“Dante e la Romagna” e "L’alto passo… Andar per pace”, due mostre a Tamo | la CRONACA di RAVENNA

“Dante e la Romagna” e "L’alto passo… Andar per pace”, due mostre a Tamo

Inaugurazione domani, venerdì 16 aprile, alle 18.30. Si inseriscono nel programma degli eventi per il 700° della morte del Poeta

15 aprile 2021 - “Tamo Dante: Dante e la Romagna” a cura di Laura Pasquini, Giuseppe Sassatelli, Enrico Cirelli e Fabrizio Corbara e “Tamo Dante: L’alto passo… Andar per pace”, personale dell’artista Enzo Babini a cura di Giuseppe Sassatelli e Fabrizio Corbara sono le due mostre che RavennAntica inaugura venerdì 16 aprile, alle ore 18.30, al Museo Tamo in via Rondinelli.

L’inaugurazione sarà visibile sulle pagine Fb e instagram di RavennAntica e anche sulla pagina Fb Ravenna per Dante, in cui abitualmente vengono trasmesse le letture dantesche.
In attesa della riapertura del Museo Tamo, che avverrà in piena sicurezza non appena le misure sanitarie lo consentiranno, dopo l’inaugurazione sarà possibile vedere i video di presentazione delle mostre sul sito www.ravennantica.it

Tra tutte le regioni italiane ricordate da Dante nella Divina Commedia, dopo la Toscana viene la Romagna. La presenza rilevante della Romagna nella vita e nell’opera del Sommo Poeta giustifica la mostra “Tamo Dante: Dante e la Romagna”, allestita nel soppalco del Tamo.
L'esposizione mette in fila i luoghi citati nella Commedia e in alcuni casi anche quelli che, pur non chiamati in causa nel testo, vennero presumibilmente lambiti nei possibili tragitti romagnoli del poeta. Le immagini sono quelle di luoghi e di edifici che ancora oggi mantengono, benché magari rimaneggiati nei secoli successivi, l’aspetto che avevano fra la fine del Duecento e i primi anni del secolo XIV, sino al 1321, quando cioè Dante li poté vedere.

La Romagna fu in qualche modo la sua seconda patria, in quanto vi aveva più volte soggiornato: sicuramente a Forlì nel 1303 e 1310 e a Ravenna negli ultimi anni della vita. Il territorio romagnolo si affaccia precocemente nella Commedia, ed è anzi la prima regione a occupare il proscenio dell’aldilà con un personaggio e un episodio tra i più celebri cantati dal poeta: quello che legò in vita e nelle pene dell’Inferno Francesca da Rimini e l’amante, Paolo Malatesta.

L’idea alla base della mostra “Tamo Dante: L’alto passo… Andar per pace”, personale dello scultore e ceramista Enzo Babini, è invece la rappresentazione della Divina Commedia in cento formelle di terracotta. L’esposizione, realizzata in collaborazione con Casa Matha e ospitata nei chiostri del Museo Tamo, si sviluppa in tre momenti cronologici distinti e consecutivi, ognuno dedicato ad una delle tre Cantiche della Commedia.
La mostra apre con le formelle dedicate all’Inferno, per poi proseguire con quelle dedicate al Purgatorio e concludersi con le formelle dedicate al Paradiso: un’unica esposizione, che coprirà tutto il periodo delle celebrazioni dantesche, fino al 2022.

Le cento formelle, una per ogni canto del capolavoro di Dante, illustrano le scene chiave della Divina Commedia. L’esecuzione delle terrecotte è diversa nelle tre cantiche. Il rilievo materico è forte e molto contrastato nelle scene dell’Inferno, dando sostanza alla drammaticità dell’ambientazione, mentre si attenua gradualmente nel Purgatorio, fino a diventare quasi esclusivamente segno grafico nel Paradiso. Per questa ragione le visioni di luci, canti e suoni del Paradiso sono accolte o inscritte all’interno di forme geometriche, che consentono di accogliere in maniera efficace i concetti più astratti.

Grazie alla Società Dante Alighieri, i canti di Babini sono stati esposti a Città del Messico e a Melbourne, in Australia, in Cina nella città di Ging-De-Zhen e nel 2011 al museo Statale di Puškin a Mosca. L’opera, unica nel suo genere, ha richiesto tre anni di lavoro.

L’idea di inaugurare queste mostre proprio al Tamo non è casuale: all’interno del complesso museale, infatti, è presente la sezione permanente “Mosaici tra Inferno e Paradiso”, inaugurata nel 2012. Comprende 21 opere in mosaico, di diversa ispirazione e vocazione, realizzate nel 1965 da mosaicisti della scuola ravennate, allora riuniti nello storico “gruppo mosaicisti” dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, di cui quindici realizzate su cartoni di pittori italiani di grande rilievo – come Gentilini, Mattioli, Ruffini, Saetti e Sassu.


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