“L’Avvocato”, in uscita il documentario su Mario Salvagiani | la CRONACA di RAVENNA

“L’Avvocato”, in uscita il documentario su Mario Salvagiani

Mezz’ora di immagini e video con personaggi come Riccardo e Cristina Muti, Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Flavio Caroli. Un tributo a un fondamentale protagonista della vita culturale ravennate

16 aprile 2021 - La musica e il teatro hanno da decenni un posto speciale nell’offerta culturale di Ravenna e nel cuore dei suoi abitanti. La nostra città mostrerebbe, però, una fisionomia molto diversa sotto questo aspetto se Mario Salvagiani non vi avesse indotto, a partire dai primi anni Settanta, una metamorfosi radicale. Lo fece nel suo tipico modo: garbato ed elegante, ma anche creativo, intelligente, colto e incrollabilmente tenace.
Ora Ravenna Manifestazioni e Ravenna Festival, due delle realtà da lui create, gli dedicano un documentario, “L’Avvocato” (così Salvagiani era chiamato per la sua laurea in giurisprudenza), che nelle prossime settimane sarà in streaming su ravennafestival.live.

Un tributo di mezz’ora realizzato dal regista Gabriele Cazzola con immagini e filmati d’archivio e di famiglia e con le testimonianze in video di numerosi personaggi; tra questi, Riccardo e Cristina Muti, Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, Flavio Caroli, il sindaco Michele de Pascale, il sovrintendente del Ravenna Festival Antonio De Rosa e i direttori artistici Franco Masotti e Angelo Nicastro, e altri ancora, tutti riuniti per ripercorrere la vita e l’opera di questo protagonista dietro le quinte, nato il 29 aprile 1930 e scomparso l’11 dicembre 2019.

Fabio Ricci, capo ufficio stampa del Ravenna Festival, che fin da giovanissimo ha avuto occasione di lavorare accanto all’Avvocato, commenta: “È giusto e doveroso ricordare Mario Salvagiani con questo documentario. Il suo percorso ultradecennale l'ha portato ad accompagnare la crescita dell’intera città e ha costruito più generazioni di operatori del teatro. È stato un faro illuminante per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e di lavorare al suo fianco”.

Dopo aver esercitato l’avvocatura e l’insegnamento, e dopo essere stato assessore in Provincia, Salvagiani nel 1972 si presentò al concorso per la direzione dei teatri ravennati e lo vinse. Fu il punto di partenza di un’azione che avrebbe rivoluzionato il volto culturale della città. Dal suo prediletto Carmelo Bene a Vittorio Gassman, da Luca Ronconi a Giorgio Strehler, i massimi esponenti della scena teatrale vennero e ritornarono a Ravenna.
Intanto, Salvagiani recuperava sedi stabili per lo spettacolo, da aggiungere al prezioso spazio dell’Alighieri: il Teatro Rasi, la Rocca Brancaleone dove si tenevano le stagioni di Ravenna Jazz, le opere liriche e gli spettacoli di danza, e più tardi le Artificerie Almagià. Le giunte comunali e i sindaci che si susseguirono sostennero le sue scelte, mentre la cittadinanza rispondeva con fervore: si arrivò a ben settemila abbonati con una decina di repliche per spettacolo.

Ma l’Avvocato non era tipo da accontentarsi di una situazione consolidata. “A un certo momento presi a riflettere” raccontò in un dialogo-intervista con Marco Martinelli. “Avevo iniziato il lavoro nel 1972. I risultati erano favorevoli. Dirigevo i teatri di Ravenna – teatri che avevano registrato il massimo e più rapido sviluppo in Italia – ero vicepresidente del Comunale di Bologna, vicepresidente dell’Orchestra regionale, vicepresidente dell’Ater. Il mio punto di osservazione era dotato di strumenti e ottimale. Conoscevo il mestiere, disponevo di relazioni importanti. Ciò mi portava a pensare che quella fase doveva considerarsi conclusa. Non aveva più margini di progresso e rischiava di avvitarsi su pratiche già note, sebbene di ottima fattura. Occorreva una nuova analisi, un nuovo progetto, un nuovo programma”.

Così, nel 1995 affidò al Teatro delle Albe la gestione delle scene di prosa cittadine, riunite poi sotto la denominazione Ravenna Teatro. Nel frattempo, aveva ideato il Ravenna Festival, che nacque nel 1990. Per la nascita e lo sviluppo del Festival, oltre alla presenza a Ravenna di Cristina e Riccardo Muti, notevole peso ebbero le caratteristiche della città, tra gli splendori artistici e gli spazi peculiari, oltre ai grandi flussi di turismo estivo che avrebbero garantito pubblico a una rassegna diversa da tutte le altre: non più solo una sfilata di concerti e spettacoli, ma un organismo multidisciplinare pensato con mentalità aperta e aggiornata. Di Riccardo Muti, poi, Salvagiani sostenne il progetto dell’Orchestra Luigi Cherubini, nata nel 2004, diventata nel tempo una delle compagini giovanili più apprezzate e spesso presente nel Festival. Ne fu il presidente dalla formazione fino alla sua scomparsa.

Un’idea vincente di Salvagiani fu quella di affidare il Festival a un’organizzazione apposita, Ravenna Manifestazioni, che si sarebbe presto costituita in Fondazione. In questo, fu un antesignano, intuendo che questa forma giuridica era quella giusta per far convivere pubblico e privato nello spettacolo. Lo pensò in anticipo sullo Stato che solo nel 1996, con la cosiddetta Legge Veltroni, regolamentò in quel senso l’intero settore.
Come ricorda ancora Fabio Ricci, “nel corso del tempo, l’Avvocato aveva ricevuto più volte offerte di andare a dirigere importanti istituzioni lontano da Ravenna, ma non ne accettò nessuna. Scelse coscientemente di dedicare tutte le energie alla sua città”.

Patrizia Luppi


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