Biserni (Asaps): "Tornano i morti sulle strade. Aumentare i controlli" | la CRONACA di RAVENNA

Biserni (Asaps): "Tornano i morti sulle strade. Aumentare i controlli"

L'esperto di sicurezza stradale: troppo forte la tentazione di andare veloci dopo il lockdown

10 giugno 2020 - Nei due mesi di lockdown, con le strade praticamente vuote, la cronaca quotidiana – monopolizzata dalle notizie sui contagi – aveva almeno azzerato le pagine dedicate agli incidenti stradali.
Ma appena gli italiani hanno ripreso a guidare auto e moto, pronti via, eccoci tornati subito a leggere di scontri mortali, passanti investiti, guidatori ubriachi. Era così anche prima del Covid, è vero, ma questa quotidiana “pandemia” stradale non ci mancava per nulla. E per un paio di mesi anche l’ASAPS, Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale – il meritorio sodalizio che da quasi trent’anni stimola gli italiani a una guida più corretta, e raccoglie dati fondamentali anche a livello governativo – aveva potuto tirare un po’ il fiato. Ma la pausa è finita, ahinoi. E il presidente dell’Associazione, il romagnolo Giorgio Biserni, ne è molto amareggiato…


Il primo impatto con la ripresa del traffico è stato traumatico, presidente?
“Purtroppo sì. Potevamo avere l’illusione che questa pandemia ci avesse reso migliori, tanti dibattiti ne hanno parlato: ma sulla strada non stiamo dimostrando nessun miglioramento.
Gli atteggiamenti degli italiani al volante sono i soliti: come Asaps attiviamo diversi osservatori (sugli incidenti del sabato sera, su quelli legati alle gite in moto nei fine settimana, sui pedoni investiti) e le prime cifre dopo il lockdown sono davvero brutte. Nel ponte dell’ultimo weekend di maggio, sono morti 16 motociclisti; nello scorso fine settimana ci sono stati due incidenti gravissimi, con fattori legati ad alcol e alta velocità. Stamattina un bambino è stato travolto sulle strisce pedonali a Roma, e sembra che l’automobilista fosse sotto uso di stupefacenti. E potrei continuare…”.

Si ha quasi la sensazione che, dopo due mesi senza poter far rombare il motore, alcuni italiani si siano scatenati.

“Sì, forse c’è chi voleva andare subito forte: diversi psicologi sostengono che per qualcuno c’era davvero questa tentazione. Io aggiungo però un’altra cosa: la velocità, o la guida anche se si è fatto uso di droga o di alcol, sono difetti vecchi, che sono tornati subito evidenti appena le strade si sono nuovamente popolate. Del resto, tutti sanno che non si deve andar forte, o guidare se si ha bevuto, ma evidentemente sono ancora troppi quelli che non rispettano le regole”.

Come si può cambiare la situazione? E’ una questione di educazione o di punizioni?
“Educazione e formazione sono sempre importanti, anche se non sempre sono fatte bene. L’educazione stradale è una nicchia dell’educazione civica, e va riattivata, perché oggi è carente. Per certi aspetti lo è anche la formazione, se vediamo come si danno o si rinnovano le patenti… Poi, certo, le campagne di informazione sono importanti, noi per primi ne facciamo tante: ma laddove non si arriva con le campagne ci vuole comunque l’arbitro della partita. Altrimenti c’è chi si prende il pallone con le mani”.

Detto in altre parole, servono controlli maggiori?

“Sicuramente. Per il Covid abbiamo visto schieramenti di polizia di ogni tipo, droni, elicotteri: un impiego di forze, numerose e decise, che mi ha ricordato il periodo delle Brigate Rosse, e che ha dato risultati eccellenti. Rispetto alla sicurezza stradale, non dico che dobbiamo militarizzare il territorio, ma magari un po’ di controlli in più sarebbero fondamentali.
E di sanzioni, quando è necessario: se non ci fossero state le sanzioni, anche per il Coronavirus saremmo stati meno bravi. Evidentemente dobbiamo sapere che rischiamo di essere sanzionati, altrimenti facciamo come ci pare.Qui invece non solo le pattuglie che controllano sono troppo poche - penso ad esempio ai weekend sui nostri tornanti appenninici, con centinaia di moto ma rari controlli. Ma, quel che è peggio, c’è chi comincia a criminalizzare i sistemi di contrasto: chi rifiuta gli autovelox, chi li sradica… Una recente sentenza vanifica addirittura l’utilizzo dell’etilometro: questo vuol dire disarmare completamente il contrasto all’alcool sulle strade.
E sempre più spesso arrivano richieste per sminuire la colpa di chi provoca incidenti, per evitare il carcere agli investitori anche se avevano bevuto, e via di questo passo. Come se la strada non fosse un problema. Mentre c’è gente che ci muore ogni giorno…”.


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