Cronaca
Sequestrati a Melandri, il 're del vino', 50 milioni tra conti bancari e immobili
Il provvedimento è parallelo all'inchiesta Malavigna
18 settembre 2020 - E' il 're del vino', Vincenzo Melandri, l'imprenditore al quale sono stati sequestrati beni per 50 milioni di euro nell'ambito di un procedimento parallelo a quello che nel 2019, lo ha visto subire una condanna a 9 anni e mezzo per associazione per delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito dell'inchiesta denominata 'Malavigna'.
La Dia di Bologna infatti, insieme ai colleghi di Firenze e Brescia, ha dato esecuzione in Emilia Romagna e Lombardia al provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Bologna presieduto dal Presidente Francesco Caruso su proposta del Procuratore della Repubblica di Ravenna Alessandro Mancini, coadiuvato dalla dottoressa Lucrezia Ciriello.
Sono stati sequestrati oltre 20 rapporti bancari (uno a San Marino) con disponibilità per oltre 16 milioni di euro, 74 beni immobili a lui intestati e terreni in provincia di Ravenna, Forlì-Cesena e Brescia, quote societarie che detengono altri 100 beni immobili.
Come hanno spieghato gli inquirenti, Melandri riciclava denaro proveniente dalla criminalità organizzata foggiana attraverso il sistema delle false fatture: lui emetteva una fattura e subito dopo riceveva denaro contante pari all'imponibile esposto in fattura. Così facendo si procurava ingenti disponibilità finanziarie che a sua volta usava per inquinare il mercato del settore del vino nel quale faceva compravendite.
© copyright la Cronaca di Ravenna
La Dia di Bologna infatti, insieme ai colleghi di Firenze e Brescia, ha dato esecuzione in Emilia Romagna e Lombardia al provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Bologna presieduto dal Presidente Francesco Caruso su proposta del Procuratore della Repubblica di Ravenna Alessandro Mancini, coadiuvato dalla dottoressa Lucrezia Ciriello.
Sono stati sequestrati oltre 20 rapporti bancari (uno a San Marino) con disponibilità per oltre 16 milioni di euro, 74 beni immobili a lui intestati e terreni in provincia di Ravenna, Forlì-Cesena e Brescia, quote societarie che detengono altri 100 beni immobili.
Come hanno spieghato gli inquirenti, Melandri riciclava denaro proveniente dalla criminalità organizzata foggiana attraverso il sistema delle false fatture: lui emetteva una fattura e subito dopo riceveva denaro contante pari all'imponibile esposto in fattura. Così facendo si procurava ingenti disponibilità finanziarie che a sua volta usava per inquinare il mercato del settore del vino nel quale faceva compravendite.
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