RAVENNA FESTIVAL / Iván Fischer: dopo l’isolamento, nuovo inizio in Italia | la CRONACA di RAVENNA

RAVENNA FESTIVAL / Iván Fischer: dopo l’isolamento, nuovo inizio in Italia

Intervista al direttore d’orchestra ungherese che con la Budapest Festival Orchestra e il soprano Anna Prohaska sarà questa sera alla Rocca Brancaleone per il Ravenna Festival

01 luglio 2020 - È ungherese, ma è anche un po’ italiano Iván Fischer, il direttore d‘orchestra che questa sera sarà alla Rocca Brancaleone per un concerto sinfonico del Ravenna Festival con il soprano Anna Prohaska. Nato e cresciuto a Budapest, Fischer ha presto iniziato a girare il mondo, prima per gli studi con maestri come Hans Swarowsky e Nikolaus Harnoncourt, poi per gli ingaggi con orchestre di prima grandezza – dai Berliner Philharmoniker alla New York Philharmonic, per citarne solo un paio tra le tante – e per le partecipazioni ai festival di maggior rilievo.

Fischer, molto attivo anche come compositore, ha mantenuto comunque forti legami con la sua terra d’origine, dove nel 1983 ha fondato la Budapest Festival Orchestra, con la quale lo ascolteremo a Ravenna. Pur sostenendo numerosi incarichi a capo di orchestre e teatri d’opera tra i più importanti sulla scena internazionale, in Ungheria ha creato e animato diverse rassegne.
In Italia, poi, Fischer ha trovato un’altra sede di elezione: dal 2018, infatti, è direttore artistico del Vicenza Opera Festival, al quale partecipa con l’Opera Company che porta il suo nome.

Nel concerto ravennate, Fischer dirigerà il Siegfried-Idyll di Wagner, Les Illuminations di Britten per soprano e archi e la Sinfonia n. 104 di Haydn. Gli abbiamo rivolto qualche domanda partendo proprio dal programma del concerto.


Maestro Fischer, per quali ragioni ha deciso di accostare questi tre brani?

Li ho scelti perché sono tra le pagine che amo di più e anche perché sono scritti per un organico orchestrale ridotto. Dobbiamo rispettare le distanze sul palcoscenico e vorrei che questo si mutasse da necessità in vantaggio, con la proposta di musica meravigliosa che non si ascolta spesso nelle programmazioni sinfoniche, visto che si tratta in realtà di pezzi per orchestra da camera. Il Siegfried Idyll mostra Wagner nel suo aspetto più lirico e Les Illuminations sono un lavoro altrettanto poetico. Chiude il concerto l’ultima sinfonia di Haydn, nella quale si percepisce il suono della nuova epoca romantica all’interno della forma classica haydniana.

Potrebbe dirci qualcosa di più a proposito delle Illuminations, il brano che forse il pubblico italiano conosce meno?

È uno dei più bei cicli di musica vocale che siano mai stati composti. I versi di Arthur Rimbaud sono pieni di vita, di erotismo e di fantasia; mi ricordano molto i film di Fellini e sono come la visione poetica di un baccanale. Benjamin Britten li ha musicati per voce e orchestra in modo magistrale. Mi reputo molto fortunato perché una volta ho avuto la possibilità di dirigere questo lavoro con il leggendario Peter Pears.

L’Ungheria ha dato i natali a molti grandi musicisti come lei, sia interpreti sia compositori. Lei trova che ci siano delle speciali caratteristiche che contraddistinguono il modo ungherese di fare musica? Le ritrova in lei stesso e nella sua orchestra?

La Budapest Festival è una grande orchestra che condivide un’unica visione della musica. È di aiuto il fatto che molti dei suoi componenti abbiano ricevuto un’eccellente educazione musicale in patria. Una preziosa caratteristica ungherese in direttori come Szell, Dorati, Solti, Fricsay e altri è la comprensione profonda del repertorio classico e romantico che risiede nel loro bagaglio culturale. Sono musicisti molto colti.

Lei frequenta l’Italia regolarmente per i suoi rapporti con il Vicenza Opera Festival. Che cosa pensa di questo impegno con il Ravenna Festival?

Ne sono estremamente felice. Questo sarà il primo concerto mio e della Budapest Festival Orchestra dopo il lungo isolamento; è bello che avvenga proprio qui in Italia, Paese che amo molto.

Patrizia Luppi


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