"Le sette parole di Cristo". Riccardo Muti dialoga con Massimo Cacciari | la CRONACA di RAVENNA

"Le sette parole di Cristo". Riccardo Muti dialoga con Massimo Cacciari

"La correlazione tra il dipinto di Masaccio e la composizione di Haydn è stata per me un'esperienza fulminante". "Nella musica si salvano tutti gli aspetti del nostro dire... ma trasfigurati in quell'armonia di cui solo la musica è capace"

18 dicembre 2020 - Il 13 dicembre, a porte chiuse, al teatro Alighieri, il maestro Riccardo Muti ha dedicato al ricordo di Mario Salvagiani le prove di “Le sette parole di Cristo sulla croce” di Franz Josef Haydn. Due giorni dopo ne ha effettuato la registrazione per Rai5 alla Reggia di Caserta.

Viene naturale creare un collegamento con il libro appena pubblicato da Il Mulino nella collana ‘Icone. Pensare per immagini’ dal titolo Le sette parole di Cristo, che consiste in un dialogo profondo e interessante tra lo stesso maestro Muti e il filosofo Massimo Cacciari. E l’immagine di riferimento è La Crocifissione di Masaccio, esposta al museo Capodimonte: un Cristo sofferente, morente, già sulla porta del cielo, che ha appena pronunciato la settima delle sue ultime parole: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum”.

C’è un parallelo continuo tra le note e l’immagine visiva del Cristo sofferente. “Quel pensiero - scrive Cacciari - non sarebbe venuto alla sua luce, o alla sua ombra, senza essere provocato da quella immagine, che diviene essa stessa sintesi sensibile di una dimensione dell’umano”.
“A noi - leggiamo nella premessa firmata da Muti e Cacciari - è parso che Masaccio e Haydn si ascoltino e si guardino in un drammatico incontro umano-divino e così diventino nella nostra conversazione un’unica immagine, dove la parola di Cristo si fa suono e senso universale che trascende l’immagine stessa, diventando pura attrazione:il suono vola oltre l’icona”.

La prima parte del libro è pura indagine su ‘Il suono dell’immagine’. Una conversazione profonda e serrata con continui collegamenti filosofici, una indagine sull’esistenza di una disposizione dell’uomo ad avere una natura musicale che dipende dal fatto che esiste un’armonia dell’intero universo, una harmonia mundi.

“Esiste - afferma Cacciari - una facoltà nell’anima che ti porta ad amare la musica”. Un rapporto continuo, dunque, uno scambio evidente tra immagine, musica e parole. Quelle parole dette sulla Croce che rimangono scandite in modo indelebile nella mente e nel cuore.

La seconda parte del libro è tutta imperniata sulle sette frasi che ispirano le sette sonate di Haydn, sullo sfondo, mai dimenticato, il dipinto di Masaccio. L’immagine ci trasmette un dolore inequivocabile e Muti sottolinea che “La musica non dice, ma evoca. L’intento della musica non è mai descrittivo (come l’immagine), evocativo, semmai”.
“La musica - continua Muti - è un rapimento, e fa l’esempio di alcuni versi di Dante: “s’accogliea per la croce una melode/che mi rapiva, sanza intender l’inno”. La musica non deve essere capita ma sentita”. Per questo noi vediamo nel quadro di Masaccio un Cristo piegato dal dolore, ma con la musica ne sentiamo il grido disperato, un grido umano.

Le sonate, sette, ognuna ispirata alle parole pronunciate da Cristo sulla croce raccolte in altrettante frasi presenti nei racconti della Passione dei quattro Vangeli, furono composte probabilmente nel 1786 per la cerimonia del Venerdì Santo celebrata nella cattedrale di Cadice. Sono precedute da una ‘Introduzione’ maestosa e solenne che crea perfettamente il clima che attraverserà tutta la composizione. E’ come una sonata a parte, che vuole introdurre l’ascoltatore nell’atmosfera tragica della crocifissione e anticipare i contenuti che poi verranno sviluppati nelle sonate.

“Masaccio - commenta Muti - ha rappresentato per me un vero e proprio percorso interiore. Devo dire che quando l’ho ‘incontrato’ ho visto in pittura esattamente quello che Haydn aveva messo in musica. Quindi c’è stata in me un’assoluta corrispondenza”.

Tra le immagini relative alla crocifissione, riportate nel libro, troviamo un ricordo di Muti nella sua adolescenza: i riti sacri che si svolgevano a Molfetta nella Settimana Santa. Viene da pensare che anche questi ricordi tornino nella sua mente quando affronta la direzione dell’opera di Haydn.
Questo libro “Le sette parole di Cristo” aiuta senza dubbio a ‘sentire’ profondamente l’opera di Haydn, che sarà trasmessa prossimamente su Rai5.

Anna De Lutiis


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