Nevio Galeati: "Portiamo a Ravenna bravi giallisti e, anche se in modalità virtuale, resistiamo!" | la CRONACA di RAVENNA

Nevio Galeati: "Portiamo a Ravenna bravi giallisti e, anche se in modalità virtuale, resistiamo!"

L'anima di "GialloLuna NeroNotte" ripercorre i 18 anni del festival dedicato da sempre alla letteratura gialla e noir, che prende il via domani, venerdì

03 dicembre 2020 - In quest’anno martoriato dal Covid, molti adolescenti hanno avuto la sfortuna di diventare maggiorenni senza poter festeggiare adeguatamente, a causa delle misure sanitarie. Fra questi, c’è un neo-diciottenne particolare: il festival GialloLuna NeroNotte, dedicato da sempre alla letteratura gialla e noir, che da venerdì 4 a sabato 11 dicembre propone l’edizione numero 18 in modalità “da remoto”, con incontri in diretta social sulla pagina www.facebook.com/gialloluna.neronotte.
Meno eventi del consueto, inevitabilmente, ma una qualità sempre molto alta, a conferma di una passione che da sempre anima organizzatori, ospiti, pubblico.
A partire da Nevio Galeati – giornalista, scrittore, grande conoscitore di gialli (e di fumetti) - anima del festival fin dai suoi albori. Che coordina un gruppo di una ventina di “fedelissimi” (collaboratori, giurati, comunicatori) tutti rigorosamente volontari.


Nevio, al di là delle condizioni particolari di questa edizione, cosa significa per un evento come questo arrivare alla maturità? Quanto è ancora importante, necessario?
Anche se questi ultimi anni, in generale, è un po’ calata l’attenzione per le presentazioni in pubblico (complice la moltiplicazione degli eventi), il fascino dell’incontro con gli autori preferiti, sugli appassionati di genere, è sempre forte. Ecco perché è importante continuare con queste iniziative, a prescindere dalla quantità di spettatori. E un festival come questo ha ancora una sua specificità: cerca di dare spazio ad autori emergenti, a volte poco noti al grande pubblico, ma che scrivono buoni libri, restando all’interno del genere giallo.

Un genere ormai “onnipresente”. Era così anche quando “Giallo Luna Nero Notte” ha preso il via?
Un po’ meno, forse: ma già vent’anni fa la fortuna del giallo era abbondante. Abbiamo preso l’onda quand’era quasi in cima, c’erano giovani autori che uscivano con case editrici blasonate (da Carlotto a Lucarelli, tanto per citarne un paio).
E alcuni editori avevano iniziato ad appiccicare l’etichetta “giallo” sui libri, per vendere di più. Già all’epoca il “grande vecchio” dei giallisti viventi, Loriano Machiavelli, diceva che il giallo stava invecchiando, che aveva perso sprint. E prima di lui, ancora a fine Novecento, lo aveva detto anche il grande autore francese Jean-Patrick Manchette: una volta il giallo era rivoluzionario – sosteneva – era uno strumento per evidenziare le magagne della società, ma l’età d’oro è finita, adesso i gialli servono solo a far soldi…

Secondo te è davvero così?

Anche oggi ci sono cose buone, per fortuna: ma ci sono anche molti autori che fanno l’inverso, che partono da un protagonista poliziotto ma affermano che non vogliono esser definiti giallisti, oppure che dicono di scrivere “romanzi del mistero”, e non gialli. Insomma, succede come nei fumetti: quando ci si sono dedicati gli intellettuali, han cominciato a chiamarli graphic novel, come se si vergognassero…

Voi non vi vergognate, invece.
Noi continuiamo a portare qua, e a presentare, giallisti: persone ancora umili, che lavorano con grandissima serietà, che continuano a studiare per scrivere meglio. Ha senso parlarne, perché la letteratura popolare - se non è delle grandi firme - rimane spesso sottotono: invece in edicola ci sono cose straordinarie, anche nelle piccole edizioni, anche fra gli esordienti. E molti sono libri scritti da donne: le autrici sono spesso molto brave, soprattutto in Italia, ma vengono promosse poco, molto meno di quanto si potrebbe, molto meno dei colleghi maschi. C’è un problema di genere, anche in quest’ambito. Allora noi cerchiamo di dare spazio alle donne: non in quanto categoria del creato, ma perché altri non lo fanno... Anche quest’anno, ad esempio, presentiamo due bravissime autrici giovani: Alessa Tripaldi, che ha scritto, all’esordio, forse il più bel thriller di quest’anno (“Gli scomparsi”); e Lorenza Ghinelli, una scrittrice di Santarcangelo che ha pubblicato diversi gialli davvero belli.

Chiudiamo ancora con una considerazione sul festival. Come lo vivono gli autori?
Questa è una cosa di cui sono molto fiero: gli scrittori vengono per il rimborso spese e basta, senza gettoni o pretese particolari. E le richieste di partecipazione sono tante, da parte degli autori e anche delle case editrici. Per quanto sia un festival di nicchia, insomma, c’è grande attenzione: spesso gli editori ci mandano i libri in anticipo, con l’auspicio che poi invitiamo l’autore. Ed è quello che vorremmo continuare a fare anche in futuro: portare a Ravenna bravi giallisti, magari anche con una sorta di “festival diffuso”, appuntamenti non necessariamente tutti nello stesso periodo. Per ora, quest’anno, ci basta esserci: a causa del Covid non possiamo presentare la mostra su Vittorio Giardino che avevamo organizzato, ma ci sarà comunque il concorso per i racconti inediti (con una qualità sempre più alta, anno dopo anno) e gli incontri con gli autori, anche se in modalità virtuale. Insomma, resistiamo. Ed è già un risultato.


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