"Il Mar non può dimenticare il passato artistico della città" | la CRONACA di RAVENNA

"Il Mar non può dimenticare il passato artistico della città"

L'associazione Dis-ORDINE interviene sul futuro del museo d'arte

15 dicembre 2020 - L'associazione Dis-ORDINE presieduta da Marcello Landi fornisce alcune riflessioni sul dibattito in corso sulla gestione del Museo d'Arte della Città (Mar).
L’associazione annovera tra i suoi iscritti insegnanti, allievi, artisti, mosaicisti e intellettuali che, nel tempo, hanno contribuito "alla realizzazione, ai restauri e alla valorizzazione di molte opere del patrimonio culturale e materiale di proprietà del Comunedi Ravenna e ora in parte presente nei locali del Museo della Città: il Mar Museo d’Arte della città di Ravenna".

"Pensiamo utile, a questo titolo, regalare alla città del mosaico e ai suoi amministratori e funzionari, alcune riflessioni e contributi per una migliore salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio di proprietà legittima dei cittadini ravennati, ma anche un patrimonio culturale che va tutelato per le future generazioni.

Se un museo rappresenta la memoria collettiva, come diceva il direttore Cristian Greco, oggi è necessario comprendere che i musei nel loro ruolo chiave di testimoni del passato e custodi dei tesori dell’umanità per il futuro, svolgono una funzione essenziale e crescente nell’attività formativa e nello sviluppo di una società critica. Luoghi deputati a custodire la memoria collettiva della società e al contempo divenire laboratori di innovazione che mettono in relazione il passato con il futuro in una scena in cui tutti gli attoricontribuiscono, superando i dogmatismi dei singoli saperi, ad affrontare le sfide del futuro. Alcuni ambiti.


Il patrimonio musivo. "Nella collezione di mosaici del Mar, oltre a quelli degli artisti mosaicisti e a quelli storici della collezione vi sono anche mosaici come quelli realizzati da Pro.Mo (promozione mosaico) tra gli Anni ‘80 e ‘90 che rappresentano dei pezzi unici al mondo tra i quali quellodi Balthus, ad esempio, realizzato da tre generazioni di mosaicisti, unica opera in mosaico firmata dall’artista, realizzata per essere prestata ai musei del mondo (il Giappone ne fece richiesta), per promuovere Ravenna città del mosaico, purtroppo invece stabilmente collocata a fianco dei bagni pubblici del Mar".

"Stessa sorte per i due mosaici realizzati da opere di Michelangelo Antonioni da lui riconosciuti e mai prestati alle mostre 'Galata Morente di Epigonos, 230-220 a.C.', Musei Capitolini di Roma realizzate sul maestro Antonioni in altre città. E anche l’unico mosaico di Emilio Villa sta vivendo la stessa sorte da molti anni come anche i mosaici dello studio Alchimia fondato da Alessandro Mendini, realizzati e donati al Mar dall'associazione dei mosaicisti di Ravenna e mai valorizzati come meriterebbero".

La collezione di opere. "La collezione di opere acquisite che testimoniano il lavoro svolto dai precedenti direttori e curatori. In riferimento alle opere di cui il museo divenne proprietario durante le direzioni di Giulio Guberti, Bruno Bandini e oltre, che documentano in maniera originale, se non unica l’arte italiana degli Anni ‘70, ‘80 e ‘90, un fine secolo di cui la città di Ravenna fu una rara e virtuosa protagonista con il coinvolgimento dei maggiori artisti, curatori e critici europei delmomento come ben documenta la rivista di quegli anni, 'la tradizione del nuovo', non è chiaro perché il loro destino sia quello del progressivo occultamento nei magazzini del museo che, in questo modo, disattende ad uno dei sui compiti con una forma diautolesionismo incomprensibile".

La collezione dei gessi (copie e originali). "Un Patrimonio secolare distrutto negli ultimi 40 anni. Le città che hanno collezioni di gessi, da tempo li hanno catalogati ed esposti, la nostra città vanta una Gipsoteca che negli ultimi anni, per vari motivi, sta andando progressivamente verso la distruzione, un patrimonio occultato, disperso e depredato, come documentato in una lezione tenuta alla Casa Matha da Paola Babini, Mariella DeLogu, Fulvio Fiorentini e Graziella Pasini che da anni si battono per salvare questo patrimonio unico della città da una forma di iconoclastia inconsapevole. Ad esempio perché in occasione delle celebrazioni dantesche non valorizzare e mostrare opere di Enrico Pazzi? Quelle che gli permisero di andare a studiare a Firenze ove realizzerà quel famoso monumento a Dante oggi conosciuto nel mondo".

Conclusioni. "Rincorrere il presente significa non capire come la globalizzazione stia modificando l’arte. Il rischio è quello di distruggere le identità culturali delle diversità di cui l’arte italiana èdepositaria. Un Museo non è una Fiera d’Arte o solo una Galleria d’Arte, un Museo ha dei doveri storico-culturali a cui attendere, ha un patrimonio preso in prestito dal passato per essere conservato, valorizzato e tramandato ai veri proprietari: le generazioni future. In questo tempo valorizzare significa anche digitalizzare per far conoscere al mondo, rendere disponibile agli studenti e agli studiosi anche gli archivi e le opere. Mentre nel mondomolte città stanno realizzando Musei che raccolgano le opere trafugate nel tempo, noimandiamo in rovina distruggendole nostre risorse o le nascondiamo nei magazzini nonvisibili in attesa della loro distruzione.Vogliamo la restituzione dei beni illecitamente traslocati in varie sedi, dispersi, distrutti eoccultati. Ora che si stanno digitalizzando le opere dei musei noi non abbiamo né un inventario aggiornato con i luoghi ove sono depositati né una catalogazione del nostro patrimonio pur avendo a Ravenna l’Università di Beni Culturali.

Il grande Andrea Emiliani, che ci fece l’onore di venire a Ravenna per tenere a battesimo l'Associazione Dis-ORDINE, ci sta ancora insegnando a continuare nella difesa del nostro patrimonio e della nostra identità culturale"


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