RAVENNA FESTIVAL / “I sommersi e i salvati”, anche Primo Levi a confronto con il Covid-19 | la CRONACA di RAVENNA

RAVENNA FESTIVAL / “I sommersi e i salvati”, anche Primo Levi a confronto con il Covid-19

Intervista a Chiara Lagani di Fanny & Alexander sullo spettacolo di questa sera alla Rocca Brancaleone nella nuova versione ideata per il Ravenna Festival

26 giugno 2020 - “I sommersi e i salvati”, lo spettacolo su Primo Levi del gruppo teatrale Fanny & Alexander che andrà in scena questa sera alla Rocca Brancaleone per il Ravenna Festival, ha girato in un paio d’anni numerose città e ha vinto un Premio speciale Ubu, uno dei più importanti riconoscimenti italiani nel campo del teatro.
Alla Rocca sarà rappresentato in una forma inedita, nata per adeguarsi alle caratteristiche di una serata in cui bisognerà rispettare le norme anti Covid-19 e, in particolare, mettere in atto modalità di accesso degli spettatori diverse dalle solite. “I sommersi e i salvati”, il cui titolo è tratto dall’ultimo saggio di Primo Levi, fa parte di uno spettacolo-maratona di più ampie dimensioni intitolato “Se questo è Levi” e si basa su una inconsueta interazione tra l’attore in scena (Andrea Argentieri, anche lui Premio Ubu) e il pubblico che entra a far parte della rappresentazione ponendogli delle domande e instaurando con lui una conversazione, proprio come potrebbe fare durante una conferenza o un incontro.
Ne abbiamo parlato con Chiara Lagani, attrice e drammaturga, che nel 1992 a Ravenna ha fondato Fanny & Alexander con il regista Luigi De Angelis e che ha ideato la drammaturgia dello spettacolo, incentrato sulle testimonianze e le riflessioni che lo scrittore torinese ci ha lasciato sulla sua devastante esperienza nei lager durante la Seconda guerra mondiale.


Chiara Lagani, assistendo a “I sommersi e i salvati” il pubblico ha la sensazione di incontrare realmente Primo Levi. E' così?
Sì, è quasi una seduta spiritica, come ci divertiamo a chiamarla, dove gli spettatori hanno l’impressione di trovarsi davvero con il personaggio. L’immagine di Primo Levi è nota attraverso le sue interviste e le sue partecipazioni a programmi televisivi; Andrea Argentieri fisicamente non è identico allo scrittore, non è un sosia, ma è perfettamente mimetico. Con la voce, che riproduce gli accenti e i ritmi di quella di Levi, e le parole che pronuncia, tutte tratte da registrazioni audio originali, si immedesima al punto che il pubblico reagisce con molta emozione.
Lo spettacolo, il cui regista è Luigi De Angelis, prevede che alcuni degli spettatori rivolgano al protagonista delle domande da un questionario che abbiamo stilato; di solito questo accade nel corso della rappresentazione, ma domani sera, visto che l’accesso delle persone alla Rocca avviene con tempi molto lunghi, già i primi arrivati potranno cominciare a interrogare Argentieri che risponderà con le parole dello scrittore. Ci sarà quindi una lunga parte di spettacolo prima della rappresentazione vera e propria.

L’emozione suscitata da questa evocazione di Primo Levi si sommerà a quella del nuovo inizio, del primo spettacolo teatrale dopo i mesi di chiusura.
Anch’io in questa occasione tornerò per la prima volta in teatro dopo mesi e trovo molto forte e bello che, con il Ravenna Festival, il teatro possa ricominciare a far sentire la sua voce. La forma molto particolare di “I sommersi e i salvati” che abbiamo ideato per questa occasione tiene conto anche di quello che abbiamo passato nel periodo di chiusura: è stata una situazione inedita che ha avuto ripercussioni molto forti sull’immaginario collettivo, come sulla psiche dei singoli individui, e che impiegheremo molto tempo a elaborare. Ne abbiamo tenuto conto, in questa narrazione sui lager che tratta di segregazione e solitudine, creando dei riverberi leggeri, senza forzare una sovrapposizione storica che sarebbe assolutamente inappropriata.

Prendendo le mosse da “I sommersi e i salvati” Fanny & Alexander ha ideato un progetto più ampio: ce ne vuoi parlare?
Il progetto si intitola “The Palace of voices”, il Palazzo delle voci, e vuole essere una sorta di ricognizione dell’identità europea, che è complessa e a volte addirittura conflittuale, attraverso una trentina di figure storiche della letteratura e dell’arte. Si tratta di personaggi che hanno avuto forte influenza sulla cultura e sulla storia di noi tutti: per esempio Elsa Morante e Anna Maria Ortese, in una sezione dedicata alle donne, e tra gli altri Ezra Pound.
Pound era sì un pensatore di destra, ma la sua figura è stata strumentalizzata e associata, come sappiamo, a qualcosa di molto brutto. Merita una rivalutazione perché nella sua produzione poetica ci sono opere di grandissima bellezza e importanza come “I Cantos”.
Il nostro sogno per il “Palazzo delle voci” è quello di creare un grande sito dove lo spettatore, munito di mappa, possa guardarsi in giro e scegliere chi incontrare: magari, che so, alle 16 Elsa Morante, poi alle 18 Primo Levi, proprio come se avesse appuntamento con loro.

Patrizia Luppi


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