stagioni che si muovono al ritmo del flauto del dio pagano Pan.

Che si tratti di uno dei siti archeologici più importanti scoperti negli ultimi 50 anni lo confermò il Presidente Carlo Azeglio Ciampi che volle venire a Ravenna per l’inaugurazione nel 2002.

Mi piace ricordare una frase di Thomas Stearns Eliot che Ezio amava: Voi pensate che io sia incauto, avventato e pazzo, perché voi, come fan tutti, ragionate in base ai risultati per stabilire se un atto sia buono o cattivo.

Per questo insieme di ragioni, caro Carlo, nella mia semplice veste di socio dell’Associazione Amici di RavennAntica, sono a chiederti di adoperarti affinché la Fondazione RavennAntica concordi con il Comune di Ravenna l’intitolazione di uno spazio pubblico all’Ingegner Ezio Fedele Brini, possibilmente nella zona stessa di quei Tappeti di Pietra che lui salvò a Ravenna e al mondo dimostrando un senso dello Stato rarissimo tra i liberi professionisti e al contempo un amore puro e sincero per la cultura.

Ivan Simonini

 

 

 

Didascalia dell’immagine allegata: L’Ingegner Ezio Fedele Brini sotto il Ponte Bayley tra Lido Adriano e Lido di Dante, in un doppio ritratto fotografico realizzato per sovrapposizione nel 1994 dall’artista milanese Maria Mulas.


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