Marescotti: "Finalmente interpreto un personaggio buono" | la CRONACA di RAVENNA

Marescotti: "Finalmente interpreto un personaggio buono"

Nel film "Bar Giuseppe" trasmesso da RaiPlay è un vedovo che sposa una profuga africana. L'attore il 22 giugno sarà a Cervia per il Ravenna Festival

15 giugno 2020 - La sua carriera cinematografica vanta quasi una sessantina di film: alcuni dei quali di enorme successo (tutti ce lo ricordiamo spassoso boss leghista in “Cado dalle nubi” con Zalone), altri diretti da grandi nomi del cinema italiano e internazionale - da Silvio Soldini, che lo scelse fra i protagonisti del suo esordio “L’aria serena dell’ovest”; via via a Benigni e Luchetti, Pupi Avati e Mazzacurati, Giordana e Muccino; fino a Ridley Scott e Anthony Minghella, gente abituata a concorrere agli Oscar.
Eppure, mai nella sua carriera Ivano Marescotti aveva interpretato un ruolo come quello del recente film di Giulio Base, da qualche giorno disponibile liberamente su RaiPlay: in “Bar Giuseppe” l’attore di Villanova di Bagnacavallo è il protagonista assoluto, eponimo del locale che gestisce, ma soprattutto omonimo del Santo marito di Maria. Rimasto vedovo con un locale da gestire nella piatta campagna pugliese, Giuseppe chiamerà ad aiutarlo una giovane nordafricana il cui nome in swahili significa “vergine”, la sposerà nonostante la differenza di età e la contrarietà di figli e concittadini, e se la ritroverà improvvisamente incinta, pur senza averla mai toccata…


Ivano, un ruolo insolito e importante per un film davvero originale e coraggioso. Come l’hai scelto?
Ho letto il copione e mi è piaciuto subito, anche dal punto di vista di una persona atea come sono io. Mi è sembrata una storia reale, sensibile, credibile, e al tempo stesso anche molto spirituale - anche gli atei hanno una spiritualità - che affronta la sacralità della vita, del rapporto fra le persone. E quello che interpreto è un personaggio finalmente buono: spesso mi scelgono per ruoli da cattivo, Giuseppe invece è davvero una brava persona, accoglie tutti nel suo bar, anche se sono neri o poveri. E parla poco non perché è burbero, ma perché tutto si impernia sulla sua figura, e non ha necessità di parlare più di tanto. Quando la sua giovane moglie gli rivela di essere incinta, anche se vergine, lui reagisce come uno che si sente preso in giro: ma il pubblico capisce presto che c’è qualcosa di vero…

Il tuo recitare quasi silenzioso è una delle cose più rilevanti del film, una scelta stilistica precisa.
Del resto anche San Giuseppe, nei Vangeli, non dice mai una parola… Dal punto di vista filmico è stata una cosa assolutamente voluta: la fiction ci abitua a usare molto le parole, ma il buon cinema può anche far parlare le immagini. Giulio Base, il regista, sa molto bene come muovere la macchina da presa e come dirigere gli attori, e con me ha lavorato soprattutto sull’espressività: abbiamo eliminato dai miei dialoghi, anche in corso d’opera, tutto ciò che non era indispensabile allo svolgimento della storia. Quel che non è necessario, a teatro o al cinema, non va messo… E qui ho recitato spesso anche col pensiero.

Un altro punto di forza del film è la location, questo desolato bar-distributore che si anima di vita, di colori, di sentimenti.
Se si guardano le foto di scena, questo straordinario posto trovato a metà strada fra Puglia e Basilicata è anonimo ma al tempo stesso molto caratterizzato. Richiama quasi i quadri di Hopper, ha gli stessi colori, lo stesso silenzio…

Il film è visibile gratuitamente su RaiPlay, la piattaforma Rai. Significa che potrà avere un pubblico numeroso?
Decisamente. Già in queste settimane iniziali ho notato un riscontro mai avuto prima, molte persone mi hanno scritto e magari non sarebbero andati a vederlo in sala: RaiPlay ha davvero una grande audience. Anche se mi spiace il fatto che i film – che si dovrebbero gustare sul grande schermo, al buio, nel silenzio - ormai si vedono quasi solo in tv, o peggio ancora sui piccoli schermi dei tablet. Pazienza, mi accontento del fatto che lo hanno visto in tanti, e mi fa piacere avere avuto solo apprezzamenti positivi.

Infine, parliamo di Ravenna Festival. Il 22 giugno sarai a Milano Marittima, allo stadio dei Pini, per un omaggio a Tonino Guerra, nel centenario della nascita. Che spettacolo sarà?
Leggerò le poesie di Tonino Guerra, ma parlando di lui e del dialetto romagnolo toccherò anche il contesto generale della nostra poesia dialettale, da Stecchetti fino a Raffaello Baldini. L’omaggio a Guerra è fondamentale: fu lui, nel dopoguerra, ad “aprire” la porta dell’attenzione nazionale ai migliori poeti romagnoli, mettendo la nostra lingua alla pari dei grandi idiomi della poesia dialettale. Questo è stato uno dei suoi grandi meriti, e sarà al centro dello spettacolo che farò per Ravenna Festival.


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